Corriere della Sera, 18 febbraio 2024
Nentayahu contro le piazze: mai un accordo con i palestinesi
Gerusalemme Lo avvertono i due ostaggi salvati quattro giorni fa: «Non tutti possiamo esser liberati in un raid delle forze speciali. Bisogna negoziare». Lo ammette il primo ministro del Qatar: «Gli ultimi giorni di trattative non sono stati positivi». Benjamin Netanyahu ribadisce che la «guerra andrà avanti fino alla vittoria totale e sì, questo ci obbliga a un’operazione nella città di Rafah», gli ultimi chilometri quadrati della Striscia, i palestinesi uccisi in totale sono quasi 29 mila. Aggiunge: «Non ascoltate chi vuole dividerci», anche se nei suoi 18 anni al potere è stato il politico più divisivo, che ha costruito le campagne elettorali sulle contrapposi-zioni nella società. Come dice Yair Lapid, il capo dell’opposizione: «Se io fossi stato primo ministro il 7 ottobre, avrebbe incitato la gente a bruciarmi la casa». A oltre quattro mesi dai massacri nel sud di Israele, Bibi non si è ancora preso la piena responsabilità del disastro strategico.
Poche ore prima della conferenza stampa del sabato sera, il suo Likud è andato all’attacco di Arnon Bar-David, il presidente dell’Histradut, che ha chiesto le dimissioni del premier, altrimenti i sindacati di cui è alla guida scenderanno in strada assieme alle migliaia di persone che ieri sera a Tel Aviv e in altre città hanno protestato contro la coalizione al potere. Già in campagna elettorale, mentre quella militare è al giorno 134, Netanyahu ripete lo slogan: «Non permetterò mai che impongano un accordo con i palestinesi»: si riferisce al piano di Joe Biden, che ha pur dimostrato un supporto quasi incondizionato a Israele.
Si tiene stretti gli alleati dell’ultradestra messianica, nonostante le loro decisioni e dichiarazioni rischino solo di infiammare lo scontro: Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza nazionale e colono, vuole impedire l’accesso alla spianata delle Moschee durante il Ramadan, il mese sacro per i musulmani, dei palestinesi dalla Cisgiordania e limitarlo per gli arabi israeliani. Da solo, contro il parere dei servizi segreti, dell’esercito e della polizia.