Corriere della Sera, 18 febbraio 2024
Chi rischia la vita per un ultimo saluto a Navalny
Per quanto sia difficile e pericoloso, migliaia di persone in oltre 30 città della Russia hanno deciso di sfidare le autorità e commemorare in qualche modo Aleksei Navalny. Quasi dappertutto, per rendere omaggio all’oppositore morto all’improvviso in un carcere di massima sicurezza sono stati scelti i luoghi della memoria. I monumenti alle vittime delle repressioni staliniane che ancora resistono, come il «Muro del dolore» a Mosca, sulla via che porta il nome di Andrej Sakharov, il dissidente premio Nobel per la pace. O la statua sul lungomare di Vladivostok che ricorda Aleksandr Solzhenitsyn, il grande scrittore che denunciò l’«Arcipelago Gulag».
I fiori deposti sono durati poco perché quasi ovunque si sono subito presentati degli addetti scortati dalla polizia che li hanno raccolti in sacchi neri della spazzatura e gettati via. Anche i minimi assembramenti non hanno avuto molto successo. Agenti antisommossa con modi bruschi hanno fermato centinaia e centinaia di persone. Cellulari carichi diretti verso i commissariati a Mosca, San Pietroburgo, Perm, Novosibirsk, Chelyabinsk, Krasnodar. In totale, almeno 360 persone arrestate, ma potrebbero essere molti di più.
Nonostante le leggi draconiane contro qualsiasi espressione di dissenso, una parte della Russia fa sentire la sua voce, in un modo o nell’altro. Nella ex capitale sul Baltico un prete, padre Grigory Mikhnov-Vaitenko, è stato portato via dalla polizia solo perché aveva deciso di tenere una funzione religiosa in memoria di Navalny.
Espressioni di cordoglio e di protesta anche in tantissime città in tutto il mondo e non solo da parte della diaspora russa. A Londra il volto dell’oppositore morto è stato proiettato sulla facciata dell’ambasciata russa, mentre a Budapest l’ex candidato alle presidenziali ha proposto di intitolare a Navalny proprio la strada dove si trova la rappresentanza diplomatica di Mosca. Possiamo solo immaginare quale sarebbe l’imbarazzo nel dover indirizzare qualsiasi missiva usando quel nome che da anni Vladimir Putin si rifiutava persino di pronunciare. Nessuna autorizzazione per i fiori davanti alle sedi diplomatiche russe in Turchia e in Uzbekistan.
Sui canali social, in Russia si parla tantissimo di quello che è avvenuto nella colonia penale più dura del Paese, la famigerata IK-3. I media ufficiali hanno invece dato la notizia con molta fretta, spesso senza nemmeno spiegare ai lettori e agli spettatori chi fosse Navalny.
Ha fatto sentire la sua voce il candidato alle presidenziali Boris Nadezhdin che è stato appena escluso dal voto: «Aleksei era una delle persone più coraggiose che abbia mai conosciuto». Cogliendo di sorpresa i dirigenti della televisione Ntv, ha ricordato Navalny anche il segretario del partito Yabloko Nikolaj Rybakov durante un dibattito su un altro tema: «Esprimo le mie condoglianze per la morte di Navalny e spero che questa tragedia porti alla liberazione di tutti i prigionieri politici». Infastidito, il conduttore lo ha interrotto: «E che c’entra con l’argomento che stavamo discutendo?».