Corriere della Sera, 18 febbraio 2024
Sinner non si ferma più. È numero 3
Jannik Sinner sempre più in alto: battendo l’olandese Tallon Griekspoor nella semifinale del torneo Atp di Rotterdam, sale al numero tre al mondo. Come lui mai nessun italiano.
Il passo cadenzato, un metro dopo l’altro, gliel’ha insegnato nonno Josef sui sentieri di montagna dove andavano a camminare insieme. È con la metodicità con cui la goccia scava la roccia che, a 22 anni, Jannik Sinner batte (ancora) Tallon Griekspoor (6-2, 6-4), raggiunge la seconda finale stagionale su due tornei giocati (l’altro era l’Australian Open, do you remember?) e si merita – il verbo rientra nel linguaggio pragmatico del ragazzo italiano che al primo posto mette l’etica del lavoro – la posizione numero tre della classifica mondiale. Da domani, se si annette Rotterdam; da lunedì prossimo se invece a vincere sarà De Minaur.
Meglio di Panatta nell’anno d’oro ‘76, quando fu quarto (Adriano, com’è sua abitudine, esulta per il sorpasso liberatorio); come Pietrangeli nel triennio ‘59-‘61, va ricordato sennò Nick giustamente s’incavola, quando erano i giornalisti specializzati anglosassoni a stilare il ranking prima dell’avvento del computer. A differenza degli antenati, però, Jannik trasmette la netta sensazione di non aver affatto toccato il suo personalissimo cielo: con Djokovic ancora lontano, nella trasferta americana sul veloce (Indian Wells e Miami) darà l’assalto alla seconda posizione di Carlos Alcaraz, rientrato sulla terra rossa di Buenos Aires senza dare alcuna impressione di imbattibilità.
Tutto, nel magico mondo di Sinner, accade con understatement altoatesino. L’Atp 500 di Rotterdam disertato da Medvedev (come Doha) resterà un’altra pietra miliare sul percorso di crescita del barone rosso eppure la festa per un traguardo raggiunto addirittura anzitempo (complice l’assenza del russo) è rimandata a data da destinarsi. I genitori di Jannik non sono in Olanda (a Sesto è periodo di settimane bianche: c’è da rimboccarsi le maniche), la girlfriend Maria nemmeno, lui stesso accoglie la notizia con entusiasmo seppellito come un lichene sotto la coltre di neve («Vuol dire che la strada è quella giusta, ma resta molto lavoro da fare») e guarda avanti. L’avversario per il titolo in Olanda, oggi (sarebbe il 12° della carriera e confermerebbe senza inciampi la bellissima corsa di Melbourne), è Alex De Minaur, il neo numero 9 del mondo che ieri ha festeggiato il 25° compleanno battendo Dimitrov in una sfida tra maestri di tennis. Anche lui, come Van De Zandschulp eliminato al primo turno e Griekspoor in semifinale, una vittima di Sinner a Malaga in quella Davis che ha cambiato tutto, consegnando sulla racchetta dell’azzurro una striscia di 14 vittorie consecutive, 201 a livello Atp, primo giocatore nato negli anni Duemila a centrare il traguardo a due zeri.
Dalle porte girevoli del tennis di alta classifica, quel rotary nel quale Jannik si trova sempre più a suo agio, esce Stefanos Tsitsipas, che dopo 259 settimane scivola fuori dai primi dieci del mondo. La circostanza non è casuale perché è proprio battendo il greco a Rotterdam l’anno scorso che Sinner cominciò la sua rincorsa verso l’eccellenza e perché da domani, per la prima volta dal ‘73 (avvento del ranking computerizzato), non ci saranno più giocatori con il rovescio monomane nell’attico del tennis. Però non è che all’uomo dei miracoli, Jannik Sinner, possiamo chiedere proprio tutto.