Corriere della Sera, 17 febbraio 2024
Franco Prodi e le sue posizioni sul clima che tutti ignorano
«Vi sono dei momenti, nelle vicende di un Paese, nei quali chi ha avuto responsabilità, e vede che si prendono strade sbagliate, sente il dovere di fare presente il pericolo, anche correndo il rischio di non essere compreso». Il professor Franco Prodi (uno dei fratelli dell’ex premier) parla come uno che non viene ascoltato. In tutte le scelte del Paese nelle quali la fisica alla base degli studi sul clima è stata coinvolta «io sono stato presente, anche da giovane ricercatore, ma con precise responsabilità, attivo, ma perdente, perché il Paese ha scelto altre strade».
Franco Prodi è uno dei più noti studiosi di fisica dell’atmosfera. Spesso, negli ultimi anni, è stato protagonista di serrati confronti in virtù delle sue posizioni decisamente scettiche sull’origine totalmente antropica dei cambiamenti climatici. Posizioni per cui si è speso a più riprese.
«Sono stato professore ordinario di Fisica dell’Atmosfera all’ Università di Ferrara dal 1987 al 2010 e sono libero docente di Meteorologia, titolo conseguito quando questo ancora esisteva, essendo stato abolito nel 1971», spiega Prodi, evidenziando come la materia di sua competenza sia «alla base della meteorologia, con i relativi rischi (alluvioni, frane, precipitazioni distruttive, siccità), e sue applicazioni nelle diverse attività economiche» e come sia «coinvolta nella diffusione delle epidemie per aerosol».
«Ma – sottolinea il professore – soprattutto è ora alla base della comprensione del sistema clima, poiché i processi che studia determinano l’equilibrio dei due flussi fotonici, quello solare in arrivo e quelle infrarosso, terreste, in uscita». Una competenza che, sostiene Prodi, è stata spesso male interpretata: «In tutte le scelte del Paese nelle quali questa fisica è stata coinvolta io sono stato presente, anche da giovane ricercatore, con precise responsabilità, attivo, ma perdente, perché il Paese ha scelto altre strade».
I dubbi sul green deal
«Non si ascoltano le istituzioni scientifiche e si accetta il green deal
in maniera acritica»
Ora, nonostante divergenze e incomprensioni, Prodi torna alla carica perché, dice, «la situazione ha raggiunto un livello inaudito di gravità, anche europeo e mondiale, sul tema dei cambiamenti climatici, con la serie delle COP (ora alla 28sima) dell’IPCC e l’affermazione del 98% della responsabilità antropica del riscaldamento globale». Il professore ribadisce la propria posizione critica e sottolinea la presa di distanza delle Istituzioni dalle sue tesi: «C’è un Paese che ignora le proprie istituzioni scientifiche, accetta il green deal e la conseguente conversione energetica in maniera acritica».
«C’è una crisi profonda nel rapporto fra politica e scienza, almeno in questo settore», sentenzia, profetizzando «una deriva foriera di guai su clima ed energia».