La Stampa, 18 febbraio 2024
La classifica di Sinner dopo Rotterdam
Sinner non si batte, non si ferma, anzi avanza, ogni diritto un rombo di tuono, demolisce i record, scala la classifica, stacca Panatta e attacca Djokovic. Grazie alla vittoria per 6-2 6-4 sull’olandese Tallon Griekspoor, che lo qualifica per la finale dell’Atp 500 di Rotterdam, è già sicuro di diventare numero 3 del mondo. Si tratta solo di capire quando: già domani, se oggi (15,30) batterà anche la sua vittima designata Alex De Minaur, che in sei precedenti gli ha strappato appena un set. Oppure lunedì 26, in caso di sconfitta. Ma il traguardo ormai è certo, grazie anche al ritiro di Medvedev – l’avversario che l’anno scorso a Rotterdam lo aveva battuto in finale – dall’Atp 250 di Doha.Battuto Griekspoor 6-2 6-4Jannik dei prodigi, che proprio a Rotterdam ha raggiunto, unico fra i nati dopo il 2000, le 200 vittorie in carriera, è il primo azzurro a salire sul podio della classifica da quando a stilarle è il computer (1973): Adriano Panatta nel 1976 e Francesca Schiavone nel 2011 si erano spinti al massimo al numero 4. Prima del 1973 i top ten erano eletti dai giornalisti, con criteri meno oggettivi, più opinioni che algoritmi, e secondo l’inglese Lance Tingay sia nel 1959 sia nel 1960 il numero 3 del mondo era stato Nicola Pietrangeli. In quegli anni però – senza togliere nulla al grande Nick – dal circuito erano banditi i professionisti, cioè molti dei migliori, da Pancho Gonzalez a Lew Hoad, a Ken Rosewall. Jannik oggi si batte con un campo completo e davanti (per il momento) ha fuoriclasse di ben tre generazioni: Novak Djokovic (37 anni) Daniil Medvedev (28) e Carlos Alcaraz (20 anni). Tutti fenomeni che Jan ha castigato più volte nell’ultimo anno e mezzo: quattro volte di fila Medvedev, due Alcaraz, tre volte su quattro Djokovic. Dopo gli UsOpen ha perso solo 2 partite su 34 e accumulato 4390 punti contro i 3160 di Djokovic, i 2355 di Medvedev e i 1260 di Alcaraz. Più che indizi, la prova che Jannik è numero 3, ma vale virtualmente e tecnicamente il numero 1, o quantomeno un numero 1 bis, considerato che Djokovic oggi è meno ossessionato dal ranking che dall’idea di aggiungere titoli Slam ai 24 che ha già vinto. Jan è il 20° fra quelli che hanno raggiunto al massimo il terzo gradino del podio, il 61° fra quelli che ci sono transitati e ha tutta l’aria di appartenere più alla seconda categoria che alla prima. Fra poche settimane a Indian Wells avrà l’occasione di dare l’assalto al numero 2 di Carlitos Alcaraz; per il trono del Djoker se ne riparlerà con l’arrivo della terra battuta. Il rosso è il suo colore, non ancora la sua terra promessa, ma Jan è un forzato del no limits, non conosce zone proibite. A Rotterdam è arrivato in finale senza neppure giocare al meglio, salvando più palle break di tutti. «In quei momenti mi concentro meglio – dice – e vincere mi dà ancora più fiducia». Il messaggio è chiaro: fermatemi, se vi riesce.