Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  febbraio 17 Sabato calendario

"PER IL FUTURO POLITICO DELLA RUSSIA L’OMICIDIO DI NAVALNY AVRÀ CONSEGUENZE IRREVERSIBILI" - BORIS BELENKIN, PREMIO NOBEL PER LA PACE - “LA MORTE DEL SUO PRINCIPALE OPPOSITORE HA SICURAMENTE INDEBOLITO IL POTERE DI PUTIN. UCCIDONO PER IMPOTENZA, SIGNIFICA CHE SI SENTONO MESSI ALL'ANGOLO. GLI ASSASSINI CHE NASCONDONO IL FATTO DI ESSERE ASSASSINI SONO RIDICOLI E PATETICI...” -

«La prima reazione è stata: mi hanno ucciso! Poi, un minuto dopo: disastro! Ora, più consapevolmente, dico che per noi, per il Paese Russia, per il suo futuro politico, questa morte, questo omicidio, avrà conseguenze irreversibili». Risponde così, Boris Belenkin, dal suo esilio in Repubblica Ceca, subito dopo aver saputo della morte di Alexey Navalny.

Si conoscevano bene, il dissidente simbolo dell'opposizione a Vladimir Putin e l'uomo che nel 2022 si è visto assegnare il premio Nobel per la pace con Memorial, l'organizzazione in difesa dei diritti umani fondata da Andrey Sakharov. […]

Boris Belenkin, conosceva bene Alexey Navalny? «Negli anni in cui era ancora possibile, il nostro lavoro è stato spesso occasione di incontri, lui rappresentava la voce che più di ogni altra era riuscita a raggiungere una grande maggioranza del Paese, aveva rivoluzionato il linguaggio, ogni volta che postava un messaggio mostrava quanto falsa e retorica fosse la propaganda del potere ufficiale».

Crede che ci saranno proteste nel Paese davanti alla notizia della sua morte? «Non credo che ci saranno proteste di massa. Singole e isolate probabilmente sì, ci saranno. Ma uscirà allo scoperto solo chi sarà pronto a pagare il prezzo della sua libertà. Questa è la Russia oggi: ogni "uscita in piazza" equivale all'entrata in un carcere».

Crede che la morte di Navalny riuscirà a influenzare in qualche modo le prossime elezioni? «Non penso che la sua morte possa in qualche modo cambiare l'esito di questo particolare voto. Il risultato è predeterminato, tutta l'opposizione è già stata fatta fuori, e se anche qualcuno dovesse presentarsi sarà sicuramente per operazioni di facciata. Ma un giorno, in una Russia libera, questa morte influenzerà a lungo l'esito del voto…».

Perché secondo lei? «Perché Navalny, prima di essere un simbolo dell'opposizione era un simbolo per i russi. La sua presenza, anche dal carcere, stava a testimoniare l'esistenza di un pensiero libero, di una speranza».

Putin oggi è più forte o più debole? «In un certo senso, la sua morte ha sicuramente indebolito il potere di Putin. Uccidono per impotenza, significa che si sentono messi all'angolo. Gli assassini che nascondono impotenti il fatto di essere assassini sono ridicoli e patetici».

Non ha dubbi sul fatto che si tratti di omicidio, e non di una morte accidentale come dichiarato dalle autorità? «Mi sembra talmente ovvio: hanno cominciato a ucciderlo molti anni fa, ieri hanno semplicemente deciso di portare a compimento la missione».

Vede una coincidenza tra la morte di Navalny e l'anniversario, fra pochi giorni, del secondo anno di guerra? «La mistica delle ricorrenze è una cosa che in Russia si ripropone di tanto in tanto, ma mi sembra più che altro la conseguenza della totale opacità di questa dittatura, le cui logiche criminali sono imperscrutabili». […]