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 2024  febbraio 17 Sabato calendario

“IO E I MIEI FIGLI SAPEVAMO CHE NON C’ERANO SPERANZE PER SINISA E GLIELO ABBIAMO TACIUTO” – ARIANNA MIHAJLOVIC, VEDOVA DELL’EX ALLENATORE, PARLA AL "MESSAGGERO": “QUANDO I MEDICI NON CI HANNO DATO PIU? SPERANZE IO MI SONO CONFRONTATA CON I MIEI CINQUE FIGLI. TUTTI INSIEME ABBIAMO DECISO DI NON PROCURARE UN ALTRO DOLORE A SINISA. QUESTO PENSIERO CI TORMENTA: LO ABBIAMO TRADITO OPPURE AMATO, NASCONDENDO LA VERITÀ? ANCORA NON L’HO CAPITO” - DOMENICA C’È LAZIO-BOLOGNA: “LO SO, È LA PARTITA DI SINISA, TORNERÒ ALLO STADIO E…” -

È passato poco più di un anno dalla morte di Sinisa Mihajlovic e nella prossima giornata di campionato si affronteranno Lazio e Bologna. In tale occasione il Messaggero ha intervistato oggi Arianna Mihajlovic, moglie di Sinisa. Il marito aveva nel cuore entrambe le squadre considerando la sua esperienza sia da calciatore che da allenatore.  Domenica c’è Lazio-Bologna… «Lo so, è la partita di Sinisa, tornerò allo stadio e mi riavvicinerò al calcio da cui mi ero allontanata. Ci tengono anche i miei maschietti, sono tifosi sfegatati della squadra biancoceleste»

Un altro bagno di grandi emozioni: «I tifosi della Lazio sono speciali, non mi hanno mai fatto sentire sola. Amavano Sinisa come quelli del Bologna, sia chiaro. Due ambienti speciali»

Un pensiero ai cinque figli, al dolore che hanno provato, al futuro che cercano di costruirsi, ma soprattutto ad un’amara verità, loro sapevano e hanno taciuto a Mihajlovic

La morte li ha responsabilizzati. «Penso di si, ma lei non ha idea di quale dolore abbiano provato in questi quattro anni. Loro, come me, sapevano tutto».



In che senso? «Dopo la ricaduta, la situazione si e aggravata e quando i medici non ci hanno dato piu speranze io mi sono confrontata con i miei cinque figli. Tutti insieme abbiamo deciso di non procurare un altro dolore a Sinisa. Oggi, un po’, questo pensiero ci tormenta: lo abbiamo tradito oppure amato, nascondendo la verita? Ancora non l’ho capito».

A Bergamo la sentenza definitiva: la cura sperimentale non era servita a salvarlo. «Si, ricordo ancora il viaggio verso Roma, io e lui chiusi nel silenzio. Amo – mi chiamava cosi – a cosa stai pensando, mi sussurrava ogni tanto. Io gli facevo coraggio e lui mi gelo: sai, mi dispiace che i miei figli non avranno più un padre e che i miei nipoti non avranno un nonno»

Pochi mesi prima, invece un’immagine capovolta «Era in sala e guardava la tv. Amo, intorno a questo tavolo riuniremo sempre i nostri ragazzi e i nostri nipoti, ne voglio tanti. Sono davvero un uomo felice. Io e i miei figli eravamo pietrificati perche sapevamo che se ne sarebbe andato. Credetemi: vivo con queste immagini negli occhi e con il dolore nel cuore»