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 2024  febbraio 16 Venerdì calendario

Intervista l’austronauta Walter Villadei


«Volare nello spazio sulla navicella Dragon, entrare nella stazione spaziale e abbracciarci con gli altri colleghi di tante nazioni è stata un’emozione fortissima, inimmaginabile nei lunghi anni d’attesa».
Walter Villadei, colonnello dell’Aeronautica Militare, sorride dal centro Johnson della Nasa a Houston felice della missione che ha appena concluso. E anche sorpreso. «Non solo perché ero al mio battesimo dello spazio, ma perché nessuna simulazione a terra era paragonabile al fluttuare senza peso nella casa cosmica e affrontare il tuffo nell’atmosfera al rientro».
È stato difficile adattarsi alla nuova condizione ?
«Ho provato sensazioni diverse da quelle immaginate. Il cervello percepiva una realtà inedita, però l’adattamento è stato rapido. Dormivo le ore previste senza difficoltà. Semmai ho dovuto imparare a muovermi senza fare danni, con un po’ di accortezza, calmando l’euforia del sentirmi senza la gravità».
Eravate in molti, in undici sulla stazione. Si andava d’accordo senza problemi?
«Ognuno lavorava nei propri moduli, ma spesso si mangiava assieme; ed era il momento migliore. Due volte siamo stati ospiti dei russi apprezzando la pasta Barilla. Una domenica, invece, tutti riuniti nel modulo americano abbiamo visto dopo cena un film, una storia di horror in una foresta, come fossimo in una domenica terrestre. La stazione è la casa di tutti».
In passato alcuni astronauti si sono lamentati per le giornate troppo faticose. Con i vostri esperimenti è stato altrettanto ?
«No, direi che la Nasa e Axiom che gestiva la spedizione hanno organizzato in modo equilibrato le attività effettuando gli esperimenti preparati dall’Aeronautica Militare, dall’agenzia spaziale Asi e dalle industrie. Con un allarme, che per fortuna non si è materializzato. Siamo stati avvisati con 48 ore di anticipo di un rottame che poteva essere in rotta di collisione con la stazione ma poi la sua traiettoria si è allontanata e la tranquillità è ritornata. Per certi aspetti è stata una fortuna perché abbiamo così potuto collaudare un esperimento dell’Aeronautica, un software, dedicato proprio alla valutazione di questo genere di rischi e la sua efficacia».
Rischio scampato
Siamo stati avvisati
di un rottame che poteva
entrare in rotta di collisione con la stazione, ma per fortuna la sua traiettoria è cambiata
La nuova tuta spaziale italiana ha funzionato bene?
«L’ho indossata e l’operazione congiunta della società Spacewear con gli strumenti di telemedicina del gruppo Ovm è stata efficace nel monitorare i nostri parametri fisici e proteggerci ad esempio dalle radiazioni cosmiche. È una tecnologia che può avere applicazioni preziose anche a terra e negli ospedali. In alcuni momenti ho partecipato però agli esperimenti di altre nazioni».
E quali sono stati i più curiosi ?
«Per la prima volta, che io sappia, si sono portati in orbita dei cellulari che si usano quotidianamente per effettuare delle prove che potrebbero essere utili nei prossimi voli. L’esperienza era nuova e si è dimostrata positiva aprendo delle prospettive».
Quali sono i momenti più belli della sua missione durata 21 giorni e 15 ore ?
«Oltre alla meraviglia di guardare dalla cupola, mi sono emozionato soprattutto una notte quando la nostra orbita ha sorvolato dal nord al sud l’intera penisola italiana: uno spettacolo di luci che non dimenticherò mai. Altrettanto emozionante era il dormire nella capsula Dragon, da solo, mentre gli altri tre miei compagni erano nella stazione. Anche se c’era più freddo nella capsula, riposavo tranquillo e facevo sogni terrestri mentre ora, che sono tornato, sogno di essere in orbita. Dragon ha due oblò ed era straordinario poter addormentarsi e svegliarsi accompagnato dalla visione della Terra; un privilegio unico. Sempre bello, inoltre, era collegarsi la sera con la famiglia e parlare con mia moglie e i miei figli come fossimo vicinissimi».
Valeva la pena aspettare 13 anni per volare lassù e quale è il valore della missione, la prima di tipo commerciale per il nostro Paese ?
«L’attesa è stata ripagata, ma soprattutto abbiamo aperto una via nuova per andare nello spazio. Unendo gli sforzi dei diversi attori, Aeronautica, Asi, università e un gruppo di industrie, abbiamo sperimentato opportunità innovative per l’economia. Ora il mio compito non è sognare il brivido di una nuova missione ma lavorare per sviluppare il lavoro compiuto».