il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2024
Borsellino, la vera storia di quell’ultimo fascicolo
La Commissione Parlamentare Antimafia ha declassificato una lettera dell’ottobre ‘92 del procuratore Vittorio Aliquò (morto nel 2021) che chiedeva alla Procura di Caltanissetta un fascicolo sparito. Aliquò tre mesi dopo la strage che il 19 luglio 1992 costò la vita a Paolo Borsellino scrive: “Il fascicolo n. 5261-90 riguardante l’omicidio dell’imprenditore Luigi Ranieri non trovasi al suo posto, essendo invece sostituito da un foglio, a firma autografa del dott. Paolo Borsellino, recante l’attestazione che era stato prelevato il 18.7.1992. Poiché detto fascicolo non risulta tra quelli restituiti dalla S.V. prego di voler accertare se si trovi tuttora agli atti del procedimento per la strage di via D’Amelio o se non sia mai stato rinvenuto”.
Scopriamo così che Borsellino il giorno prima di morire ha prelevato il fascicolo sull’omicidio di Ranieri, ucciso a 60 anni il 14 dicembre del 1988 con tre colpi di lupara nella sua Peugeot 205. Furono condannati Totò Riina e Salvatore Biondino. Il movente? La scelta di Ranieri di non assoggettarsi alle pretese della mafia in relazione a un appalto. Bene hanno fatto l’Antimafia a guida Chiara Colosimo (FdI) a desecretare e Il Giornale a svelare questo fatto importante.
Peccato che invece di studiarlo sia stato subito strumentalizzato per rilanciare le solite tesi sul movente delle stragi costate la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: il tentativo di stoppare le inchieste sul dossier Mafia Appalti dei Carabinieri del ROS che, a detta del Ros medesimo, tanto interessava ai due giudici.
Per puntellare questa tesi si è legata la questione del fascicolo preso dal giudice al suo incontro con il pentito Gaspare Mutolo e si è ritirata fuori la storia dell’archiviazione della pista mafia-appalti fatta dopo la morte di Borsellino dai suoi colleghi. Pista che invece, come è noto, fu ripresa con diverse operazioni e molti arresti.
Tutto ciò detto (per ragioni ignorate da Il Giornale) c’è un filo che lega il fascicolo Ranieri al rapporto Mafia-Appalti.
Per capirlo bisogna prima studiare un po’. Per esempio bisogna leggere il verbale di Leonardo Messina del primo luglio 1992. Perché Borsellino prese il 18 luglio il fascicolo sull’omicidio Ranieri? Perché a Roma 17 giorni prima Messina gli aveva raccontato a verbale i retroscena del delitto: Ranieri era stato ucciso perché si era rifiutato di concordare con Angelo Siino, l’offerta da presentare per una gara. Proprio Messina era andato a chiedere a Ranieri di incontrare ‘il ministro dei lavori pubblici di Totò Riina’. Il suo ‘no’ determinò la condanna a morte. Ovvio quindi che Borsellino il 18 luglio andasse a prendere il fascicolo dell’omicidio.
Quindi il rapporto Mafia-Appalti del ROS non c’entra nulla? Non è detto. Proviamo a spiegare perché, anche a beneficio dei cantori del rapporto che forse ne sono stati disattenti lettori. L’informativa del Ros firmata Mori, datata 16 febbraio 1991, si occupa dell’omicidio Ranieri a pagina 339 e 340: “Sebbene le indagini non abbiano portato sino ad ora all’evidenziazione di moventi particolari, il delitto sembra potersi far risalire proprio all’attività imprenditoriale della vittima, presumibilmente entrata in contrasto con le dinamiche interne della organizzazione mafiosa. (…) Coincidenza alquanto particolare era, infine il fatto che Ranieri Giuseppe Alfredo, figlio di Matteo, fratello dell’ucciso, interrogato in occasione del delitto affermava di essere tra i rappresentanti della Sageco, ma di prestare la sua opera di ingegnere alla dipendenza della CISA s.p.a di Udine, dirigendo l’ufficio tecnico del cantiere Pizzo Sella di Sferracavallo, impegnato nella realizzazione di opere di urbanizzazione”. Ebbene la Cisa Spa è proprio la società controllata dalla Calcestruzzi Spa del gruppo Ferruzzi-Gardini. E ‘Pizzo Sella’ è la famigerata edificazione – su terreni appartenuti in passato alla famiglia dei Greco di Ciaculli, legati al boss Michele Greco – di 370 ville con uno sfregio ambientale da manuale. Nella sentenza di condanna di primo grado del 2002 contro il manager dei Ferruzzi, Lorenzo Panzavolta (morto nel 2016) si legge: “la CISA doveva ‘guardare gli altri che costruivano’: l’intervento della Calcestruzzi s.p.a., deciso dal Panzavolta, non si spiega dunque se non nell’ottica di un contributo fornito al vero centro di imputazione dell’interesse sotteso all’operazione Pizzo Sella, vale a dire a Cosa Nostra”.
Nel verbale del primo luglio 1992, Leonardo Messina a Borsellino, subito dopo aver parlato dell’omicidio Ranieri, diceva “Riina è il maggior interessato alla Calcestruzzi Spa”.
Non solo. Il dossier di Mori del 1991 riportava un altro passo del rapporto di Polizia del 1990 sull’omicidio Ranieri, ove “si legge che questi ‘era stato in rapporti sufficientemente continui con i Greco di Ciaculli’. Infatti, nell’autovettura del Ranieri venivano rinvenuti appunti relativi alle vicende della S.A.T. s.p.a tramite la quale alcuni membri della famiglia dei Greco poterono, con vantaggiosi investimenti, acquistare la proprietà di beni appartenenti al defunto conte Tagliavia. (…) della S.A.T. era stato socio la SAGECO s.p.a, nella quale la vittima (Luigi Ranieri, Ndr) ricopriva la carica di consigliere di amministrazione”. Borsellino aveva letto questo passaggio del rapporto Mori? Per questo chiese il fascicolo Ranieri? Voleva leggere la nota della Polizia sulla Sageco e la CISA? Voleva capire la storia di Pizzo Sella e i rapporti mafia-Calcestruzzi attraverso quel fascicolo? Domande interessanti. Per rispondere però bisognerebbe studiare e cercare la verità senza scopi preconcetti.