il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2024
I verbali del processo Grillo Jr.
Quanto era ubriaca e qual era il grado di coscienza di Silvia (nome di fantasia) la sera della presunta violenza sessuale di gruppo in casa Grillo? E cosa c’era dentro il “beverone” che la vittima dice di essere stata “costretta a bere” e dopo il quale, afferma, “non sentivo il mio corpo, non lo sentivo più”? È il nodo principale intorno al quale ruoterà l’esito del processo per stupro in corso a Tempio Pausania e che vede imputati Ciro Grillo – figlio di Beppe, fondatore del M5S – e i suoi amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. La denuncia della ragazza italo-norvegese (oggi 23enne) riguarda i fatti avvenuti all’alba del 17 luglio 2019, nella residenza estiva dei Grillo, in Costa Smeralda, dopo una notte passata dai ragazzi nella discoteca Billionaire. L’articolo 609 bis del codice penale prevede infatti che si parli di stupro anche quando la vittima è indotta a “compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto”.
Nelle ultime due udienze del 31 gennaio e del 1º febbraio si è svolto l’esame della giovane, che ha risposto anche alle domande dei difensori dei ragazzi. Il Fatto è in grado di ricostruire i momenti salienti con i verbali delle udienze depositati agli atti. Intanto, le presunte incongruenze sui “drink” bevuti da Silvia prima, durante e dopo la serata al Billionaire. Il 7 novembre 2023, fa notare l’avvocato Alessandro Vaccaro (difensore di Lauria) “lei ha dichiarato (…) in tema di drink da lei assunti – si legge a verbale – la famosa giornata del 16 luglio (…) ‘al baretto sulla spiaggia, due drink alcolici a testa (…) Tequila Sunrise (…) a casa di Alex un bicchiere di Prosecco (…) Bar Zamira di Porto Cervo 2/3 drink a testa, erano alcolici, Tequila, Vodka e Coca Cola, avevo assunto tanto alcol ma mi ricordo solo dei flash’ (…) già al Billionaire ‘due vodka, uno o due di Champagne, poi dei mix, io continuavo a prendere dei bicchieri di… cioè alcolici’”. “Confermo”, dice Silvia. Vaccaro però le cita le sue dichiarazioni del 17 febbraio 2020: “Ricordo di aver consumato un bicchiere di champagne e una Vodka con Red Bull” e “in discoteca ho bevuto qualcosa”. Silvia, incalzata, spiega: “(…) non pensavo comunque che… cioè che dovessi essere così specifica. (…) volevo raccontare quello che era successo. Magari non ci do troppo peso, non lo so (…) successivamente, mi sono ricordata che (…) avevo bevuto tanto”.
L’esame si sposta sul grado di ubriachezza. Vaccaro ricorda a Silvia che l’8 novembre raccontò di come quella sera fosse “comunque ubriaca” e poco dopo affermò che “io ero già abbastanza brilla”. La denuncia di Silvia riguarda due presunte violenze. La prima di cui è accusato il solo Corsiglia, la seconda che riguarda tutti i ragazzi. Tra i due episodi la giovane dice di essere stata “costretta” a bere da una bottiglia quello che viene definito un “beverone”, che “aveva un colore strano, però mi ricordava la vodka”. Dice Silvia: “(…) ero già comunque in uno stato di… di scombussolamento, di trauma (…) Dopo il beverone questo è aumentato e so proprio di percepire queste sensazioni”. Da lì il “black out”, lo “spegnimento del cervello”, raccontato dalla giovane – ma contestato dalle difese – che avrebbe accompagnato il rapporto sessuale di gruppo. Rapporto documentato da due frammenti di video mostrati in aula durante l’esame della ragazza (fatta uscire dall’aula) senza ulteriori commenti ma preceduti dalla domanda: “Lei era partecipativa, collaborativa oppure no?”. “No, io non riuscivo a stare…”, replica lei.
Il giudice Marco Tortu tra l’altro, non ha ammesso diverse domande poste alla teste dall’avvocato Monteverde su episodi lontani e diversi da quelli oggetto del processo. “Lei era solita pubblicare foto sue in intimo (sui social, ndr)?” le chiede il legale. E ancora: “Lei sa benissimo che nel suo telefonino sono state rinvenute forse più di 200 foto in costume e poi topless in spiaggia (…)”, afferma, in relazione a una vacanza in Ecuador. E poi: “(…) sembrerebbe che sia un po’ meno impegnativo il suo rapporto con il sesso, anche con persone appena conosciute (…)”. Domande le cui risposte non hanno peso processuale.