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 2024  febbraio 13 Martedì calendario

La ginnastichina di Federica Accio, l’anti palestra


Al momento, Federica Accio sta «non allenando» 20mila allieve iscritte ai suoi corsi. Ma sono molte di più le persone che, ogni giorno, tornano (o restano) in forma seguendo online il suo anti allenamento, più affettuosamente conosciuto da chi ama questa personal trainer diventata un fenomeno (di costume e sul web) come la «ginnastichina».
L’idea è che per far piacere l’esercizio fisico a tutti bisogna spostarsi milioni di miglia dall’idea della fatica, dello sforzo e del sacrificio e lo strumento che questa anti-personal trainer ha utilizzato per portare avanti la sua rivoluzione è un linguaggio dolce, accogliente, fatto di molti diminutivi e – si sarà capito – parecchi «anti». Tipo anti-conformista: «Sono fatta così – spiega —, mi sono ribellata e, quando ho compiuto quarant’anni, dopo molto tempo passato a lavorare in palestra, ho proposto quella che è la mia filosofia, andando controcorrente».

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Partiamo dalle basi: lei è una sportiva?
«Sono nata in una famiglia in cui si è respirato lo sport: mio padre è stato lo storico radiocronista della Juventus, la sua voce è anche quella del museo della squadra, a Torino. Lui, attraverso l’amore per lo sport, mi ha trasmesso il senso del dovere, di responsabilità e il rispetto per l’altro. Questi elementi sono tutti racchiusi nella mia idea della ginnastichina».
In che modo?
«Sono le tre regoline base. Il rispetto per gli altri significa rispettare le diversità. Io alleno tutti, anche persone con gravi patologie o altre che sarebbero state sedentarie a vita. Cerco di muovere non solo i muscoli ma dei valori».
Non è così, di solito?
«L’idea che mi sono fatta ha le sue radici già nei cartoni che guardavo da bambina, con pallavoliste o calciatori che si allenavano con catene ai polsi, facendo estrema fatica. A me piaceva muovermi, era la mia massima espressione, ma quello mi sembrava un modo per auto punirsi. Come se per raggiungere dei risultati si dovesse passare per forza attraverso tutto quello».
Per fortuna la vita non è un cartone animato giapponese, però. No?
«Beh, la mia idea ha trovato conferma dopo, ad esempio quando mi sono beccata un 4 dalla professoressa di ginnastica in prima media, nella garetta di corsa resistente. Bisognava percorrere la massima distanza in 12 minuti e in base al tratto percorso si veniva valutati. Ricordo che alcuni miei compagni avevano vomitato, una fatica bestiale. Ecco, io credo che questo modo di proporre l’esercizio fisico abbia segnato molte generazioni, traumatizzate in giovane età dall’attività sportiva».
Quel 4 l’ha traumatizzata?
«In un certo senso... non credo sia giusto punire chi non riesce in una cosa perché magari riesce in altro: ognuno ha le sue caratteristiche. Col mio lavoro aiuto a valorizzare i punti di forza di chi si allena: non punisco e non giudico».
Lei per anni ha lavorato nelle palestre. Come è stato?
«Dopo essermi iscritta a Scienze motorie ho iniziato a lavorare nelle palestre e ho ritrovato gli stessi valori: la performance, la competizione, il superare i limiti non rispettando le singolarità. La ginnastichina mette al centro chi si allena: con me ogni allieva sceglie propria la propria dose di esercizietti da svolgere e se poi non ci riesce farà altro. Solo rispettando ogni corpo si ottengono dei risultati concreti».
La fatica, quindi, non serve?
«Di recente una mia allieva che ha passato anni in palestra a sollevare bilancieri da 40 chili mi ha detto che non ha mai avuto risultati tanto concreti come da quando fa la ginnastichina. Il segreto è fare gli esercizi in maniera lenta e precisa: e se fatta in un piccolo lasso di tempo, ci si concentra di più».
Su Instagram la seguono più di centomila persone. Come ha fatto a far conoscere a tanti il suo metodo?
«Quando mi sono lanciata in questo progetto ho iniziato a lavorare online e, per caso, sono stata notata dall’Estetista Cinica: lei mi ha consigliato di provare a utilizzare Instagram, è stata il mio Pippo Baudo. Era il 2017. Dopo avermi anche spinto, è scattato il passaparola: mi hanno proposto di scrivere un libro e in pochi giorni ha venduto 10mila copie».
Lei ha anche un linguaggio inconfondibile.
«Ma quello è arrivato spontaneamente. Il mio primo hashtag è stato “odio la palestra”. Il mio è un allenamento differente, che non è attività fisica per pigre ma solo dell’attività fisica valida e funzionale ma proposta in maniera gentile. Quanto ai diminutivi, parlo proprio così, dietro non c’è nessuno studio di marketing. Volevo solo rendere carina e accogliente l’attività fisica».
C’è anche chi non ha apprezzato questo atteggiamento gentile?
«Certo, per chiama lo stile militare, da wonder woman, la ginnastichina irrita un po’: ho ricevuto anche delle mail piuttosto pesanti in cui me ne dicono di tutti i colori. Ma io vado dritta per la mia strada».
Non trova che dietro l’allenamento ci sia anche il desiderio di aderire il più possibile a certi canoni estetici?
«Di certo questa cosa esiste ma penso sia molto distante dalla ricerca della salute e del benessere psicofisico, che è quello che io sottolineo sempre. Io voglio far sentire tutti a proprio agio con il loro corpo, non giudicando ma dicendo che anche se siamo tutti perfetti così come siamo, possiamo anche migliorare. Cerco di promuovere una accettazione propositiva».
Come dire, possiamo tutti prenderci sempre più cura di noi, fuori e dentro.
«Certo. Per dire, io fino a un anno fa pesavo 8 chili in più perché venivo da anni di lavoro nelle palestre in cui facevo 5, 6 ore di attività fisica giornaliera ed era sovrallenamento. Poi mangiavo in modo disordinato. Ho avuto però dei problemi intestinali e ho cambiato stile di vita e con la ginnastichina sono dimagrita ma io mi piacevo sia con otto chili in più che ora. Rispettare il corpo umano significa non massacrarsi ma piuttosto aderire a quella che io chiamo l’educazione al movimento che si basa sempre sul rispetto di noi stessi. Certi pilastri del fitness di reggono su fondamenta sciocchine».
Come fa a seguire 20mila allieve «dirette»?
«Ho dedicato la mia vita a questo mio progetto: sono disponibile sempre e mi sento molto vicina a loro. Lavoro con il mio compagno e con mio fratello e insieme riusciamo ad essere dei veri supporter per le anti allieve».
Un trucchetto per avvicinare al movimento anche chi ci leggerà?
«Ballare. Ballare a casa propria cinque o sei canzoni, quotidianamente, per smaltire qualche chiletto. In altre parole ballare una venina di minuti in modo libero e aggiungere un paio di minuti di rilassamento, con le braccia lungo i fianchi per scaricare».
Sogni per il futuro?
«Mi piacerebbe realizzare un format tv: dieci minuti di ginnastichina divulgativi, in cui posso trasmettere la bellezza di fare movimento divertendosi. Così da soddisfare la mia natura di sportiva e anche quella di starlette».