Corriere della Sera, 13 febbraio 2024
Il Museo del Libro contro l’egemonia
Era il 27 agosto 2021 quando l’allora presidente dell’Associazione editori, Ricardo Franco Levi, raccolse una proposta del Piccolo fratello: immaginare un Museo del Libro che raccontasse la storia culturale italiana attraverso gli editori. Levi promise di dare spazio a quel progetto nel bellissimo Palazzo Sormani di Milano, oggi sede della biblioteca civica destinata a trasferirsi nella futura Biblioteca europea. Ora il Piccolo fratello vorrebbe avanzare un modesto suggerimento al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, molto preoccupato della cosiddetta egemonia culturale. Ebbene, promuovere attivamente il Museo del Libro sarebbe un’opportunità irripetibile per accaparrarsi una buona porzione di egemonia storico-culturale, e delle più prestigiose. Tanto più che, secondo un diffuso luogo comune, sarebbe stata proprio l’editoria di sinistra (Einaudi, Feltrinelli in primis) a tenere in pugno per decenni il dominio della cultura italiana. Ignorando forse che proprio a quegli editori si deve la diffusione di autori non propriamente comunisti, anzi borghesi o di destra, quando non di destra estrema. Pasternak e Tomasi di Lampedusa pubblicati dal rivoluzionario Feltrinelli, Céline, Gadda, Montale proposti dal «comunista» Giulio Einaudi. E se ne potrebbero aggiungere molti altri: del resto la grande letteratura rifugge da etichette politiche. Ora, quale occasione migliore che prendere in mano il progetto del Museo del Libro, proprio in un momento in cui gli studi e i racconti confidenziali sui protagonisti dell’editoria italiana si moltiplicano. Segno di un interesse che aleggia nell’aria su un’impresa, quella dei libri, che in Italia è stata tra le più lungimiranti. Lo dimostra, tra l’altro, un saggio recentissimo di Tommaso Munari, L’Italia dei libri, pubblicato dal non più egemonico Einaudi, che attraverso documenti inediti racconta dieci affascinanti storie di editori: Zanichelli, Treves, Bemporad, Hoepli, Laterza, Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Adelphi, Sellerio. Sono una piccola parte del luminoso pianeta del libro. Al modesto consiglio iniziale, ne aggiungo un secondo: bandite la competenza e la fantasia di Marino Sinibaldi (in odore di egemonia comunista), sentire il parere dello stesso Munari, (postegemonista) studioso di valore. Dovrebbe bastare.