La Stampa, 12 febbraio 2024
Cosmopoliti a Parigi
Dici Novara e scopri che fa rima con bellezza. Spesso sottaciuta, quasi mai esibita. Perché la seconda città del Piemonte, a un soffio da Milano, sembra aver lasciato alla vicina Lombardia orgoglio e riflettori di quanto avviene sulla scena culturale. Eppure chi arriva sotto la cupola dell’Antonelli (lo stesso archistar novarese della Mole di Torino) si ricrede in fretta.
Grazie anche alle grandi mostre di respiro nazionale ospitate in questi anni al castello di piazza Martiri, un tempo prigione e oggi fulcro della vita culturale. Dopo Dai Macchiaioli a Segantini, Divisionismo, la rivoluzione della luce e l’omaggio al mito di Venezia e alla Milano nel suo passaggio da Romantica a Scapigliata, quest’anno l’associazione Mets Percorsi d’Arte propone fino al 7 aprile Boldini, De Nittis et les italiens de Paris, ovvero gli artisti che sono andati alla conquista della Francia e si sono formati in quel periodo d’oro – l’Ottocento e i primi del Novecento – al centro del racconto filologico dell’allestimento curato da Elisabetta Chiodini.
La mostra inaugurata a novembre e sulla soglia dei 35 mila visitatori, propone novanta opere di artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini, Federico Zandomeneghi, e molti altri protagonisti di quella stagione. Siamo a Novara ma, attraversando le otto sale, al pubblico sembrerà di fare un viaggio nel tempo e vivere l’atmosfera degli atelier parigini.
Al punto da commuoversi per tanta bellezza. «Quando il Ritratto di Diego Martelli con berretto rosso di Federico Zandomeneghi è stato tirato fuori dalla cassa ho pianto – confessa la curatrice Chiodini -, per l’opera e per quello che la persona ritratta ha rappresentato nell’arte. Fu proprio Martelli a coniare l’espressione “les italiens de Paris”. Questo è uno dei due dipinti in prestito dagli Uffizi e averlo qui è una personale soddisfazione: lo chiesi al direttore Eike Dieter Schmidt quando venne alla mostra su Milano».
Altre opere della mostra, organizzata in collaborazione con il Comune di Novara e la Fondazione Castello, sono esposte grazie alla collaborazione con Gam, Fondazioni Enrico Piceni di Milano e Francesco Federico Cerruti di Rivoli, Palazzo Foresti di Carpi, e molti privati che hanno voluto condividere la gioia di ammirare quadri altrimenti chiusi nelle loro collezioni. Da osservare in modo speciale Westminster di Giuseppe De Nittis, Processione del Corpus Domini a Chieti di Francesco Michetti e i due ritratti straordinari delle sorelle Concha y Subercaseaux di Giovanni Boldini che dominano l’ultima sala – quella dedicata al ritratto mondano – con dimensioni che superano i due metri d’altezza dove la tecnica a pastello esalta la delicatezza dei soggetti.
Ma per arrivare a godere di questi ultimi ritratti, messi quasi a sfidare quelli di Vittorio Matteo Corsos (di rara bellezza quello che rappresenta la contessa Lia Silvia Goldmann Clerici, datato 1912-15) il viaggio nelle sale del castello inizia con gli artisti partiti alla volta della Ville Lumière per conquistare il mercato internazionale. Tra loro Mosè Bianchi, Francesco Paolo Michetti, Alberto Pasini, Eleuterio Pagliano, Domenico Morelli, Raffaello Sorbi, Alceste Campriani, Telemaco Signorini, Carlo Pittara ed Edoardo Tofano. Uno squadrone. O meglio, les italiens de Paris. Armati di pennelli, colori, passione. Sono giovani, alcuni non si fermeranno a lungo ma vivono la capitale con straordinaria intensità. Nel 1867 arrivano a Parigi sia De Nittis che Boldini. Quando Boldini, dopo due settimane di vita parigina, deve tornare in Italia, scrive che Firenze «fa l’effetto di un sobborgo di un villaggio, mi trovo uggito in un modo terribile, non mi pare più di esistere, insomma non mi ci posso più soffrire in questo Paese». E ovviamente non vede l’ora di trasferirsi definitivamente a Parigi.
Storie e aneddoti che si trovano nel prezioso catalogo che accompagna le novanta opere e vengono raccontati insieme agli eventi collaterali legati alla mostra. La prossima conferenza al castello è giovedì alle 18 con il critico Paolo Serafini su “L’Ottocento e la nascita del moderno mercato d’arte”.
Poi, giovedì 29 febbraio sarà Paola Zatti, conservatore responsabile della Gam e co-curatrice della mostra su De Nittis in programma a Palazzo Reale di Milano dal 24 febbraio al 30 giugno a parlare di “Impressionismi. Il caso De Nittis”. Una vera e propria staffetta, all’insegna della sinergia culturale, perché il celeberrimo Westminster di De Nittis (olio su tela del 1878) lascerà prima del tempo la mostra novarese per essere esposto nel capoluogo lombardo.
Il 14 marzo l’ultima conferenza al castello: Silvia Capponi, del comitato scientifico della mostra di Novara, racconterà il ritratto mondano come cronaca della società nella Parigi della Belle Époque.
«Con questa mostra – spiega Paolo Tacchini, presidente di Mets Percorsi d’Arte che condivide con Elisabetta Chiodini, Angelo Enrico e Francesco Luigi Maspes l’impegno organizzativo – non abbiamo voluto raccontare soltanto l’avventura degli artisti italiani a Parigi. Abbiamo voluto smontare il preconcetto che la pittura dell’Ottocento nel nostro Paese sia stata provinciale e limitata. Non è così e l’esposizione lo illustra con forza». Lasciando una piacevole sensazione di sorpresa. La stessa che i visitatori colgono nelle vie del centro di Novara, tra palazzi che respirano ancora d’Ottocento. Come l’arte de les italiens de Paris. —