la Repubblica, 12 febbraio 2024
L’ultimo libro di Valeria Parrella
Non ci sono tanti scrittori che perseguono l’intento di pubblicare racconti lungo tutto l’arco della propria esistenza. Nessuno smette di scriverne, ma nessuno è tanto ostinato quanto Valeria Parrella nell’affermare che c’è bisogno di un altro libro di storie brevi. Questa ostinazione è motivata, ancora più per noi che per lei, dalla lucentezza dei racconti, dalla nitidezza con cui tratteggia in poche pagine storie che, come richiede il genere, lascino fuori molte informazioni e tengano dentro solo quelle che servono; nessuno probabilmente è capace quanto lei di far vedere tutto quello che non c’è. Ed è per questo che è ostinata, e ogni tanto decide di aggiungere alla sua storia di scrittrice una nuova raccolta. Rende così più difficile parlare dei singoli libri o dei singoli racconti, perché ogni volta si pensa all’intera collezione, da Mosca più balena fino al penultimo, Troppa importanza all’amore. Ma viene anche naturale pensarlo come un percorso quasi indipendente dal resto dell’opera.Piccoli miracoli e altri tradimenti non è un libro particolarmente ambizioso: è agile (112 pagine), e contiene oltre che inediti, anche racconti editi e scritti qualche anno fa; ha però il merito di affermare un percorso editoriale tutto in pubblico, come si faceva anni fa in editoria, e come ormai è più raro che succeda: l’autore pubblica, raccoglie, segna gli anni e le tappe, e costruisce un percorso quasi interamente visibile ai suoi lettori; e così facendo, come è ovvio, appaiono delle perle improvvise e che resterebbero nascoste. È un modo di interpretare il proprio lavoro di scrittrice, questo di Valeria Parrella, che sia gli scrittori sia gli editori rischiano di dimenticare, o sottovalutare. E probabilmente, è anche per merito di questo suo metodo editoriale, che a un certo punto ci arriva una nuova raccolta di racconti.Piccoli miracoli e altri tradimenti, in più, aggiunge di suo alcune caratteristiche: una spinta più forte verso la leggerezza, passando lieve su alcuni momenti bui dell’esistenza: la pandemia, la separazione, l’amore segreto, e la fatica della vita coniugale. Colpisce con un po’ di allegria perfino il dolore, restituendo una sensazione che è un tesoretto che non va disperso, dopo aver letto questo libro: la capacità di sopportare tutto, ma soprattutto la rivelazione che tutto è sopportabile.
C’è un tale amore per la vita, dentro la varietà di questi racconti brevi, brevissimi e più lunghi – deve essere questa, la leggerezza e l’allegria, semplicemente l’amore per la vita – che quando si richiude il libro si rimane legati non a questo o quel racconto, ma direttamente a chi lo ha scritto, come se si volesse restare attaccati a un segreto per affrontare l’esistenza. Non che non ci sia dolore, sia chiaro (non esistono, a mio parere, pagine di Valeria Parrella senza dolore); ma è appunto diventato sopportabile. E cos’altro si vuole dalla lettura? Non è uno dei momenti in cui il compito della letteratura e la lettura pratica si avvicinano fino a coincidere? Non è forse per sopportare che leggiamo, che scriviamo?
A questo punto, nelle recensioni che si rispettino, si passa a scandagliare racconto per racconto, se non tutti, quelli più significativi. Rivelando un po’ di trama e dando un giudizio singolo, come alle canzoni negli album dei cantautori. Posso dire, per esempio che quelli che amo di più sono Mamma, Caffè e Piccoli miracoli; li scelgo perché sono accomunati dalla stessa impressione: possono anche avere ognuno la misura giusta, ma sono evidentemente qualcosa di più, perché quando giri la pagina e vedi lo spazio bianco e sai che sta per finire, non lo accetti. Come se volessi di più, chiedessi di più. Come se ci fosse dentro qualcosa di più grande. Come se frasi come «gli uomini quando vogliono uscire, escono» fossero la preparazione a qualcosa da scandagliare per pagine e pagine ancora. Di conseguenza, dovrebbero apparire come storie monche, e invece hanno il miracolo della compiutezza nonostante ne vorresti molto di più; non dovrebbero essere i racconti più belli, e invece sono i racconti più belli.
Però allo stesso tempo mi chiedo anche che senso abbia dover sottolineare le differenze. In questo caso, come in altri libri di racconti di Valeria Parrella, Piccoli miracoli e altri tradimenti è un libro molto vario, libero, un po’ anarchico; e allora non bisogna vivisezionarlo, o cercare il filo conduttore, o peggio cercare a tutti costi di trovarlo, e annunciare di averlo trovato anche se non è vero; ma godersi le montagne russe, compresa la paura, le urla e il mal di stomaco.