Corriere della Sera, 12 febbraio 2024
Vite fuori dagli schemi
«Il criterio per dire che una donna è straordinaria mi pare sia sempre il solito: che è una che ce l’ha fatta. Ma questo criterio va bene per giudicare un uomo. Il successo è un termine parente di “vittoria”: una parola di guerra, mai di pace. Il successo di una donna che pulisce tutti i giorni la casa, o di una donna che cresce bene i figli, qual è in termini convenzionali? Eppure si può essere straordinarie così».
Il ritratto di Ginevra Bompiani, scrittrice, editrice e accademica classe 1939, campeggia nella fila delle «G» delle Straordinarie in mostra alla Fabbrica del Vapore, tra l’imprenditrice Giada Zhang e l’operatrice umanitaria Giorgia Linardi. «Molte delle donne ritratte le ammiro molto, e sono felice di esserci anche io. Ma se penso alle donne che per me sono state straordinarie penso a un essere, non a un fare. Meno ancora a un farcela». Elenca la missionaria cattolica Annalena Tonelli, la femminista Luisa Muraro, «Giovina, la moglie dello scrittrice Paolo Volponi, che non ha fatto nulla di particolare, ma era». Tra le scrittrici che hanno costellato la sua vita nelle lettere, «da Anna Maria Ortese, a Ingeborg Bachmann. Una per cui vivere era difficilissimo, e che in questo trovava la propria grandezza, nel vivere comunque».
La questione se per qualificare una persona – e qualificarla come «straordinaria» – valga la sua essenza, o ciò che fa, è più femminile che maschile: già dai Vangeli, dove le due sorelle che ricevevano Gesù, Marta e Maria, litigavano su chi fosse più vicina a Lui, se la contemplativa o l’indaffarata.
Straordina-rie sono quelle che pensano
al pianeta come alla propria casa
Ginevra Bompiani
«Di certo la straordinarietà di una persona, donna o uomo perché non credo che in questo campo ci si differenzi, non ha a che vedere con il suo successo», dice Paola Zukar, manager del rap che con il successo, e il talento, e la loro relazione spesso non lineare, lavora quotidianamente. «Per avere successo non basta il talento, e lo sappiamo: bisogna lavorare, arrivare puntuali, tutte quelle cose base lì. E poi il successo non è indice, in sé, di nessuna straordinarietà: ci sono persone di successo grandissimo che sono veramente dei pezzenti, che non valgono nulla. A volte per avere successo basta imbrogliare e sgomitare».
Con la sua casa di produzione Big Picture Management la genovese Zukar ha lanciato tra gli altri Marracash, Clementino, Fabri Fibra. Ma anche Madame, e ora Anna (Pepe), ventunenne spezzina «che è stata molto sostenuta dai ragazzi del suo mondo e molto chiamata per collaborazioni e featuring anche dai maschi del rap». Qualcosa sta cambiando, anche se lentamente. «Niente nel mondo è naturalmente femminista, e l’evoluzione delle cose, se non se ne parla, è che le donne restino in disparte sulla scena del successo. Lo vedo nel rap, che è poco femminista. Ma il rap fotografa realtà comuni, e nemmeno la realtà comune è fatta di parità». E la realtà comune, quella ordinaria che le Straordinarie della rassegna hanno fatto di tutto per riscrivere, è ancora spesso avara di occasioni. «Per le donne l’espressione del proprio talento nel mondo, non in casa, è ancora più difficile che per gli uomini. I ragazzini sono instradati a farcela, al successo, le femmine meno e quindi fanno più fatica a coltivarlo, a perseguirlo, ad ammettere di volerlo», osserva Zukar.
I ragazzini sono instradati
a farcela,
al successo, le femmine meno
Paola Zukar
O forse, come alla Maria della parabola evangelica, a sempre più donne interessa un successo diverso da quello eternamente ritagliato a misura maschile: il dibattito è aperto in quest’epoca in cui a più d’una è capitato di trovarsi, sfondato il soffitto di cristallo, in una stanza gelida e frequentata da soli uomini, e di rimanerne delusa. «Essere donna è molto difficile perché sembra che ci siano solo due scelte: o copiare gli uomini o accettare il modello femminile che hanno inventato loro», continua Bompiani.
«Chi riesce a realizzare una terza via vive nella pienezza. Perché essere donna è sempre un artigianato. Può essere un’arte, ma è anche un artigianato. Sono modi che si apprendono adattandosi alle circostanze, e quindi autentici». Un criterio di valore più completo, certo, ma anche più inestimabile: chi sono le straordinarie? «Le persone di coraggio, che non accettano la risposta “si è sempre fatto così” ma inventano», ipotizza Zukar. Sì, ma per una prossima rassegna dove cercarle? «Le si trova, assicura Bompiani. «Sono nel mondo, fuori casa. Sono le donne che non fanno di casa propria un pianeta a sé, ma pensano al pianeta come alla propria casa».