Corriere della Sera, 12 febbraio 2024
Il clan dei Moratti
Diceva Gianni Brera, celebre giornalista sportivo: «Il clan dei Moratti è qualcosa di molto simile a certe spassose comunità inventate da Frank Capra. Si vogliono tutti bene e incattiviscono solo per l’Inter. il loro hobby dannato». L’Inter, si sa, non agita più da tempo il sonno ai Moratti e il «clan» non ha smesso di volersi bene condividendo a quanto pare la decisione storica di vendere la Saras, il terzo gruppo petrolifero del paese che il fondatore Angelo aveva avviato nel 1962.
Annunciando il passaggio del controllo agli svizzeri-olandesi di Vitol, il presidente e amministratore delegato Massimo Moratti cita uno per uno figli e nipoti coinvolti nella scelta di chiudere così l’avventura industriale che ha dato vita al terzo gruppo petrolifero italiano. Angelo e Gabriele, gli eredi di suo fratello Gian Marco mancato a 81 anni nel 2018, e poi Angelomario e Giovanni, i suoi figli. Dalla vendita del 35% della Saras la famiglia incasserà quasi 600 milioni di euro, la società lascerà la Borsa dopo l’offerta pubblica che Vitol promuoverà sul 75% del capitale. Un’operazione che Massimo Moratti ha presentato come «miglior garanzia di futuro».
Il passaggio di mano
Massimo Moratti cita, uno per uno, figli e nipoti coinvolti nella scelta di chiudere
Il futuro è iniziato il 16 giugno del 1966 quando l’allora ministro dell’industria Giulio Andreotti arriva a Sarroch, nel Golfo degli Angeli, sul lato che guarda verso Cagliari, a inaugurare la raffineria più grande e moderna del Mediterraneo realizzata a tempi quasi record per l’epoca. È quello il sogno di Angelo, padre di Massimo e Gian Marco, che per il petrolio ha sempre avuto il pallino. Figlio di Albino, il farmacista di piazza Fontana a Milano, Angelo inizia a coltivare dopo un viaggio in Texas l’idea di realizzare una raffineria in Italia. Ci prova in Sicilia, ad Augusta (Siracusa), con la Rasiom che sarà poi rilevata dalla Esso nel 1960. Di lì a poco, Angelo sarebbe sbarcato a Cagliari con il progetto Saras. Erano, per la Sardegna, gli anni d’oro del Piano di rinascita e il «clan» milanese veniva accostato addirittura ai Rockefeller e successivamente pure ai Kennedy. Ricorda la monografia «We Wealth» come nella famiglia dei petrolieri non sia mai mancato l’impegno civile e persino ambientalista. Come nel caso di Milly, moglie di Massimo, eletta più volte a Milano con i verdi. E ancora Milly e Massimo si sono sempre spesi per Emergency, mentre Gian Marco e la moglie Letizia, già sindaca di Milano e presidente Rai, hanno sempre figurato primi finanziatori di San Patrignano.
Ma il petrolio, come è noto, non era l’unico pallino di Angelo che ancora prima di fondare la Saras compra l’Inter e la porta poi tra le grandi del mondo con l’allenatore Helenio Herrera. Ne resta il proprietario dal ‘55 al ‘68. Massimo raccoglie il testimone del padre nel ‘95 e l’Inter torna nella cassaforte di famiglia. Nel 2013 il clan, stanco di ripianare perdite, lo costringe a vendere «l’hobby dannato».