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 2024  febbraio 12 Lunedì calendario

L’armata Geolier

A fiamme e scintille, ha preferito contrapporre educazione e pacatezza: «Nun fa nient’» se ci sono stati i «buu», se alcuni spettatori dell’Ariston, nella serata delle cover, se ne sono andati. Geolier disinnesca le polemiche, sia sulla sua vittoria nel venerdì dei duetti sia sul mancato trionfo finale, nonostante una percentuale record del televoto, il 60%, fosse compatta su di lui. A protestare, tanto, ci pensa il suo esercito di fan, una vera e propria armata che lo sostiene a gran voce sui social e lo aspetta live negli stadi.
Il rapper napoletano, ieri ospite a Domenica In, ha preferito parlare di «momenti che aiutano a crescere» e di «una bella esperienza che porterò a Napoli», dove è tornato in serata. In conferenza stampa, ha ricacciato anche le ombre di antimeridionalismo nei suoi confronti: «Forse negli Anni 50, ma io sono nato nel Duemila». Il suo secondo posto con «I p’ me, tu p’ te» conta come una vittoria: «Ho portato il napoletano e quindi ho realizzato i miei obiettivi. Sul palco ero con Angelina Mango, una ragazza di 20 anni come me, ed è bellissimo vedere due giovani sul podio». Nell’abbraccio con la vincitrice, dà un’ulteriore lezione di stile da cui dovrebbero prendere spunto sia quelli che se ne sono andati dall’Ariston sia chi, in sala stampa, l’ha accusato di aver «rubato» la vittoria di venerdì o si è vantato di non sapere chi fosse.
Roba da boomer, viene da dire, perché non sapere chi sia Geolier vuol dire ignorare uno dei più grossi fenomeni musicali degli ultimi anni e ignorare il tifo da stadio che, da ben prima di Sanremo, lo accompagna in tutto quel che fa. A proposito di stadio: il 23enne di Secondigliano, all’anagrafe Emanuele Palumbo, a giugno sarà il primo artista di sempre a fare tre concerti al Diego Armando Maradona di Napoli. La prima data è andata sold out in meno di 48 ore, spingendo ad annunciare la seconda e poi, esaurita quella, anche la terza: ancora neanche si sapeva che avrebbe partecipato al Festival. Ma il suo disco «Il coraggio dei bambini» è stato l’album più venduto del 2023 ed è stato accompagnato da una miriade di altre certificazioni.
Nato nel 2000
«Antimeridionalismo?
C’era forse negli Anni Cinquanta ma io sono nato nel 2000»
Dietro di lui, insomma, c’è un pubblico pronto a tutto per sostenerlo. E se lui placa gli animi, affermando che la discriminazione contro i napoletani è un fenomeno superato, l’armata che l’ha votato in massa in questi giorni è di ben altro avviso. Sui social, ieri, la polemica continuava a infuriare, con tanti fan che hanno visto nel ribaltone finale un’ingiustizia bella e buona. Per votarlo si erano organizzati in grande, a colpi di cinque sms per telefono, come aveva invitato lui stesso a fare in un «tutorial» che ha fatto un po’ discutere, insieme alle stories in cui i follower (ne ha 2 milioni e mezzo solo su Instagram) mostravano le tante sim card o i tanti telefoni approntati per lui: una tifoseria ben istruita che ha portato una mitragliata di voti, ma che, di per sé, non ha fatto nulla di irregolare.
La realtà è che Geolier, per una fetta tutt’altro che irrilevante del Paese, a partire da Napoli, ma certamente non solo a Napoli, è una star assoluta. E da star si comporta: è arrivato a Sanremo con un jet privato (galeotta la foto postata su Instagram e subito rimossa, non prima però che Selvaggia Lucarelli la intercettasse), ha sfilato sul green carpet con una tuta del SSC Napoli (prima volta che il club calcistico collabora con un personaggio della musica, facendogli disegnare una collezione) e per la serata cover ha sfoderato un trio d’assi, da Guè a Luchè (rapper fondamentali nella sua formazione) fino al «king» Gigi D’Alessio.
Il suo successo, aveva detto, è «per Napoli, per i ragazzi, per la mia famiglia». Ed è proprio l’identificazione con i ragazzi, l’essere uno di loro e il parlare come loro, la chiave per comprenderlo. «Io arrivo da Secondigliano, a 7-8 anni lavoravo a casa a montare viti e bulloni. Agg’ faticato veramente», aveva raccontato. Una storia di riscatto non nuova che però andrebbe analizzata per la portata generazionale e sociale, non relegata a fenomeno regionale.