il Giornale, 10 febbraio 2024
La pulce e il dragone
Lionel Messi è ambasciatore per un circuito interbancario internazionale. Nel caso suo, porta pene. I cinesi si sono sentiti presi in giro e offesi dal fuoriclasse argentino. Messi gioca per l’Inter Miami, il club di David Beckham ha messo in programma una serie di amichevoli in Oriente, nella prima vinta 4 a 1 contro una selezione di Hong Kong, il fuoriclasse, a causa di un problema al tendine del ginocchio, è rimasto in panchina, provocando la reazione dei quarantamila accorsi soltanto per lui, arrivando a versare 580 euro per un posto in tribuna. Due giorni dopo, a Tokyo, Messi ha però giocato, trenta minuti, contro il Vissel Kobe. Ma ecco la svolta e l’apertura di un caso diplomatico. Il calendario internazionale prevedeva due amichevoli dell’Argentina contro la Nigeria a Hangzhou e contro la Costa d’Avorio a Pechino, le organizzazioni
calcistiche delle due città hanno mandato un messaggio chiaro alla federazione argentina, Messi stia lontano dalla Cina, tutto il popolo lo odia dopo quello che (non) ha fatto a Hong Kong. A Buenos Aires hanno capito che la sicurezza dei campioni del mondo sarebbe stata a rischio, la nazionale sposterà le due amichevoli negli Stati Uniti. Messi ha cercato di giustificarsi, l’infortunio era serio e vero. Respinto al mittente. «Quando i cinesi sospettano che qualcuno sia un potenziale piantagrane, ricorrono sempre a uno dei due metodi: o lo schiacciano o lo issano su un piedistallo» (Lu Kun, politico cinese, 1772-1835).