Corriere della Sera, 10 febbraio 2024
Delitto di Avetrana, Misseri torna libero e il sindaco chiude le strade contro le tv
BARI— Michele Misseri si ostina a ripetere che la giustizia italiana ha fatto un errore. Anzi due, condannando all’ergastolo la moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri per l’omicidio della nipote quindicenne Sarah Scazzi, avvenuto ad Avetrana (Taranto) il 26 agosto 2010. Anche da uomo quasi libero, dopo sette anni nel carcere di Lecce – dove ha preso la licenza media e lavorato alla falegnameria, guadagnandosi la fama di detenuto modello e la scarcerazione anticipata di 595 giorni – ha continuato a dirsi colpevole dell’omicidio, che, secondo sentenze passate in giudicato, è stato commesso da Cosima e Sabrina a causa della gelosia di quest’ultima nei confronti della cugina. Sul punto non ha dubbi il fratello di Sarah, Claudio, che vive lontano da Avetrana: «Ho sempre creduto nel lavoro della magistratura». Mentre il paese sembra voler dimenticare il ruolo di Michele in quella tragedia: «Ha pagato le sue colpe» è il refrain di questi giorni, nei quali le strade vicine alla villetta di via Deledda – che oggi sarà chiusa su ordinanza del sindaco Antonio Iazzi insieme alle limitrofe vie Pirandello, Raffaello Sanzio, Bernini e Verga – tornano ad essere set televisivi e il timore è che ricomincino ad arrivare i “turisti dell’orrore”.
Misseri a quasi 70 anni ha finito di scontare la pena per soppressione di cadavere e diffamazione e tornerà ad abitare nella casa in cui Sarah fu strangolata. Dal penitenziario di Lecce uscirà stamattina, grazie ai quasi due anni di liberazione anticipata ottenuti dall’avvocato Luca La Tanza che ora chiede per lui «un po’ di serenità». La villetta dell’orrore, intanto, è stata sistemata da alcuni parenti e il telo nero usato per sottrarsi ai curiosi è ormai ridotto a brandelli. Tutto è sbarrato da anni,l’altra figlia di Michele, Valentina, vive a Roma. Serrate sono anche le finestre dell’abitazione di Concetta Serrano, la mamma di Sarah (e sorella di Cosima), che vive pochi isolati più in là. Negli ultimi giorni il suo telefono è squillato insistentemente, di tanto in tanto ha provato ad affacciarsi alla finestra ma le telecamere l’hanno indotta a ritirarsi. Dalla sorella e dalla nipote non ha ricevuto parole di pentimento, perché entrambe continuano a dichiararsi innocenti nonostante l’ultima speranza di evitare il carcere a vita ormai resti solo la Corte di giustizia europea. Dalle due donne nessuna parola neanche a Misseri, che ha inviato loro 500 lettere.
Ora ad Avetrana “Michele” è atteso più come uno zio che torna da un viaggio piuttosto che come l’uomo che ha sepolto il corpo della nipote adolescente in un pozzo ricoperto da pietre e, per alcuni mesi, si è autoaccusato anche di averne abusato. «Ha scontato la sua pena, ora va rispettato» ripetono i compaesani. L’insegnante che lo ha avuto come allievo alle scuole serali si ostina a pensarlo estraneo all’orrore: «Michele è al di fuori di tutto quello che è successo». La vicina non vede l’ora di «portarlo in campagna». E gli anziani seduti a un bar lo aspettano per invitarlo «a giocare a carte».
(ha collaborato francesco oliva)