Corriere della Sera, 10 febbraio 2024
In morte del maestro Ozawa
Il 6 febbraio, nella sua abitazione di Tokyo, si è spento Seiji Ozawa, uno dei maggiori direttori d’orchestra al mondo. Nato nel 1935 da genitori giapponesi in Manciuria, Ozawa è cresciuto in Giappone iniziando a studiare pianoforte. Seguendo un’altra passione, il rugby, si ruppe due dita e passò alla direzione d’orchestra.
Partì per l’Europa e nel 1959 vinse il primo premio in un concorso a Besançon iniziando a lavorare con alcuni grandi della musica, tra i quali Leonard Bernstein, diventando suo assistente alla New York Philharmonic nel 1961. Presente al Salzburg festival dal 1966 con Alfred Brendel e poi per altre 47 volte e, nello stesso, nella stagione sinfonica della Scala, Ozawa debuttò in Italia nell’opera alla Fenice nel 1972. Nel 1980, alla Scala, diresse con approccio «di colore» Eva Marton e Luciano Pavarotti nella «Tosca». Dalla metà degli anni Ottanta diresse alla Scala («Oberon» e «Damnation de Faust» con regie di Ronconi e Palli), a Parigi e in ogni parte del mondo. Il 30 luglio 1989 si unì a Solti e Levine nella direzione del «Concerto per Herbert von Karajan» a Salisburgo.
Direttore delle orchestre di Chicago, Toronto e San Francisco trovò la sua casa alla Boston Symphony, la più pittorica orchestra americana. Il suo fu un connubio sonoro fra l’Oriente e la musica europea, specie quella francese. Diede due grandi esiti operistici al Maggio fiorentino con la «Elektra» sullo spettacolo «gestuale» di Robert Carsen e con «La Piccola Volpe Astuta» di Janácek: subito dopo questa direzione gli venne diagnosticato un tumore all’esofago. Negli anni della malattia diresse una Nona di Beethoven disponibile in incisione-live e concerti con Martha Argerich. Molte le onorificenze ricevute. A Tanglewood è a lui dedicata la Seiji Ozawa Hall.