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 2024  febbraio 10 Sabato calendario

Le gaffe di Biden

Joe Biden ha seminato gaffe per tutta la sua carriera politica, al punto che lui stesso nel 2018 si definì con un po’ di orgoglio una «macchina da gaffe». L’anno successivo il commentatore politico del Washington Post Dana Milibank rilanciò: «Non è solo una macchina, è una Lamborghini delle gaffe». L’allora candidato democratico non era riuscito a ricordare lo Stato in cui aveva appena tenuto un comizio. «Cosa può non piacere del Vermont?», aveva chiesto al pubblico del New Hampshire.
Sempre durante la campagna elettorale del 2020 disse che Bobby Kennedy e Martin Luther King Jr. erano stati assassinati negli anni Settanta: «Alla fine degli anni Settanta», precisò, «quando mi sono fidanzato». Aveva sbagliato decennio, e forse anche fidanzamento: alla fine degli anni Settanta ha sposato la first lady Jill Biden; alla fine degli anni Sessanta – Kennedy e Martin Luther King Jr. sono stati uccisi nel 1968 – aveva sposato la prima moglie Neilia, morta in un incidente d’auto nel 1972 insieme alla figlia di un anno Naomi.
Sulla presidenza, 2006
Preferisco stare a casa a fare l’amore con mia moglie mentre i nostri figli dormono
Biden è un uomo di 81 anni provato da una storia personale tragica e con alle spalle una lunga battaglia contro la balbuzie, che nel febbraio 1988 – durante la sua prima campagna elettorale – è sopravvissuto alla rottura di due aneurismi, con un recupero che l’istituto di neuroriabilitazione Moody ha definito «impressionante».
Su Obama, 2008
Barack America, il primo afroamericano con
una buona dialettica, intelligente e pulito
Negli anni ha confuso Margaret Thatcher sia con Angela Merkel, sia con Theresa May; ha parlato con politici morti da tempo; ha annunciato che «100 americani sono morti per Covid»; ha sostenuto che «i ragazzini poveri sono brillanti e talentuosi come quelli bianchi»; ha invitato un senatore statale del Missouri in sedia a rotelle ad alzarsi per ricevere l’applauso del pubblico durante un comizio nel 2008, ai tempi della sua seconda campagna presidenziale; ha affermato di aver conosciuto «otto presidenti americani di cui tre intimamente»; ha morso il dito alla moglie Jill che si sbracciava davanti a lui in un comizio.
Decennio errato, 2020
Bob Kennedy e Martin L. King jr. sono stati uccisi negli anni ’70, quando mi sono fidanzato
Correva per la Casa Bianca, ma quel che pensava del fare il presidente lo aveva chiarito nel 2006: «Preferisco stare a casa a fare l’amore con mia moglie, mentre i nostri figli dormono». Nel 2012, durante un evento di raccolta fondi a Washington, definì invece un gruppo di 200 donatori di origine turca o azera «noiosi come la morte: state là, seduti, a guardarmi. E fate finta che vi piaccio».
Di Obama, di cui è stato vicepresidente per otto anni e che una volta introdusse a un comizio come «Barack America», disse nell’ordine che è stato «il primo afroamericano nella storia d’America», poi «il primo afroamericano con una buona dialettica, intelligente e pulito». Fu ovviamente accusato di razzismo, si difese con un’intervista al Daily Show di Jon Stewart: intendeva, disse, che Obama aveva idee nuove, fresche.
Una volta, però, con Obama fu costretto a scusarsi, dopo aver cambiato involontariamente la storia dei diritti civili negli Stati Uniti: a maggio 2012, durante un’intervista alla rete Abc, disse di essere «assolutamente a mio agio nel lasciare che gay e lesbiche si sposino», obbligando il presidente a una decisione prima del previsto. E così la posizione del presidente passò in fretta da «in evoluzione» a «sostegno». Biden – spiegò Obama – «è andato un po’ oltre le sue responsabilità, ma solo per generosità».
Nel 2019, riuscì persino a bruciarsi da solo l’annuncio della sua terza candidatura, lasciando intendere che fosse in corsa per la presidenza: «Ho il record più progressista fra i candidati», disse durante una cena di partito in Delaware un mese prima dell’annuncio. Poi si corresse: «Non intendevo quello».