Corriere della Sera, 11 febbraio 2024
Giorgia, Teresa, Lorella: quando la bravura va in scena
La lunga cerimonia del 74ª edizione del Festival di Sanremo è stata salvata da tre donne meravigliose: Giorgia, Lorella Cuccarini e Teresa Mannino. Salvata dalla loro bravura, dalla professionalità, da una grazia passionale. Nulla a che vedere con i predicozzi sociali recitati sul palco dell’Ariston dalle gentili ospiti delle precedenti edizioni, quando la salvaguardia della coscienza non è riuscita a redimere il mestiere. Giorgia ha subito preso in mano la situazione ridistribuendo i ruoli: era lei la conduttrice e Amadeus le faceva da spalla, che poi è quello che gli riesce meglio. A un corpo esile, apparentemente fragile, corrispondeva un’autorevolezza degna della sua voce: in breve, ha giganteggiato nella parte inedita di presentatrice. Lorella Cuccarini si è presentata senza rivendicare a parole nessun passato, le è bastato muovere alcuni passi di danza per impossessarsi del palcoscenico: «Io ballerò», «Tutto matto», «Grease», che lei aveva portato a teatro, «La notte vola», «Sugar Sugar», con la comparsata di Fiorello. L’idea degli abiti vintage le ha conferito sobrietà ed eleganza che hanno subito calamitato l’attenzione. E che dire di Teresa Mannino? Forse il più bel monologo fatto a Sanremo: intelligente, asciutto, ironico, intenso, giocondo e pieno di citazioni colte ma non sussiegose, di virtuosi esempi di vita animale, di battute raffinate. Ennesima riprova che gli artisti e i pensatori sono capaci di nascondere la profondità alla superficie. Con un tocco di classe hanno abolito la definizione aziendale di co-conduttrice, versione educata di valletta. Così come ieri sera l’ha abolita Fiorello. Che, nonostante l’inciampo con John Travolta, resta il migliore. Ma è ora che torni al grande varietà, il suo terreno d’elezione. Ai bravi non si perdona il successo, ma soprattutto la generosità.