Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  febbraio 10 Sabato calendario

Periscopio

Grigio è il domani della rivolta / c on lugubri squame di scarlattina. /La nebbia dell’ebbrezza si è dissolta / e addio fiumane di parlantina. / Le turgide promesse vanno in crusca. / Si gonfiano di vento i coribanti, / sempre piú dispettosi e stolidi. Angelo Maria Ripellino, Autunnale barocco, Guanda 1977.

La protesta del 6 gennaio al Campidoglio fu «pacifica e patriottica»: lo ha detto Donald Trump parlando da Mar-a-Lago dopo l’udienza della Corte suprema sulla sua eleggibilità. Ansa.
Washington. Il Senato ha dato il suo primo ok nel voto procedurale sul nuovo disegno di legge che prevede 95 miliardi d’aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan senza misure per rafforzare la sicurezza al confine con il Messico. repubblica.it
Nella prefazione alla raccolta di articoli scientifico-militari Algoritmi di fuoco e acciaio l’ex capo di stato maggiore russo Yuri Baluevskij riconosce la superiorità dell’artiglieria della Nato [con] un’analisi spietata e realistica dello stato dei mezzi russi. Secondo l’ex capo di stato maggiore russo (…) «c’è una superiorità qualitativa dell’artiglieria Nato. (…) L’operazione militare speciale ha rivelato un ritardo significativo nell’artiglieria nazionale e nei sistemi missilistici e richiede un loro riarmo prioritario e radicale nei prossimi anni». Con questa situazione, molti dei bluff di Putin – che però vengono rilanciati acriticamente da tanti utili idioti o collaborazionisti occidentali – vengono di fatto svelati. Baluevskij ridimensiona molto anche la superiorità aerea che i russi hanno grazie al fatto che agli ucraini non sono stati ancora forniti gli F-16 occidentali: (…) «Il compito di sopprimere efficacemente le difese aeree nemiche si è rivelato praticamente impossibile». (…) La diagnosi è tremenda. Molti libri di testo di tattica utilizzati dai generali russi dovranno essere «cancellati dagli archivi». Jacobo Jacoboni, La Stampa.

Per tre giorni osservarono le persone che erano in fila con loro – compagni di scuola e genitori – mentre venivano caricate e portate nel luogo dello sterminio. Un agente della SD [il servizio di sicurezza] scattò delle foto dell’Aktion, catturando immagini di bambini che si nascondevano l’uno dietro l’altro, donne che cercavano di preservare il pudore, famiglie che marciavano verso il plotone d’esecuzione. A gruppi di venti, agli ebrei di Liepaja veniva ordinato di spogliarsi e di allinearsi lungo il margine d’una fossa scavata nella sabbia, mentre il plotone prendeva la mira alle loro spalle. L’ultima cosa che vedevano erano le aspre e frastagliate onde invernali che si frangevano contro la riva. Linda Kinstler, Il contrario dell’oblio, Einaudi 2023.
Ci vuole una bella esperienza diplomatica, ed Elena Basile ce l’ha, per raccomandare a Liliana Segre di comportarsi perbenino, non come i nazisti che la sera accarezzavano i propri bambini dopo aver passato la giornata a mettere nei forni quelli delle razze inferiori. Non sappiamo a quali condizioni Elena Basile – già pressappoco ambasciatrice, ora in ritiro al Fatto Quotidiano – considererebbe assolta Liliana Segre dal dovere di non assomigliare a quelli che l’hanno caricata su un treno per portarla nel campo di sterminio. Basterebbe, se si mettesse la kefiah e sfilasse nel corteo che strilla «Fuori i sionisti da Roma»? Basterebbe, se dicesse che l’invocazione del genocidio degli ebrei non è mica necessariamente fuori posto, perché dipende dal contesto? Basterebbe, ad Elena Basile, se Liliana Segre la smettesse d’onorare il Giorno della Memoria e dimenticasse d’appartenere alla [odiata] schiatta dei nuovi nazisti? Iuri Maria Prado, l’Unità.

Lo psicologo israeliano Carlo Strenger, nel libro Le mépris civilisé pubblicato dopo gli attentati del 2015, scriveva: «In occidente, la libertà non ha più nulla di nuovo o di speciale». Un ostaggio ebreo in mano a Hamas tira meno di un’omelia sul maschilismo. Giulio Meotti, il Foglio.
La scommessa del Partito democratico di Pier Luigi Bersani fu quella di romanizzare i barbari, cioè di fare del Movimento cinque stelle di Beppe Grillo e Roberto Casaleggio una formazione compatibile con i valori e le politiche della sinistra. A più di dieci anni di distanza la scommessa risulta perduta. Il Movimento che non era di destra né di sinistra, nel corso del tempo è peggiorato: sotto la guida di Giuseppe Conte è diventato un coerente partito di destra. Una destra (…) capace d’amalgamare antipolitica, inclinazione assistenzialista e agnosticismo sui grandi valori con tendenze a preferire le politiche reazionarie e antidemocratiche, da Donald Trump a Vladimir Putin. Mario Lavia, Linkiesta.

I trattori spagnoli sono contro i trattori francesi che sono contro i trattori spagnoli. Solo l’Ue, bersaglio di tutti i trattori, potrebbe metterli d’accordo. È il paradosso agricolo. Di cosa parlare stasera a cena (il Foglio).
Piovono, da tutte le principali testate, coraggiose accuse di pubblicità occulta al marchio di scarpe indossate da John Travolta a Sanremo. È la stampa italiana al suo meglio, che non arretra di fronte ai poteri forti, e che non guarda in faccia e piedi nessuno. Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.
Giustizia per John Travolta. Non si prende un grande attore, sia pure con una carriera non sempre felice, e lo si trasforma in un emulo di Romina Power che balla il Ballo del qua qua a Sanremo insieme a due ex animatori da villaggio vacanze nella Calabria anni 80. Antonino D’Anna, ItaliaOggi.
Una volta Raffaele La Capria ci raccontò che Ettore Bernabei, grande capo, anzi inventore della Rai, usava avvertire così i propri collaboratori che si davano arie da intellettuali: «Ricordatevi che noi la televisione la facciamo per quelli che si dondolano dagli alberi». [E] poiché la televisione «la facciamo per quelli che si dondolano dagli alberi» ecco che si spiega tutto, anche il ballo del qua qua con John Travolta. Salvatore Merlo, il Foglio.

Al termine del Cappotto, racconto d’atmosfere spettrali, ben poco resta dell’impiegato Akakij Akakievi perché costui, secondo le parole di Vladimir Nabokov, non sa più esattamente dove si trova, se in mezzo alla strada o nel bel mezzo d’una frase. W.G. Sebald, Soggiorno in una casa di campagna, Adelphi 2012.
Datemi un punto d’appoggio e inciamperò ugualmente. Roberto Gervaso.