la Repubblica, 9 febbraio 2024
La sfida di Elon Musk e la lezione del Golem
La creazione di un essere umano è una delle tentazioni cui molte culture non hanno resistito. Anche la cultura ebraica nella sua lunga storia non è sfuggita a questa tentazione. La Bibbia sembra dare un’implicita approvazione a questa idea quando nel Salmo 8 afferma: “Tu (Signore) lo hai fatto poco meno che Dio”.
Del resto nel racconto della creazione dell’uomo viene detto esplicitamente che l’uomo ha il compito di dominare la Terra, cosa che comporta che l’uomo ha il dovere di utilizzare tutti i mezzi che ha a disposizione per conquistare e trasformare l’ambiente del quale l’uomo è parte, nel rispetto delle sue risorse. Questo atteggiamento ha fatto sì che l’Ebraismo abbia sempre considerato la scienza e lo studio delle leggi che regolano l’Universo come parte fondamentale della ricerca dell’uomo.
La scienza è comunque solo uno strumento – e non l’unico – che l’uomo ha disposizione per migliorare le sue condizioni di vita: l’arte, l’immaginazione, il pensiero, la solidarietà sono altre espressioni che danno un senso compiuto alla funzione – missione – dell’uomo. Nell’esprimere tutte le sue potenzialitàl’uomo non deve dimenticare che non è il padrone assoluto della realtà e che ogni tentativo di sottomettere del tutto la realtà ai suoi desideri non porterà i vantaggi richiesti, se non rispetterà alcune condizioni. Nel fare tutto ciò, l’uomo non deve perdere la consapevolezza che qualsiasi sua azione deve essere fatta continuando a mantenere la responsabilità di ogni suo atto.
In questi ultimi tempi si parla spesso di esperimenti che hanno come conseguenza proprio quella di liberare l’uomo dalle sue responsabilità: l’impianto nel cervello di un uomo di un chip Neuralink è il primo passo verso la costruzione di un “ominide” che abbia le caratteristiche umane, ma non la sua storia.
L’azienda di neuro tecnologie di Elon Musk che sviluppa interfacce neurali impiantabili, ha prodotto un chip cui è stato dato il nome Telepathy e che, come suggerito dal nome, serve a controllare dispositivi esterni con il solo pensiero. Non sono ancora del tutto chiari la tecnologia e i rischi dell’impianto nel cervello. Per quanto approvata dalla Food and Drug Administration, si tratta di una iniziativa privatache, non risulta risponda a un ampio comitato etico che ne valuti i rischi e le conseguenze. Le informazioni che troviamo sulla stampa non ci consentono di dare un giudizio sull’efficacia dello strumento e sulla sua riproducibilità, essenziale per confermarne la scientificità.
A parte gli aspetti tecnici, sarebbe necessario che una ricerca del genere venisse applicata con tutti i criteri che una sperimentazione richiede: accanto alla presunzione che si tratti di un progetto nato per aiutare persone disabili, dall’altra c’è il sospetto che abbia lo scopo di stupire e dimostrare che, con i mezzi economici di cui l’azienda dispone, è possibile fare anche “miracoli”. Comunque la mancanza di un comitato etico che sia stato formato e consultato preventivamente renderebbe problematica la sua immissione nel mercato.
Il tentativo di creare un ominide non è nuovo. Il Talmud (Sanhedrin 65b ) parla di una importante rabbino che, seguendo le indicazioni scritte nel Sefer Yetzira, il Libro della creazione,crea un ominide che poi ucciderà un altro rabbino: l’ominide non è un vero essere umano e viene immediatamente trasformato in polvere.
Molto più noto è il caso del Golem, un essere creato dal Maharal di Praga – il grande mistico Rabbi Yehuda ben Betsalel – per difendere gli ebrei dalle accuse di omicidio rituale. Il problema è che il Golem sfugge poi al controllo del rabbino e finisce per fare molti danni e il Maharal si vede costretto a trasformarlo da uomo vivo a uomo morto. Il Maharal gioca sulla parola Emetscritta sulla fronte del Golem:
Emet vuol dire Verità, e una volta tolta la prima lettera, diventa
Met,cioè Morto; la prima lettera nella parola verità in ebraico è la
Alef,la prima lettera del nome Adamo e del Nome di Dio : quando l’uomo perde la sua Alef,rimane solo il suo sangue (Dam ) e quindi perde la sua anima.
Ghershom Sholem, il grande studioso della Kabbalà, propose di dare il nome Golem al megacomputer ideato dal Weizman, il più importante Centro di ricerche di Israele. Questa metafora del Golem dovrebbe farci riflettere. Così come dovrebbe farci riflettere la strana reazione del computer di bordo della navicella spaziale del film 2001 Odissea nello spazio che non risponde più agli ordini degli uomini al comando che sono costretti a metterlo a tacere, mentre canta la canzoncina Giro giro tondo.
Insomma l’uso della scienza è certamente auspicabile e l’uomo deve saperne fare buon uso, ma non abuso. Il problema è che la responsabilità di ogni decisione deve rimanere nelle mani dell’uomo: solo lo sforzo intellettuale può portare al vero progresso. Certe scelte devono essere coordinate da comitati composti da persone di varie estrazioni culturali e scientifiche: delegare a una macchina il futuro dell’umanità non porterà al progresso, ma al regresso dell’uomo.