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 2024  febbraio 09 Venerdì calendario

Frosinone la città più inquinata. L’aria peggiore in Pianura padana


Siamo a febbraio ma già il bollino rosso per l’inquinamento è scattato da Torino a Venezia, passando per Milano e Bologna. Diversi sindaci hanno emanato ordinanze emergenziali per limitare il traffico nella speranza di ridurre le polveri sottili.
Intanto Legambiente ha scattato la fotografia dei capoluoghi più inquinati del 2023 con il rapporto «Mal’aria». A indossare la «maglia nera» è Frosinone che ha sforato il limite il doppio dei giorni consentiti dalla legge. Per 70 volte la media della concentrazione nell’aria di Pm10 è stata superiore a 50 microgrammi per metro cubo. Un primato già raggiunto nel 2015. «La situazione è complicata – ammette al Corriere il sindaco Riccardo Mastrangeli – e i provvedimenti emergenziali non bastano perché siamo stretti tra i Lepini e gli Ernici. Una morfologia che impedisce un buon ricambio di aria». C’è di più: «Abbiamo il rapporto più alto in Italia di auto per residenti: 81 ogni 100 e come se non bastasse ogni giorno arrivano decine di migliaia di automobilisti per lavoro». Il sindaco prova a invertire la rotta: «Serve cambiare mentalità diminuendo l’uso delle auto, destineremo l’80% dei fondi del Pnrr alla mobilità con bus elettrici che percorreranno corsie preferenziali, un nuovo ascensore inclinato per collegare la parte alta con quella bassa e parcheggi fuori dal centro. Dobbiamo agire subito perché i dati sulle malattie polmonari ci preoccupano».
Tornando alla classifica, Torino (66 giorni) perde lo scettro 2022 ma è pur sempre seconda. Sul podio salgono Mantova e Treviso (63 giorni). Poi Padova e Venezia (62), Rovigo (55), Verona (55) e Vicenza (53), Milano (49), Asti (47), Cremona (46), Lodi (43), Brescia e Monza (40), Alessandria (39), Ferrara e Napoli (36). Male, soprattutto la Lombardia e il Veneto: tranne Belluno e Varese tutte le città delle due regioni sforano.
C’è un miglioramento rispetto al 2022: da 29 si passa a 18 città fuorilegge. «È principalmente dovuto alle condizioni meteo “favorevoli” del 2023», ribatte Legambiente. Il suo dg Giorgio Zampetti aggiunge: «Sono conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni ma ci sono ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali. Serve un cambiamento radicale, attuando misure strutturali e integrate, capaci di impattare efficacemente sulle diverse fonti di smog: dal riscaldamento degli edifici all’industria, all’agricoltura e la zootecnia fino alla mobilità».