Corriere della Sera, 9 febbraio 2024
Biografia di Eric Zemmour
PARIGI Eric Zemmour non ha mai nascosto la sua predilezione per l’Italia e gli italiani, un affetto così forte da considerarli – specie se del Nord – come delle specie di francesi, che per lui è il massimo dei complimenti. «Io penso che l’Italia, o in ogni caso l’Italia del Nord, avrebbe dovuto essere francese – ha detto una volta, nel luglio 2021, in tv —. Non c’è differenza tra Milano e Nizza. È tutto lo stesso popolo, la stessa città, la stessa architettura, lo stesso spirito. Avrebbe dovuto esserci una grande Francia... Ma tralasciamo il fallimento del mio amico Napoleone Bonaparte». Al di là della passione personale per storia, cucina e vacanze, l’italofilia del fondatore di Reconquête – il partito ormai alleato di Fratelli d’Italia in Europa – ha ricadute politiche, a Parigi e a Bruxelles.
In Francia, l’ex opinionista del Figaro e autore di bestseller come Il suicidio francese e La Francia non ha detto la sua ultima parola, 65 anni e tre figli, ha sempre portato a esempio l’integrazione riuscita degli immigrati italiani per metterla a confronto con quella – mancata – degli stranieri di origine islamica. Zemmour non è contro gli immigrati in generale, si batte contro quelli islamici: perché secondo lui sono i musulmani, almeno quelli che mettono le leggi di Allah al di sopra di quelle della République, a non potersi assimilare.
Lo si legge anche nel suo programma «Perché la Francia resti la Francia» da candidato all’ultima corsa all’Eliseo, nel 2022, quando ha raccolto un deludente 7 per cento: «Sono figlio di una famiglia modesta, ma amorevole e sempre dignitosa. Sono nato nella banlieue di Parigi, a Montreuil, e sono cresciuto a Drancy. Ho conosciuto gli ufficiali giudiziari che bussano alla porta, le difficoltà per pagare l’affitto. Non eravamo ricchi ma avevamo il culto del merito e dell’impegno (...). I miei genitori, ebrei d’Algeria, hanno vissuto l’arrivo in Francia come un’opportunità straordinaria e mi hanno trasmesso l’amore per questo Paese (...). Ho conosciuto le case popolare pacifiche, dove i francesi coabitavano con gli italiani, gli spagnoli, i portoghesi, gli armeni... Ma poi ho visto nascere il disordine, la delinquenza radicarsi e l’identità svanire. L’inizio della grande sostituzione».
È il cuore della visione politica di Zemmour. Da una parte i veri francesi che credono nei valori della patria, che abbiano origini italiane o ebraiche algerine non importa; dall’altra gli immigrati o i figli e nipoti di immigrati musulmani, che secondo lui non vogliono diventare francesi, semmai prendere il loro posto.
Ma l’Italia e gli italiani sono un esempio per Zemmour anche nella politica europea, perché Giorgia Meloni ha realizzato in Italia quell’«unione delle destre» che è l’obiettivo di Zemmour e della sua capolista Marion Maréchal, in Francia e in Europa.
A Parigi, Zemmour spera che la destra gollista dei Républicains finisca per allearsi con Reconquête e con il Rassemblement national di Marine Le Pen in una coalizione che potrebbe conquistare il potere. A Strasburgo, la capolista Marion Maréchal lavora per avvicinarsi al Partito popolare europeo e staccarlo dall’abbraccio con i socialisti. Intanto, la nipote di Marine Le Pen è riuscita a fare entrare Reconquête nel gruppo dei Conservatori e riformisti (ECR), di cui è presidente Giorgia Meloni. Zemmour è pronto a rientrare in gioco.