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 2024  febbraio 09 Venerdì calendario

Cosa c’è nel caveau di Bakitalia

Una miniera di oggetti e di scritti, uno spaccato della storia italiana diversi metri sotto terra. Dal Collare dell’Annunziata, massima onorificenza del regno conferita a Benito Mussolini da Vittorio Emanuele III già del 1924 – questo era noto – a un medaglione di giovani ebrei, che oggi scopriamo che sono lontanissimi parenti della senatrice Liliana Segre. Il tutto dentro un grande caveau della Tesoreria della Banca d’Italia. Attenzione: non è quello del cosiddetto tesoro dei Savoia (è dell’Italia), che è conservato sotto Palazzo Koch, questo è un altro. Un arcipelago di sacchi e buste il cui contenuto è ora in larga parte noto e contenuto nel libro Beni svelati, frutto di un lavoro di oltre cinque anni di una commissione composta da 26 membri, rappresentanti di varie articolazioni del Mef, Ministero della cultura, e Banca d’Italia, soggetto depositario dei beni e il cui dg Luigi Federico Signorini ha presenziato alla presentazione.


Nel caveau come detto c’è di tutto, compresi oggetti, preziosi, monete, medaglie e valuta estera, requisiti durante la Seconda guerra mondiale dalle autorità di occupazione anglo-americane e da queste riconsegnate al Governo italiano, ma anche beni presumibilmente appartenenti a rami collaterali di Casa Savoia, oggetti preziosi vari, monete, medaglie e valuta estera.


È alla Tesoreria provinciale di Como che nel giugno del 1945 il Prefetto reggente della provincia di Como, Avv. Virginio Bertinelli, alla presenza del Capitano Leonard Osmond, ufficiale finanziario alleato, consegna le innumerevoli preziose decorazioni che fanno parte del cosiddetto Medagliere Mussolini e che ancora oggi, pur acquisite al patrimonio dello Stato, sono ricomprese tra i beni depositati presso la Tesoreria statale. Come pure, alle sezioni di Tesoreria di Tripoli e di Bengasi pervengono corpi di reato e valori sequestrati in loco, successivamente trasferiti alla Tesoreria centrale. I depositi testimoniano, poi, storie dolorose e meno conosciute, come quella della


comunità italiana residente in Grecia che, durante l’occupazione nazista nel corso del secondo conflitto mondiale, tentò di salvare il salvabile affidando i beni più cari alla Regia legazione d’Ungheria: missive, fotografie, risparmi, banconote, libretti postali e bancari. Tutto materiale che arrivò al Ministero del Tesoro solo nel 1962 tramite l’intervento dell’Ambasciata italiana ad Atene.


Via dei Mille – questo l’indirizzo della sede distaccata della Bankitalia – è anche scrigno di testimonianze della storia economica del Novecento, di eccezionale valore documentario, come alcuni documenti del prestito che il finanziere J.P. Morgan junior concesse allo Stato italiano nel 1925 o il certificato del 1945 che attesta la sottoscrizione italiana al capitale della nascente Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo di Basilea, che c’è ancora oggi. E poi banconote e monete italiane e straniere, francobolli, certificati rappresentativi di titoli di Stato nazionali ed esteri, ormai prescritti.


C’è su tutto una data di inizio, 28 dicembre 1908, quando la città di Reggio Calabria venne praticamente rasa al suolo e devastata dal successivo tsunami e dallo sciame sismico. La storia degli oggetti rimasti depositati nella Tesoreria dello Stato nasce proprio da qui, dalle macerie del terremoto, per contrastare il fenomeno dei saccheggi. Oltre a un po’ d’oro c’erano oggetti per gli usi più disparati, che testimoniano la peculiarità del loro ritrovamento. Si va dagli orologi da tasca (il gruppo più numeroso) ai manici d’ombrello e di bastone, ai cucchiaini; e poi montature d’occhiali, portasigarette, portabiglietti da visita e oggetti di uso comune come un uncinetto e un servizio da cucito; e infine piccoli gioielli, monili vari come orecchini, anelli, bracciali, gemelli, catene. Poi c’è la storia del prestito sovrano concesso alla Polonia nel 1924 per 400 milioni, garantiti dallo Stato e piazzati dalla Banca Commerciale, tasso al 7%. Ci sono molti sacchi che testimoniano la vicenda, e anche un documento che guardava lontano: «Nel caso di invasione armata della Polonia, il Governo italiano avrà diritto di far innalzare la bandiera nazionale d’Italia sugli edifici appartenenti al Monopolio dei tabacchi della Polonia, sottoposti alla garanzia ipotecaria del Prestito…». E poi storie di persone coraggiose come Babette Maria Fürstenberg, nata Bloch, una tra le tante giovani guide ebree che in quegli anni assistevano nella fuga (Brikhah) i gruppi di profughi ebrei “illegali”. Lo proverebbero le diverse valute che forse venivano utilizzate per i viaggi e per gli spostamenti nei diversi Paesi e che vennero sequestrate insieme ai suoi gioielli e portafortuna, tra cui spicca la medaglietta di san Cristoforo, protettore dei viaggiatori. Ebrei erano anche i fratelli Dario e Tullio Lovvy, morti nella Grande guerra, i due giovani il cui ceppo familiare arriva fino a Liliana Segre. A loro apparteneva un medaglione, che non era un pezzo unico: l’altro era finito in mano tedesca requisito a deportati nella Risiera di San Sabba, ma dopo la guerra verrà ritrovato, rispedito a casa e la Comunità ebraica triestina lo invierà al memoriale dello Yad Vashem. Ma c’è anche un dossier su Guido Buffarini Guidi, gerarca fascista giustiziato: alcuni dei suoi beni sono stati restituiti alla famiglia, diversi altri sono nel caveau, tra cui orologi e una macchia da scrivere Olivetti Studio 42. Una domanda, alla fine: quanto vale tutto questo? Il testo elenca una serie di caveat, ma alla fine arriva a una stima: 34 milioni di euro.