il Fatto Quotidiano, 9 febbraio 2024
La repubblica dei “figli di”
E oggi tocca a Gabriele Visco, rampollo dell’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, con posto e stipendio di manager al calduccio in Invitalia, essere il frontman di una band che abbonda di musicisti e strumentisti: quella dei figli di papà e dei parenti d’Italia, di coloro che fanno carriera perché sono bravi, certo, poiché certi cognomi sono solo una coincidenza.
La cronaca degli ultimi mesi, con i Verdini padre (Denis) e figlio (Tommaso), peraltro legati, attraverso Francesca Verdini, al ministro delle Infrastrutture nonché leader della Lega, Matteo Salvini, racconta intrecci di famiglie di fatto che abitano gli attici della politica. Nel caso di Denis e Tommaso, però, abitano anche stanze delle procure, poiché sono indagati per corruzione nell’inchiesta romana sull’Anas. Il che dimostra quanto sia importante – al netto dell’epilogo giudiziario nell’eventuale processo – il contrasto ai reati contro la Pubblica amministrazione.
Tuttavia, com’è noto, oggi il Senato voterà per l’abolizione dell’abuso d’ufficio voluto dal ministro della Giustizia Nordio. Questo è il ritratto del Paese attuale che, da tempo, è afflitto da un’altra “patologia”, quella del tengo famiglia, tanto in voga che anni fa diede il nome a una celebre inchiesta, sulla quale torneremo nelle prossime righe: “the family”.
L’“amichettismo” e il “familismo” non sono certo un’invenzione di chi governa oggi. Esistono da sempre a tutte le latitudini, geografiche e politiche, da tempo ormai immemorabile. E spesso dilagano nelle aziende partecipate dallo Stato se non nelle stanze dei ministeri, oppure nelle aule universitarie, lì dove c’è una sedia che conta, insomma. Ma partiamo dagli ultimi arrivati. Musica a palla, nel paese del familismo, del cognato ministro o ministro cognato Francesco Lollobrigida, una telefonata alla segreteria dell’Ad e i treni si fermano a comando, provateci voi che non siete parenti di nessuno. Politica, università, società partecipate, aziende di stato sono il brodo di coltura del “tengo famiglia” e della raccomandazione familiare.
Il magnifico rettore L’ateneo in casa
Ha fatto sorridere qualche anno fa i casi della famiglia Girone, con Giovanni, ex magnifico rettore dell’università di Bari, professore di Statistica, sua moglie Giulia Sallustio, tre figli e un genero tutti docenti nella stessa facoltà. O della famiglia Massari, con Lanfranco professore di economia aziendale, due fratelli e almeno cinque tra figli e nipoti. O della famiglia Tatarano, con il padre Giovanni e due figli, tutti docenti di diritto privato e tutti nello stesso corridoio. Un paio di anni fa il Fatto ha raccontato del concorso vinto all’Università di Cassino dall’onorevole Piero De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca: per la cattedra di docente associato di diritto comunitario c’era solo un candidato, lui.
Rampolli e nipoti mogli e mariti
Qui ci vorrebbe un libro. A cominciare proprio da Piero De Luca, del quale dovremmo chiederci se la scalata a Montecitorio sarebbe avvenuta senza quel cognome. Continuando – tra parlamento e consigli regionali – per Stefania e Bobo Craxi, il nipote Giuseppe De Mita, i coniugi Fassino, Clemente e Sandra Mastella, il primo che nel 2008 da ministro di Giustizia assistette impotente alla misura cautelare della seconda (poi assolta, come il marito) che in quei giorni presiedeva il consiglio regionale della Campania.
E poi l’inchiesta del pm Henry John Woodcock sui maneggi economici della Lega, non a caso chiamata “Family”, dal nome di una cartellina che conteneva l’elenco dei finanziamenti alla famiglia di Umberto Bossi, papà di Renzo “Trota” Bossi, eletto nel 2010 nel Consiglio regionale della Lombardia. Si dimise due anni dopo per una questione di rimborsi elettorali, che gli vale anche un’inchiesta poi finita in prescrizione. Il padre, appellandolo “Trota”, d’altronde intendeva specificare che non lo reputava il suo delfino: e infatti Renzo oggi, seppur giovane, è già un “ex” della politica.
In Campania, poi, nel consiglio regionale vige una sorta di diritto dinastico: nemmeno fanno più notizia gli eletti figli di ex eletti, come se il seggio si tramandasse dopo una riunione in cucina.
I figli in Figc Piccoli ministri crescono
Nella Figc guidata da Gabriele Gravina hanno trovato posto due – ben due – figli di ministri. La prima a entrare è stata Marta Giorgetti, figlia di Giancarlo Giorgetti, che si è vista trasformare lo stage in un contratto a tempo determinato per occuparsi di organizzare le partite della nazionale allo stadio. Poi è arrivato Filippo Tajani, secondogenito di Antonio Tajani, tra i primissimi a salire a bordo della barca di Euro 2032.
Protezione (di stato) Civile la cura Bertolaso
Ve lo ricordate Guido Bertolaso? Al tempo in cui era padrone assoluto della Protezione civile assunse Carola Angioni, la figlia del generale, poi Eugenio D’Agata, figlio della responsabile del personale di palazzo Chigi, quindi una nipote di Bernabei, la figlia del prefetto D’Ascienzo. Quattro cognomi di una lista lunghissima.
Mi raccomando i bus Il record di Atac Roma
Fece scalpore, ma oggi nessuno più si indignerebbe, quel che accade tra il 2008 e il 2010 all’Atac, la società di trasporto pubblico di Roma, quando mise a segno 854 assunzioni. L’amministratore delegato di Atac Adalberto Bertucci ingaggiò il marito della figlia. Suo nipote Fabio sponsorizzò la sua segretaria, detta la “zarina”. Vennero reclutate l’ex compagna del deputato Marco Marsilio (oggi presidente dell’Abruzzo) mentre l’assessore alla mobilità del comune di Roma ebbe assegnata la fidanzata, il fratello della fidanzata, la moglie del suo capo staff.
Parenti d’Italia Fratelli e cognati
Del cognato Lollobrigida abbiamo accennato. Compagno della sorella della premier Giorgia Meloni, dunque ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. In quota Fratelli d’Italia, che sarebbe meglio ribattezzare Parenti d’Italia. La sorella di Giorgia, Arianna Meloni, è infatti diventata responsabile della segreteria politica e del tesseramento del partito. Quando glielo si fa notare, Giorgia risponde piccata: “Mia sorella è da 30 anni militante di FdI, forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri, l’ho messa a lavorare al partito mio”. Menzione finale per il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, Geronimo, nominato nel Cda del Teatro Piccolo.