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 2024  febbraio 08 Giovedì calendario

Intervista a Pino D’Angiò


“Convention Dc, Firenze. Non so perché avessero chiesto a me di presentarla”.
Che accadde, Pino D’Angiò?
Faccio uno spettacolino, poi dico: ‘Chiamo qui il presidente del Consiglio Giovanni Goria, un personaggio davvero INQUIETANTÈ.
Ma come ‘inquietante’?
Una stronzata pazzesca, ero in confusione. Volevo dire “importante”. Goria mi guardò malissimo.
Gaffe epocale.
La mia specialità. Con la Nazionale Cantanti andammo a San Patrignano. Spogliatoi divisi, però si sentiva tutto. Feci la battuta, senza cattiveria: ‘Se a questi fanno l’antidoping vinciamo a tavolino’.
Come finì?
6-0 per loro. Erano giovani, sani. Entrarono in campo col coltello fra i denti.
Lei era terzino.
Sfida contro l’Italia femminile. Il nostro manager: ‘Ricordate, sono donne e professioniste, non fate falli inutili’.
Giusto.
Marcavo la centravanti Carolina Morace. Palla lontana, lei mi rifila una gomitata nello stomaco e scatta via.
Restò a terra come ad Aspettando Sanremo ’89.
Simulai uno svenimento davanti allo spaventato Claudio Lippi.
Perché?
Era un’eliminatoria per accedere al Festival. Aragozzini mi aveva fortemente voluto, ma i miei discografici non avevano big stranieri da offrire per il Palarock. Prima ancora di cantare vennero a informarmi che sarei stato scartato in favore di un concorrente di una major.
Trovò l’escamotage.
Telefonai a mamma: ‘Non credere a nulla di quello che vedrai in tv’. Altrimenti le sarebbe preso un colpo.
Domani torna trionfalmente da ospite all’Ariston, duettando con i BNKR 44 sulla sua mitologica Ma quale idea.
C’è voluto Amadeus per accorgersi di questa mia canzone che dopo più di 40 anni è ancora nelle orecchie della gente. E l’omaggio dei BNKR 44: tra i giovani sono musicisti veri. Sarà una versione molto originale.
Ma quale idea vendette 12 milioni di copie.
Per i primi due anni non vidi una lira. La casa discografica, la RI-FI, stava fallendo. Mi spettavano 1 miliardo e 200 milioni, ci pagò i creditori.
Però non le è andata male. Ha cambiato la storia del pop italiano.
Giuro che non l’ho fatto apposta. Una rivista americana mi ha indicato pure come il padre della trance-music. Il mio The age of love vendette 20 milioni di copie. Sono un cantante nonostante me stesso. Cantante è l’unico mestiere definito da un participio presente. Il medico non lo chiamano “guarente” o il falegname “segante”.
Ha fatto tante altre cose. Laurea in Medicina.
Mai esercitato, per i pazienti sarebbe stato un massacro. Mio padre ci teneva, anche dopo il primo disco d’oro mi ripeteva: quando ti trovi un vero lavoro? Conoscevo un sacco di primari per gli eventi di beneficenza, per gli ultimi esami mi raccomandarono ai loro amici docenti. Non dicevo una parola, mi davano 27. Mi sono laureato con 68, voto che equivale a “fai schifo”.
È stato nel cinema.
Sempre in ruoli da cattivo. Tornatore mi volle tra i criminali nel Camorrista, Zeffirelli mi aveva scelto per essere Jago in un Otello da girare in Marocco. Produzione americana, c’era il rischio di attentati, non se ne fece più nulla.
Il doppiaggio.
Oreste Lionello mi volle nella sua cooperativa. Dopo un’ora in studio stavo per arrendermi. Lui insistette. Ne La rosa purpurea del Cairo di Allen davo voci diverse a tre personaggi.
Torniamo al colpaccio di Ma quale idea.
La scrissi seduto, per me era una filastrocca con chitarra. La mia ragazza, oggi moglie, Maria Teresa la trovava disgustosa.
Il playboy sbruffoncello, un po’ Buscaglione…
Fu Nino Castelnuovo a farmi notare che i miei personaggi erano dei perdenti. Come me.
L’eterna sigaretta in bocca, anche sul palco.
Ne fumavo 50 al giorno. Poi il tumore alla gola, cinque operazioni. A novembre mi hanno tolto un polmone. Per fortuna ne avevo due… A 70 anni sto meglio di quanto pensassi, peggio di quanto sperassi.
Ha girato il mondo. Presentò Miss Universo in Venezuela.
Allora non parlavo bene lo spagnolo. Dopo, chiesi al mio manager come fossi andato. Lui: ‘Non si è capito un cazzo’.
Oggi ha un album pronto, continua a far concerti. A giugno sarà al Nameless Festival sul Lago di Como.
Sono stato ovunque. Tanto tempo fa, a un prestigioso evento in Puglia, nel mezzo del concerto salì sul palco un tizio con giacca e cravatta improbabili. Faceva gesti nervosi. Pensai a una bomba.
Che voleva?
‘Ferma, ferma! È il momento di sorteggiare il maiale!’. A metà canzone.