Corriere della Sera, 8 febbraio 2024
Intervista a Loredana Bertè
SANREMO Pazza o santa. Ieri e oggi. Tanto Loredana Bertè era considerata pazza ieri, quanto oggi è diventata un santino. La metamorfosi ci ha messo anni a compiersi. La prima posizione per «Pazza» nella serata di debutto, quella in cui votava la giuria della Sala Stampa, è la conferma della transizione. Anche perché la sua interpretazione ha avuto qualche inciampo vocale. È sembrato quasi un premio alla carriera. «Mi fa sentire amata e mi fa piacere anche perché io non mi amo abbastanza come dico nella canzone. Ho visto Ama che annunciava la classifica: per fortuna ero sdraiata a letto, altrimenti sarei svenuta. La mia comfort zone è ultimo posto», raccontava ieri. Nel pendolo fra la santificazione e la follia non vuole darsi una collocazione: «Sono gli altri che mi hanno chiamato pazza o santa, io rimango sempre la ragazza che per poco già s’incazza e non si fa mettere etichette, una ribelle libera di essere se stessa. E in questo momento sono pazza di me».
Eppure la sua vita e la sua carriera sono state in perenne oscillazione, sempre agli stremi e mai in mezzo. Una famiglia disfunzionale, il padre violento, la morte tragica della sorella Mia Martini. Non facile. In binari della carriera come le montagne russe. Il debutto supersexy nel 1972 con le foto per l’album «Streaking» e la cover di Playboy. Il Sanremo col finto pancione. Chissà se ci fossero stati i social, altro che gli haters di Elodie. «Prima di tutto ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole. Lo chiede a me che sono stata censurata con il primo album? Quello che non mi piace è che oggi vedo che tante conquiste date per consolidate vengono messe in discussione, non va per niente bene». Nel 1975 uno dei picchi con «Sei bellissima», quindi l’incontro con Fossati, e a cavallo con gli anni 80 la consacrazione a icona con «... e la luna bussò», «Non sono una signora» e «Il mare d’inverno».
Momenti bui
Le provocazioni,
i successi, le nozze con Björn Borg, le crisi. «Mi facevo male da sola»
A fine anni 80 il matrimonio con il campione di tennis Björn Borg è un buco nero: lui la vorrebbe chiudere nel suo recinto dorato, la carriera finisce in stand by. Entrambi, in momenti diversi, tentano il suicidio. Si lasciano, ma la ripartenza non arriva mai, il motore non si riaccende, i posti che ospitano i suoi concerti si rimpiccioliscono e i titoli dei giornali sulle sue crisi diventano sempre più grandi. Viene esclusa dal Sanremo 2008 per plagio, sembra finita. Momenti bui che ricorda anche in questa canzone sanremese, quando racconta di essersi odiata e anche perdonata. Di picconate, sia alla figura pubblica che alla donna, ne ha tirate... «Diciamo che il male che mi sono fatto come persona me lo sono fatto anche come artista. Ci sono stati momenti neri in cui mi sono odiata e ho passato le giornate a guardare il soffitto».
Da qualche anno l’agenda è tornata ad essere piena. Una decina d’anni fa le prime presenze nei talent televisivi, The Voice e Amici, sembravano l’ultima spiaggia. E invece è successo qualcosa. Il suo modo di fare stralunato, i suoi interventi fuori dagli schemi, un’emotività fragile che la fa entrare in contatto empatico con gli altri: quello che sembra un picconare il mito, ai limiti della macchietta, è invece un nuovo modo di mostrarsi. È la zia di tutti. La rocker coi capelli turchini. Emma l’ha soprannominata «la mia mamma rock». Non c’è solo la tv, che la vuole sempre più in prima fila, ma anche i colleghi che vogliono collaborare con lei: prima le colleghe come Fiorella Mannoia, Elisa, Alessandra Amoroso, quindi arrivano anche i tormentonisti come Rovazzi e i Boomdabash. Non se lo spiega: «Io sono rimasta sempre la stessa, certamente le canzoni degli ultimi anni mi hanno aiutato e il pubblico non mi ha mai abbandonato, sono arrivati anche tanti giovani e bambini». Buon Festival, che sia pazzo o santo.