Il Messaggero, 7 febbraio 2024
Biografia di Annemarie Schwarzenbach
Ad Annemarie Schwarzenbach sono stati dedicati articoli, canzoni, film, biografie. Una, di Melania Mazzucco, si intitola “Lei così amata”. Il titolo si ispira ai versi di Rilke, trascritti in parte. “Lei così amata che più pianto trasse/ da una lira che mai da donne in lutto;/ così che un mondo fu lamento in cui/tutto appariva: bosco e valle/villaggio e strada, campo e fiume e belva;/ e sul mondo di pianto ardeva un sole/ come sopra la terra, e si volgeva/ coi suoi pianeti un silenzioso cielo, un cielo in pianto di deformi stelle – lei così amata”. Parole che si addicono anche ad Annemarie, che è stata davvero “la così amata”. Da tanto amore, però, non ha tratto nutrimento, serenità, sicurezza. Scrittrice, fotografa, archeologa, giornalista, globe-trotter, la bellissima e talentuosa ereditiera svizzera aveva ricevuto, alla nascita, tutto quello che si può desiderare per entrare nella schiera degli eletti. Non le sarebbe bastato per essere felice.
LA FAMIGLIA
Nata a Zurigo il 23 maggio 1908, Annemarie è figlia di un ricchissimo industriale tessile e della contessa Bismarck. Quest’ultima esercita un’influenza morbosa sulla bambina, che porta spesso con sé, vestendola da paggetto. É una mise che le si addice, perché già da piccola Annemarie ha un fascino androgino, da “arcangelo caduto”. Ma sua madre “è una vera arpia”, come riporta Cristian De Stefano. La famiglia Schwarzenbach abita in una immensa tenuta a Bocken e Annemarie adora girare in bicicletta. O meglio, adora correre in discesa senza le mani sul manubrio. Viene educata in casa, poi studia all’università di Zurigo. Brilla in tutto, incanta tutti, suona magnificamente il piano. Comincia con una girandola di storie con altre donne, sempre molto più grandi di lei. La madre, che ha a sua volta relazioni saffiche ma nascoste, è infastidita da quell’atteggiamento esibizionista. Annemarie è insofferente, non tollera gli schemi borghesi, vuole fuggire. A rendere più claustrofobica l’atmosfera è il fatto che i genitori hanno simpatie spiccate per il nazismo nascente, mentre la ragazza sarà sempre concretamente avversa a Hitler.
IL MONDO SCANDALOSO
Dopo l’università, parte per Berlino e diviene amica dei figli di Thomas Mann, Erika e Klaus. I due appartengono al mondo scandaloso della Mitteleuropa anni ’30, però giocheranno un ruolo nella resistenza al nazismo. Luci e ombre. Nelle folli notti berlinesi, i Mann iniziano Annemarie agli stupefacenti, alla morfina, “il rapido sollievo”. Sono sempre i Mann, tuttavia, a incoraggiarla a scrivere. La fascinosa ereditiera – che il poeta Roger Martin definirà “angelo inconsolabile” e Thomas Mann “angelo devastato” – fa strage di cuori. Fra i suoi spasimanti c’è Albrecht Haushofer: anni dopo, sarà condannato a morte per aver cercato di eliminare Hitler. Ma Annemarie è innamorata di Erika, che non la ricambia. Aiuta economicamente i giovani Mann, che non sempre ne parlano bene
A incanalare l’inquietudine della ragazza ci sono i viaggi. “Il viaggio mi sembra, più che un’avventura e un’escursione in luoghi insoliti, un’immagine concentrata della nostra esistenza”. E ancora: “Il viaggio... che a molti appare come un bel sogno, un gioco seducente, la liberazione dal quotidiano, la libertà per eccellenza, in realtà è impietoso, una scuola per abituarci all’inevitabile corso della vita, all’incontro e alla perdita”. Nel 1933 va in Medio Oriente, fa parte di spedizioni archeologiche in Siria e in Iran, si reca in Anatolia, Libano, Palestina, Iraq. “La nostalgia dell’assoluto è senza dubbio la reale motivazione di ogni vero viaggiatore”. Scrive un libro, Inverno in Asia minore, poi altri. Ha l’animo gitano, ma non basta a liberarla dei suoi fantasmi né dalle sue dipendenze. Sposa nel 1935 il diplomatico francese Claude Clarac, omosessuale, per “proteggersi a vicenda”. La coppia va in Iran, poi lei si stufa e torna in Svizzera. Scrive Morte in Persia, in cui narra la liaison con la figlia di un diplomatico turco. Va in America ma sta male, fuma molto, si droga, è magrissima. Eppure non si arrende. Con Ella Maillart parte da Zurigo e raggiunge l’India a bordo di una Ford, attraversando l’Afghanistan. Scatta un’infinità di foto, scrive diari e reportages giornalistici, annota ogni cosa.
LE RELAZIONI
Intanto scoppia la II Guerra Mondiale. Annemarie ha altre relazioni omosessuali, dà scandalo, la famiglia la interna in un terribile ospedale psichiatrico. Ne esce, parte per i Baltici, quindi per la Russia, gira il mondo, tenta di disintossicarsi, ritrova il marito a Rabat nel ’42. É in Engadina, quel fatale 17 settembre 1942. Deve andare in calesse da un notaio per comprare una casa ai Mann. Incontra un’amica in bicicletta e baratta il calesse con questa. Cede alla tentazione di andare senza mani, cade, batte la testa. Resta in coma per giorni, ormai prigioniera della madre, che distruggerà i suoi manoscritti e le sue foto. Muore il 15 novembre, ma nessuno viene avvisato e nessuno va ai funerali. “Sono sempre sola”, aveva annotato tempo addietro. Tre anni dopo, però, Haushofer, in attesa di essere giustiziato, scriverà un’ultima poesia per lei. La così amata.