7 febbraio 2024
“LA STORIA DEI SAVOIA È UN'ININTERROTTA VICENDA DI ‘GIRI DI WALZER’ DIPLOMATICI, D'INCOERENZE E TRADIMENTI” - LO STORICO FRANCO CARDINI FA A PEZZI LA CASATA: “MI SENTO OSTILE ALLA DINASTIA SABAUDA: E NON AL SOLO VITTORIO EMANUELE III, NÉ SOLO PER LE LEGGI RAZZIALI DEL 1938 O PER L'INFAME CONDOTTA DALLA VIGILIA DEL 25 LUGLIO ALLA FUGA DELL'8 SETTEMBRE. NON SI SALVANO NEPPURE IL "RE TENTENNA" CARLO ALBERTO; NÉ VITTORIO EMANUELE II CHE PER AMBIZIONE ABBRACCIÒ LA CAUSA INFELICE DI UN'ITALIA UNITARIA; NÉ UMBERTO I, CANNONEGGIATORE DI OPERAI E ARTEFICE D'UNA SCELLERATA GUERRA ITALO-ETIOPICA. DEL "RE DI MAGGIO" UMBERTO II, MEGLIO È TACERE PER CARITÀ DI PATRIA…” -
Per me, nato nel 1940, casa Savoia è ancora straordinariamente familiare ed è vivissimo il suo dramma nei miei ricordi di bambino e di ragazzo. […] Confesso quindi che […] mi sento profondamente ostile alla dinastia sabauda: e non al solo Vittorio Emanuele III, né solo per le leggi razziali del 1938 (che spero abbia firmato esclusivamente per viltà: il che è comunque indegno di un re e anche di un uomo), o per l'infame condotta dalla vigilia del 25 luglio alla fuga dell'8 settembre.
Al "Re Soldato" e Primo Maresciallo dell'Impero non perdono l'entrata dell'Italia in guerra del 1940 (era lui, non Mussolini, il capo dello Stato), ma nemmeno la guerra di Libia del 1911 contro l'impero ottomano che era molto vicino alla Triplice Alleanza della quale l'Italia faceva ancora parte, né la condotta proditoria contro l'Austria vilmente maturata con il patto segreto di Londra e sfociata nel voltafaccia sleale e nel macello inutile e orribile del '15-'18, né l'aggressione del 1935 all'amica Etiopia, né il comportamento prima succube quindi sleale nei confronti del Duce.
Ma la mia avversione contro l'ex casa regnante va ben oltre. La storia dei Savoia – con poche eccezioni, come quelle del principe Eugenio nel Settecento o del duca Amedeo d'Aosta nel secolo scorso – è un'ininterrotta vicenda di "giri di walzer" diplomatici, d'incoerenze e di autentici tradimenti.
Non si salvano neppure il "Re Tentenna" Carlo Alberto; né il Re Galantuomo Vittorio Emanuele II che per ambizione e per slealtà nei confronti delle cancellerie di mezza Europa abbracciò la causa infelice di un'Italia accentrata e unitaria secondo il modello bonapartista (mentre tutta la storia della penisola è strutturalmente policentrica, quindi indirizzata al federalismo: avevano ragione Rosmini e Cattaneo); né il Re Buono Umberto I, cannoneggiatore di operai e artefice d'una scellerata e sfortunata impresa coloniale, la prima guerra italo-etiopica.
Del Re Soldato Vittorio Emanuele III abbiamo già detto. A proposito del "Re di Maggio" Umberto II, meglio è tacere per carità di patria. Della sua consorte Maria José, che non mi stava simpatica, mi dice un gran bene l'amico e collega Agostino Paravicini Bagliani che ha collaborato con lei nell'ambito d'istituzioni culturali da lei sostenute: e dell'illustre storico del pontificato romano mi fido. Quanto ai figli dell'ultima coppia regnante, ho personalmente stima di Maria Gabriella: ed è tutto.
[…] Vittorio Emanuele di Savoia, pretendente alla corona d'Italia, ha sulle spalle varie cosette e cosucce indecorose: e tutti ricordano, a non voler dir altro, il "pasticciaccio brutto" di quel colpo d'arma da fuoco forse preterintenzionale e di quel giovane vittima forse di una fatalità. Con tutto ciò, egli resta la propaggine di una dinastia che ha contribuito nel bene e nel male alla storia del nostro Paese […]