la Repubblica, 7 febbraio 2024
Intervista a Innocenzo Cipolletta
Parla Innocenzo Cipolletta neo presidente dell’Aie “Dal governo molti tagli, giudicheremo i risultati”
Nella sua prima intervista da presidente dell’Associazione italiana editori, Innocenzo Cipolletta chiede alla politica finanziamenti per l’editoria.
Un’apertura al dialogo col governo la cui posta in gioco è la nuova legge del libro. Con un avvertimento: la fiducia è vincolata ai risultati. Senza, si rompe. La partenza è complicata: sul piatto dell’editoria mancano svariati milioni.
Il mercato librario nel 2023 ha tenuto, l’attuale governo ha però tagliato i contributi a librai e bibliotecari.
«La stabilità del mercato è un dato positivo, ma dobbiamo guardare in prospettiva. Nel 2024 non potremo contare su una serie di risorse. Non ci sono più ad esempio i 30milioni stanziati alle biblioteche per l’acquisto di libri nelle librerie del territorio. Il provvedimento transitorio, voluto dal ministro Franceschini durante il Covid, una volta decaduto non è stato rinnovato».
Anche le nuove Carte della cultura per i giovani sono in realtà più povere.
«In totale devono accontentarsi di 40 milioni in meno rispetto alla vecchia 18App. Calcolando che il 70 per cento della 18App era utilizzato dai ragazzi per l’acquisto dei libri, si perdono potenzialmente altri 28 milioni di euro, che sommati ai 30 di cui parlavamo fanno 58: complessivamente intorno al 4 per cento del mercato».
Il fatto che i finanziamenti ai diciottenni vengano dati in base al reddito familiare e al merito la convince?
«Come Aie siamo più a favore di un principio di universalità, sul modello della 18App. Tutti i giovani, a prescindere dalle condizioni familiari e dai risultati scolastici, dovrebbero poter contare su quei soldi, li aiuterebbe a maturare una propria autonomia culturale.
Detto questo, faremo di tutto perché la Carta Cultura abbia successo. Il 2024 sarà per l’editoria un anno pieno di sfide: il venir meno di misure a sostegno della domanda, la crescita dei costi di produzione, la sfida dell’intelligenza artificiale pesano sui bilanci degli editori. Per questo serve una legge organica per il settore, con obiettivi di politica industriale, e che tenga conto in un mercato che è fatto per metà dai piccoli e medi editori – voce essenziale per garantire il pluralismo culturale – che serve un’attenzione particolare proprio a loro».
Il ministro Sangiuliano l’ha annunciata, state dialogando col governo?
«Come le dicevo crediamo in un approccio industriale, oltre che culturale, che abbia come perno l’innovazione.
Servono quindi investimenti e una visione di sistema. Il ministro ha accolto con interesse questa nostra idea, della quale si è fatto promotore. Credo si possa collaborare col governo in modo positivo».
È lo stesso governo che vi ha tolto risorse, sperate in un ravvedimento?
«Stiamo cercando di spingere proprio in questa direzione».
Quando parla di innovazione a che cosa si riferisce?
«Bisogna coniugare la difesa legittima del diritto d’autore con le potenzialità che l’intelligenza artificiale può dare ai libri, migliorando la distribuzione e aiutando la promozione. È necessario lavorare sul ciclo completo della filiera, dalla carta al lettore. La nuova legge del libro dovrebbe anche far fronte, attraverso un credito d’imposta, al rialzo del prezzo della carta».
A che punto siete, quando arriverà la legge?
«Confidiamo nel corso dell’anno».
Il prossimo ottobre l’Italia sarà ospite d’onore alla Fiera dell’editoria di Francoforte. Come state lavorando su questo fronte?
«La Buchmesse è una grande opportunità di promozione della cultura italiana e ritengo ci siano tutti i presupposti per coglierla. Certo, ci vorrebbero maggiori supporti alle traduzioni».
I soldi sono pochi, il Centro per il libro amministra sui 4 milioni di euro.
«Andrebbe finanziato di più».
Che cosa pensa della sostituzione alla presidenza del Cepell di Marino Sinibaldi?
«Abbiamo grande stima di Sinibaldi, quindi la sua uscita dispiace.
Dopodiché riconosco il diritto del governo a nominare i dirigenti, dato che la carica di Sinibaldi era scaduta.
Non mi sembra ci siano state forzature. Ho avuto modo di incontrare il successore, Adriano Monti Buzzetti Colella, e mi ha fatto una buona impressione».
Il punto è se abbia le competenze.
«Il problema sono le risorse, più che le persone».
Non crede che le persone facciano la differenza?
«In alcuni casi sì ma è la pluralità delle idee a garantire il dialogo. Per questo bisogna incentivare la lettura, gli ultimi dati ci vedono ancora dietro ad altri Paesi europei ma la situazione non è catastrofica. Preoccupa il divario tra Sud e Nord. Uno squilibrio che va corretto: ho affidato una delega all’editore Florindo Rubbettino proprio per la promozione della lettura nel Mezzogiorno».
Mentre la recente riforma sull’autonomia differenziata rischia di aggravare le diseguaglianze.
«Sono contrario a questa riforma, non solo perché aumenterà le divergenze tra Nord e Sud ma anche perché nel complesso renderà tutta l’Italia meno efficiente. In concreto, il ministro dell’economia non avrà più la possibilità di gestire una politica di bilancio ma potrà solo limitarsi a distribuire soldi alle Regioni».
Ci riveli qualcosa del programma per la Buchmesse.
«Ci saranno un centinaio di eventi e altrettanti autori italiani ma non posso anticipare niente perché siamo ancora in fase di definizione con il commissario Mazza, con cui stiamo lavorando egregiamente. Faremo una conferenza stampa a maggio».
Vogliamo ricordare almeno il titolo?
«Il futuro delle radici …No, scusi, Radici nel futuro».
Non male come lapsus.
«(Ride )Arriveremo preparati e faremo una bella figura».
Fino a che punto dialogherete con le istituzioni?
«Giudicheremo il governo in base ai risultati».
E se non arrivano?
«Cercheremo il dialogo in ogni modo. Se serve, daremo battaglia».