Corriere della Sera, 7 febbraio 2024
Tunnel, l’incubo dei portieri
Portieri dentro al tunnel. E se succede a Maignan e Alisson, due dei migliori in circolazione, allora il problema è serio: il francese del Milan sabato a Frosinone si è fatto passare il tiro di Mazzitelli sotto le gambe e neanche ventiquattro ore dopo è toccato al brasiliano contro l’Arsenal, sul tiro del 3-1 di Trossard, anche quello sul palo battezzato dal portiere. Considerato che il numero uno dei Reds ne aveva combinata un’altra di grossa sbagliando l’uscita di piede sull’azione del secondo gol dei Gunners, si potrebbe catalogare tutto nell’ambito di una giornata molto storta. E anche Maignan, che aveva incassato un tiro abbastanza simile (ma a lato del piede) contro il Bologna, non è certo nel suo momento di forma migliore. Ma in realtà sono sempre di più i palloni che passano là sotto: un incubo per i portieri, ma anche una scommessa tecnica che a volte si vince, altre si perde ma in qualche modo si mette in preventivo. Perché un conto sono gli svarioni come quello dell’empolese Berisha contro il Lecce a dicembre: presa difettosa e palla che dalle braccia rotola in porta passando proprio fra le gambe, un classico dell’horror. Un altro discorso sono invece i tiri ravvicinati, con il portiere in uscita o fermo sulla linea e battuto nel suo punto più vulnerabile: è successo nel passato anche a Donnarumma in azzurro (contro il Belgio a Torino, su De Ketelaere) o al tedesco Neuer. Proprio il portiere della Mannschaft è uno dei simboli della scuola che preferisce attaccare il pallone, con il corpo predisposto alla parata con braccia e gambe tese al massimo, anche con il rischio di lasciare scoperto il «quinto buco», come è stato ribattezzato nell’hockey già 40 anni fa. Per rimpicciolire quello spazio sotto alle gambe, o si fa la spaccata (e a Martinez nella finale Mondiale contro Kolo Muani è riuscita quella della vita) oppure bisogna rimanere più passivi e abbassare il ginocchio nel gesto ribattezzato «a croce iberica» tipico del calcio a 5. Se non c’è tempo tecnico per la prima opzione e la seconda non viene messa in pratica, anche perché non ci si aspetta il tiro rasoterra proprio lì, la figuraccia è quasi garantita. E non sarà l’ultima.