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 2024  febbraio 06 Martedì calendario

Intervista all’autista di Sgarbi

L’annuncio delle dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario al ministero della cultura sono da giorni una delle notizie più discusse. L’inchiesta è partita da Il Fatto Quotidiano, precisamente dal giornalista Thomas Mackinson e da Report, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci. Proprio durante la puntata di ieri si è tornati su questo caso. Come? Mandando nuovamente in onda l’intervista ad Alessandro Bagnoli, storico dell’arte che è intervenuto in merito al quadro che si trova a Montecarlo, ascoltando la persona da cui Vittorio Sgarbi avrebbe acquistato il quadro. Ed è proprio lui che tira in ballo Giacomo Crotti, uno degli storici autisti di Sgarbi che, però, dice di non sapere niente a riguardo. Così gli autisti del (quasi ex?) sottosegretario tornano ad attirare l’attenzione. Dopo il primo la puntata vira anche su Nicola Logoluso, che venne scelto come titolare di un’azienda in fallimento, la Simposio. Logoluso sembra serbare un certo rancore nei confronti di Sgarbi: “Aveva bisogno di un prestanome perché le sue posizioni debitorie erano elevate, sia quelle nei confronti dello Stato sia della Simposio. Poi quando non hanno avuto più bisogno di me si sono liberati di me senza pensarci due volte e mi hanno lasciato a casa dalla sera alla mattina”. Si passa a Pasquale Lamura, un altro autista che, sempre secondo Report, sarebbe stato assunto per anni senza avere un contratto. Questo finché non gli viene ritirata la patente. A quel punto Sgarbi, al tempo sindaco a Salemi (un comune della Sicilia interna) gli avrebbe proposto di diventare assessore antimafia a Salemi. Viene fatto anche il nome di Dario di Caterino, ex collaboratore del critico che, per molti mesi, sarebbe stato il suo manager. Secondo la trasmissione, Dario avrebbe gestito direttamente buona parte dell’attività professionale del sottosegretario. Tutto ciò fin quando, a ottobre, avrebbe deciso di raccontare tutto. Sarebbe quindi lui il mandante delle lettere anonime inviate insieme a dei documenti a Il Fatto quotidiano. Anche noi abbiamo scelto di ascoltare la storia e l’opinione di un collaboratore di Vittorio Sgarbi, Guido Panza, uno degli attuali autisti di Sgarbi. Guido, da quanti anni sei l’autista di Vittorio Sgarbi?
Da dieci anni. Dire autista è riduttivo perché per lui sei l’assistente. Abbiamo iniziato grazie a Nicola Mascellani, che è un mio amico e ha fatto questo lavoro prima di me. Per un periodo l’abbiamo fatto insieme. Io abitavo a Ferrara, quando lui me l’ha chiesto ho pensato di fare una prova e ho pensato che al massimo se non mi fosse piaciuto avrei potuto mollare. Da lì, invece, fin dal primo giorno c’è stata subito una grande sintonia.
Domenica durante la puntata di Report sono stati citati dei tuoi ex colleghi: Pasquale Lamura, Nicola Logoluso e Giacomo Crotti. Ci hai lavorato?
Con Pasquale Lamura mai, l’ho solo sentito nominare. Con Logoluso sì e anche con Crotti.
Che tipi sono?
Logoluso era fortunato a lavorare con Sgarbi, doveva baciarsi i gomiti; infatti, non so adesso se sta lavorando o meno. Giacomo Crotti era un signore, il numero uno. Logoluso è uno in cerca di soldi sicuramente. Scriveva dei messaggi a Vittorio, in cui gli diceva che era il numero uno, ma poi quando ha visto quello che è successo si è semplicemente buttato in mezzo a dire la sua anche lui. Ma la sua opinione non esiste.
Crede che i motivi siano di natura economica o per ottenere un po’ di visibilità?
O visibilità o un ritorno economico, non so se questi facciano vere interviste o vogliano solo mettere zizzania, facendo sembrare Sgarbi la persona peggiore del mondo. Fino a quando è stato con Vittorio non è mai stato cacciato anche se lo avrebbero dovuto cacciare in malo modo. Non è vero che è stato cacciato perché non c’era più bisogno di lui.
E allora perché è stato mandato via?
Perché era lui che non era più adatto. Anzi doveva essere cacciato dal primo giorno per quanto mi riguarda, perché non era la persona adatta per stare con Vittorio. Il problema poi è che Vittorio è buono e non caccia mai nessuno, ma le persone se ne approfittano.
Quanto è importante il vostro ruolo vicino a Sgarbi? Report gli ha dato lo spazio quasi di tutta la puntata.
Report gli dà spazio perché le persone che parlano sono i delusi che invece di farsi spazio fanno questo. Sono persone ignoranti perché Sgarbi ti fa vedere il mondo. Io sto con Sgarbi, ma grazie a lui potrei andare a lavorare in mille altri posti per quante sono le persone che mi ha fatto conoscere. A me piace stare con lui e quello che potrei avere è grazie a lui, non grazie a me.
Che vita fai? I ritmi sono tosti, sei sempre in macchina andando dalla parte all’altra?
No, non è vero non sono così tosti e non sei sempre in macchina. Un qualsiasi rappresentante fa più chilometri di me. Solo che uno che fa il rappresentante gira da solo e non conosce nessuno, mentre io vado in giro con lui e vedo tutto. Sono io che dovrei pagare lui per quello che mi ha fatto vedere.
Che cosa ti ha fatto conoscere Vittorio?
Tutto. Giro tutta l’Italia, la conosco meglio di molti altri, anche se non bene quanto lui ovviamente. Conosco l’Italia da nord a sud, tutti i sindaci. Mi ha fatto conoscere cose, persone e culture diverse e io oggi quando vado a Roma sono romano e quando vado a Napoli sono napoletano.
È generoso?
Moltissimo. Se gli chiedi qualcosa, anche se gliela chiede uno sconosciuto non si gira mai dall’altra parte, cerca sempre di darti la mano per quello che può o almeno ci prova. Se lo fai con un’altra persona ti dice di sì e poi dopo non ti risponde più neanche al telefono.
Come lo vedi in questi giorni?
Tranquillissimo, sereno. Forse un po’ dispiaciuto perché ci teneva al ruolo di sottosegretario. Ma in Italia c’è talmente tanta burocrazia che anche se fai il ministro non puoi far niente.
In realtà Sgarbi avrebbe dovuto fare il ministro?
Se lo dico io sembra che sia di parte, ma secondo me sì.
Ma c’era l’idea di farlo ministro?
Lui è un uomo libero, mentre lì vanno per partiti e lui non ha raccomandazioni.
Beh, lui ha un ottimo rapporto con Giorgia Meloni.
Sì, però se non sei del partito è così. Quando sei del partito ti iscrivi e ti proteggono, quando sei da solo è diverso e sei molto meno tutelato.
Lui ha parlato con la Meloni in queste ore?
Ci deve ancora parlare ma ci parlerà. Lei ora è in Giappone e quando tornerà in Italia incontrerà Sgarbi.
Ma le dimissioni ci saranno effettivamente o no? Lui ha detto che farà ricorso al Tar e che forse questo è incompatibile con la sua dimissione.
No, ci saranno comunque.
C’è chi dice che Sgarbi stia ritrattando.
No, non sta ritrattando, lui vuole solo avere la certezza. La questione è personale, è una questione di principio, è morale.
Vuole avere la certezza di cosa?
Sembra inverosimile che sia incompatibile. Se vanno a controllare tutte le persone non so in quante siano effettivamente compatibili. Quando il 23 maggio ha informato di tutte le sue attività e di tutti gli incarichi che già aveva andava bene, mentre adesso l’Antitrust dice di no.
Quindi possiamo dire che non si dimette finché non si è pronunciato il Tar?
Non si dimette fin quando non parla con la Meloni. Poi magari ci sono dimissioni, ma non è che lui vuole stare lì perché è attaccato alla poltrona.
È per capire se le sue dimissioni dipendono o meno dalla pronuncia del Tar.
Si dimetterà comunque, ma se ti dimetti prima, poi non puoi fare ricorso al Tar.
Quindi il ricorso al Tar è solo per vedere se aveva o meno ragione.
Sì. Comunque si dimette, poi magari il Tar si pronuncia dopo tre anni, ma cambia poco.
Il ministro Sangiuliano come si è comportato in questi ultimi mesi?
Non l’ha proprio sentito. L’ultima volta che si sono sentiti è stato il 23 ottobre, giorno in cui gli ha dato le deleghe per andare a vedere le torri della Garisenda a Bologna che hanno dei problemi. Poi non si è più né sentito né visto.
Ma perché Sangiuliano non lo ha mai voluto come sottosegretario?
Questo non lo so, è la Meloni ad averlo scelto. Però c’è sempre quell’invidia che ho visto di persona, con i miei occhi. Un giorno siamo andati ad Agnone, appena erano stati eletti entrambi. Lì fanno una festa con i fuochi, è pieno di gente e quando siamo arrivati tutti salutavano Vittorio, era lui il vero personaggio. Ho foto e video. Pensa che Vittorio diceva continuamente a tutti che c’era anche il ministro, perché, essendo stato appena eletto, magari in molti non lo conoscevano. Da lì è nata una vera e propria invidia.
Quindi Sgarbi avrebbe potuto oscurare Sangiuliano?
Molto. Una volta Sangiuliano gliel’ha detto proprio. Vittorio magari non sta attento alle parole e non se ne accorge ma io c’ero e gli ha detto: “Vittorio mi raccomando, però, non sovrapponiamoci”. Quello che intendeva era che non dovevano essere entrambi nello stesso posto, gli ha detto: “Se io sono a Milano a Palazzo Reale non venire anche tu, facciamo diversamente le cose”.
Soffriva Sgarbi?
Se uno che ti dice così è evidente. Altrimenti perché interessarsi così tanto se Vittorio c’è o meno.
Chi è che in queste ore gli è stato maggiormente vicino?
Ce ne sono tanti, ha tremila WhatsApp e in più scrivono anche a me per mostrarmi la vicinanza nei confronti di Vittorio.
Non sono tanto convinta di questa visione del Vittorio sereno, avendolo conosciuto e avendolo visto sul palco di Nicola Porro. In quell’occasione era visibilmente commosso.
Ma è normale. Se fosse capitato a un altro si sarebbe buttato dal quinto piano. Questo ve lo dico con certezza, perché con tutti gli articoli e video contro che ha ricevuto posso solo dire che è un leone.
A proposito dell’uomo che ha svelato tutto, Di Caterino, e che ieri è stato intervistato da Report. Perché l’ha fatto? Lo conoscevi?
Lo ha fatto perché lui voleva fare il manager. Come incarico aveva quello di social media manager, quindi gli doveva fare i video, curare il profilo Facebook e Instagram e fare dei TikTok nel momento in cui andavano fatti. Ma da un dito lui si voleva prendere tutto il braccio. Vittorio non sta attento e non guarda, ma dopo gli altri hanno scoperto le sue malefatte passate e avevano paura di portarsi dietro un pregiudicato.
Che reati ha commesso in passato?
Truffe.
Quindi mi stai dicendo che il Fatto Quotidiano si sarebbe basato sulle testimonianze di una persona che in passato ha commesso delle truffe?
Sì, e pensa che Vittorio c’era anche rimasto male, perché lui era venuto per la campagna elettorale principalmente per fare i video e Vittorio lo riteneva bravo. A un certo punto però è scomparso e ha fatto dire da sua mamma che era in coma.
E perché lo avrebbe fatto?
Non poteva uscire perché agli arresti domiciliari.
E questo quando è successo?
A gennaio. Da lì è scomparso per almeno tre o quattro mesi.
E voi dopo l’avete riabilitato?
Sì, perché eravamo convinti che fosse in coma. Vittorio era dispiaciuto chiamava sempre la madre. Voleva sapere come stesse e ce lo chiedeva continuamente.
Come ha fatto ad accedere alle cose private di Vittorio?
Questo non lo so, lui è molto abile con i computer e penso che sia riuscito a prendere i codici per accedere al sistema.
Vittorio lo ha già denunciato?
Avrà già mille denunce questo qua. Tanto per cominciare c’è la diffamazione, poi non so quale sia il reato quello di cui parliamo, soprattutto se si tratta del ministero. In più ha violato le cose private di Vittorio e, se non sbaglio, anche quelle di Nino Ippolito, ovvero l’ufficio stampa. In più ha inviato le lettere anonime.
Lui dice di essere stato pagato in nero da Vittorio, è vero?
Nessuno lo ha mai pagato in nero. Anzi, lui è stato cacciato proprio perché si faceva pagare dagli altri in nero all’insaputa di tutti. È impossibile perché Sgarbi non paga nessuno, prima di tutto, sono gli altri che lo fanno per lui, non si occupa lui di denaro e indosso non gli trovi neanche cinquanta centesimi.
E quando va in giro chi paga?
Paghiamo noi, abbiamo il rimborso spese per la benzina, per le autostrade, per tutto. Ma sono soldi suoi che utilizziamo noi, perché lui i soldi proprio non li maneggia e non ha mai pagato direttamente nessuno, tantomeno in nero.
Quindi si è inventato anche quest’ennesima cosa?
Sì. È stato cacciato proprio dalla compagna, Sabrina Colle, che era venuta a sapere che lui prendeva soldi in nero dalle persone. Li chiedeva perché Sgarbi magari si era recato in una casa, aveva fatto una visita per vedere dei quadri e fingeva di prendere il compenso in nero al posto di Sgarbi. Quando Sgarbi, in realtà, entrava in una casa contento per poter vedere una collezione di quadri.
Quando fa le expertise però si fa pagare?
Da quando è sottosegretario non le fa più. Prima doveva comunque essere convinto al cento per cento che un’opera fosse valida. Detto ciò, come critico d’arte e come esperto è normale che si faccia pagare in questi casi.
Adesso quanti siete vicino a Vittorio?
Una decina e non se ne andrà nessuno.
Sabrina come sta?
Sta bene, anche se è più giù. È più incazzata lei di lui, è più feroce.
L’altra sera da Lilli Gruber c’è stato un confronto tra Massimo Cacciari e Marco Travaglio. Cacciari ha difeso Sgarbi.
Cacciari è molto intelligente e Vittorio è rimasto molto contento di questa cosa.
Secondo te è stato più penalizzato dalla questione dell’Antitrust o dal caso sul presunto quadro rubato?
La questione del presunto quadro non c’entra niente. Lì c’è l’Antitrust che si è voluto esprimere così. Non so se la cosa sia politica a questo punto.
Perché?
Perché se il 23 maggio andava bene quando Vittorio ha mandato tutte le carte, perché i primi di febbraio tutto ciò non va più bene? C’è qualcosa che non va.
Vuoi dire che qualcuno si è messo di mezzo?
Può essere una cosa politica, ma è un mio parere.
Ma, in fondo, Sgarbi chi l’ha voluto veramente?
Giorgia Meloni lo ha chiamato, ma non perché lui appartenesse al partito, lo ha chiamato in quanto Sgarbi, per le sue conoscenze. Mentre il ministro non svolge quel ruolo perché si chiama Sangiuliano, ma è ministro perché appartiene a Fratelli d’Italia. Al posto di Sangiuliano avrebbe potuto esserci anche un altro giornalista, non sarebbe cambiato nulla.
Credi più colpevole chi ha rubato quei documenti o chi li ha divulgati?
Siamo andati in giro per l’Italia a fare una sorta di sondaggio, finché un prete a Treviglio non gli ha detto “Ma come si fa a dar retta a delle lettere anonime. Io se trovo una lettera anonima la butto”.
Quindi?
Chi ha consegnato la lettera anonima, ovvero Sangiuliano, che non vedeva l’ora.
Quindi la lettera anonima non l’ha spedita il social media manager?
No, la lettera non l’ha spedita il social media manager. Lui l’ha spedita a tutti, alla Meloni a Sangiuliano, a Salvini, a tutti i ministri, ma l’unico che l’ha consegnata è stato Sangiuliano. L’Antitrust ha avuto la lettera da Sangiuliano.
Quindi la mail è partita dal ministero.
Sì, il social media manager è entrato dall’account del ministero, violandolo, e l’ha mandata a tutti i contatti possibili e immaginabili. L’ha mandata in modo anonimo, ma dopo non c’è più niente di anonimo perché ha dichiarato di essere stato lui. Se fosse stato per Vittorio, pur avendo saputo i reati che aveva commesso in passato, questa persona sarebbe rimasta. Ma non abbiamo voluto correre il rischio di avere qualcuno accanto che avrebbe potuto ripetere quel reato. Cosa che infatti è successa.
Ma lui il passaggio di chiedere se poteva o meno fare tutte quelle cose l’ha fatto esplicitamente?
Nel momento in cui ricopri l’incarico ti viene chiesto che cosa fai e che tipi di incarichi hai, per cui non vedo perché non l’abbiano stoppato prima visto che lui ha comunicato tutto. Aveva detto anche delle conferenze a pagamento, il problema qui è che lui non avrebbe potuto fare delle cose nemmeno gratis. Non avrebbe proprio potuto parlare di arte.
Ma serviva veramente una lettera anonima? Un giornalista d’inchiesta non poteva banalmente aprire il profilo Instagram di Sgarbi, in cui lui ha sempre ripreso e filmato tutto ciò che faceva?
Esattamente, lui non ha mai fatto le cose di nascosto. Pubblicava i posti in cui andava, faceva le dirette su Instagram. Se hai qualcosa da nascondere non ti metti a raccontare che sei a Verona, Genova o Pisa. È evidente che lui non avesse nulla da nascondere ed è questa la cosa che dà più fastidio, perché chi ha veramente qualcosa da nascondere evidentemente ci riesce.
Come lo immaginiamo il prossimo Vittorio Sgarbi?
Sarà sempre lo stesso, perché lui non ha bisogno né dello stipendio né del titolo di sottosegretario. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, ricoprendo il ruolo di sottosegretario ci ha rimesso economicamente, perché spesso gli venivano proposte delle cose a pagamento quando però in contemporanea aveva degli impegni istituzionali. E lui ovviamente rinunciava al compenso o lo restituiva se era stato già dato. Sicuramente il fatto di essere stato sottosegretario due volte può arricchire il suo curriculum, ma io se fossi stato in lui non avrei mai accettato quel posto e avrei continuato a essere “semplicemente” Vittorio Sgarbi.