Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  febbraio 06 Martedì calendario

VI RACCONTO "LA TRUFFA" CHE PORTO’ LOUIS ARMSTRONG A CANTARE A SANREMO – LE MEMORIE DI GIORGIO ASSUMMA, AVVOCATO DEL FESTIVAL PER 20 EDIZIONI: “ARMSTRONG ERA STATO ISCRITTO DA PIER QUINTO CARIAGGI, CHE LO AVEVA PAGATO, E GLI AVEVA DETTO CHE DOVEVA FARE UN CONCERTO. INVECE ERA IN GARA, UNA TRUFFA. ARMSTRONG MINACCIAVA DI FARE UNA CONFERENZA STAMPA. DOPO MEZZ’ORA LO CONVINSI CHE AVEVA PARTECIPATO MA PER ERRORE. E MI OFFRI' UN WHISKY. NON EBBI IL CORAGGIO DI DIRE CHE ERO ASTEMIO. FINII IN OSPEDALE” – QUANDO CLAUDIO VILLA FECE RICORSO AL PRETORE DOPO L’ELIMINAZIONE -

L’avvocato Giorgio Assumma è stato a capo dell’ufficio legale del festival per venti edizioni. Grande esperto di diritto d’autore, amico dei grandi, a 89 anni conserva ricordi preziosi. Sorride ripensando al primo festival condotto da Pippo Baudo, anno 1968. «L’episodio di Louis Armstrong, chiamato a cantare una canzone in italiano, Mi va di cantare, è clamoroso».

Non fu spinto via dal palco? «Certo. Armstrong canta e non conoscendo l’italiano gli mettono un cartello per terra per leggere le parole. Ma poi continua a fare il suo concerto, e Pippo lo porta via».

Ma cosa era successo? «Era stato iscritto da Pier Quinto Cariaggi, che lo aveva profumatamente pagato, e gli avevo detto che doveva fare un concerto. Invece era in gara, una truffa. Cariaggi era il marito di Lara Saint Paul, che doveva ripetere la canzone. Armstrong minacciava di fare una conferenza stampa. Mi spedirono da lui».

Come andò? «Stava facendo colazione con Lionel Hampton, era furibondo. Dopo mezz’ora lo convinsi che aveva partecipato ma per errore. E mi offre un whisky. Non ebbi il coraggio di dire che ero astemio, mi sentii male e finii in ospedale».

Altri episodi? «Nel 1982, dopo che l’anno precedente non era stato invitato da Ravera, Claudio Villa viene iscritto».

Quindi bene. «Macché bene, viene eliminato subito. Quando si seppero i risultati, Ravera mi fa: chi glielo dice? Scoppia una lite sull’inattendibilità delle giurie. Villa fa ricorso urgente al pretore di Sanremo: “Voglio vederle queste giurie!!!”. Ci chiudiamo dal pretore, Villa era fuori di sé, io escogito un piano. Convoco l’assessore: “Chiami il Comune, si faccia dare l’elenco delle persone e le convochi tutte”. Villa battendo i pugni ruppe il vetro della scrivania del magistrato: “Poi glielo ripago”, e il pretore: “Non è mio, è dello Stato”».

(...) Avvocato, non va più al festival? «Mi annoia. Quando andavo era necessario un ufficio legale per le istanze di plagio o le contestazioni sul regolamento. Una stanza con la porta sempre aperta, mi volevo ammazza’. Scoprii che c’era una bella infermeria, col telefono, mi feci dare un monitor e mi piazzai lì».