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 2024  febbraio 06 Martedì calendario

“ERO CONVINTO DI ESSERE IO IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI BERLUSCONI” – L’EX SONDAGGISTA E SPIN DOCTOR, LUIGI CRESPI, IN UN’AUTOBIOGRAFIA RACCONTA LA SUA ASCESA AL FIANCO DEL CAV (SUA L’IDEA DEL “CONTRATTO CON GLI ITALIANI”) E LA CADUTA CHE LO HA PORTATO ALLA BANCAROTTA: “MI SONO AVVICINATO TROPPO AL SOLE. BERLUSCONI MI HA GRATIFICATO. POI MI SONO MONTATO LA TESTA. PIANO PIANO MI HA ALLONTANATO, ANCHE SE CON GARBO” – LA COLLABORAZIONE CON GIORGIA MELONI NEL 2018-2019: “È PIÙ MASCHIO CHE FEMMINA. NON LE DEVI MAI DIRE QUELLO CHE DEVE FARE…” -

I cartelloni 6 x 3, chi non li ricorda? E il copiatissimo, ma mai superato, «contratto con gli italiani»? E la rivista patinata «Una storia italiana» fatta recapitare in tutte le case degli italiani? Sono gli strumenti di comunicazione che aiutarono Silvio Berlusconi, a cavallo tra il 1999 e il 2001, a conquistare la massa di consensi che lo portò per la seconda volta a Palazzo Chigi, dove rimase per cinque anni.

L’anima di quella straordinaria campagna, tanto criticata quanto efficace, aveva il volto e il nome di un giovane milanese di trent’anni, Luigi Crespi, comunista fin da ragazzino, ma approdato ad Arcore per uno di quegli insondabili disegni del destino che spingono ad attrarsi persone di idee opposte.

Con la sua Datamedia, con i suoi sondaggi innovativi, con le sue strategie, del Cavaliere di Arcore è stato «Lo spin doctor» (così si intitola il libro autobiografico in cui racconta le sue «sette vite più una»). «Quando ho conosciuto Berlusconi ero un trentenne con pochi soldi in tasca. Lui era straordinario, ti dava l’idea che ascoltasse solo te. Era una persona di incredibile creatività che, a in quegli anni, amava circondarsi di talenti di cui sapeva sfruttare il meglio».

[…] Nel 2001 la campagna elettorale contro Francesco Rutelli si rivela vincente «ma fino ad una settimana prima eravamo sotto. Lui è stato l’avversario più forte».

Nel libro Crespi si mette a nudo (soffermandosi anche su vicende familiari) e racconta senza reticenze come quel potere sempre crescente gli prese la mano fino a fargli credere in un’onnipotenza che poi lo portò all’illusione di creare il primo grande polo della comunicazione, naufragata in un’accusa di bancarotta fraudolenta che lo getta sul lastrico e lo costringe a ricominciare quasi da zero.

Con Berlusconi il rapporto di amore si trasforma in odio. «Mi sono avvicinato troppo al sole — spiega Crespi — Ma gli ho voluto bene, mi ha gratificato, mi ha dato tanto. Poi, però, ho pensato che potessi essere io il segreto del suo successo. Mi sono montato la testa. Berlusconi piano piano mi ha allontanato, anche se sempre con garbo. Lui è stato il più grande personaggio pop del secolo scorso. La sinistra non ha capito il suo valore, il suo essere una bandiera della libertà» [...]

Lo spin doctor tra il 2018 e il 2019 ha lavorato anche per Giorgia Meloni. Inevitabile il confronto. «Lei è una leader naturale. Ha autorevolezza e forza, è più maschio che femmina. Non le devi mai dire quello che deve fare. Lei lo sa bene. Il suo problema è che fa fatica a fidarsi di chi le sta intorno. Berlusconi era la fantasia, Meloni la razionalità applicata alla politica».