la Repubblica, 6 febbraio 2024
Intervista a Francesco Rutelli
FrancescoRutelli, splendido(quasi) settantennelo incontriamoda Achilli,un ristorantenelcuore delquartiere Pratia Roma.«Maquestononèillocaledi DanieleDeRossi?»chiede.«Sì,eallora?Nonfacciaillaziale…Ogginonsiparladi calciomad’amore».«Perfetto»,dice sedendosialtavolo.Segno:Gemelli.Un passatodaradicaleepoidaVerde.Due voltesindacodiRoma,duevolte ministro(AmbienteeCultura).Un addiodefinitivoallapoliticanel 2013.Unapassioneperilcinema(oraè presidentedell’Anica),quattro figli, quattronipotinieunamoglieconcui stada44anni,lagiornalistaBarbara Palombelli.Cominciamo da Barbara?«Ioneparlo,masevuolesaperedistorie estorielleorobadelgenere, lanostra vitadicoppiadaquestopuntodivistaè noiosa…Quarantaquattroannisono davverotanti».Di questi tempi, un matrimonio così longevo è una rarità…«Èvero.Masaperchédura?Perché siamoliberidistareinsiemeodi lasciarciogni giorno.El’alchimia funziona,esirinnova.Ècominciato tuttopercaso.Barbaramelapresentò unmioamico,allafinediuncomiziodei radicali.Erail’79.Sceso dalpalco, camminammoperleviuzzedietroil Pantheone,devodire,mipiacque subito.Cisiamodatiunmezzobacioin viadellaPalombella».Nomenomen…«Daquelgiorno,perfarlabreve,nonci siamopiùlasciati.Siamoandatiavivere insieme:unbucodicasaalrioneMonti.Buiaquellacasa…Praticamentenon c’eranoneanchelefinestre.Dopotre anniinsieme,cisiamosposati.In Comune,inCampidoglio,conquattro familiaricomeinvitatieunpancionedi novemesiafarcicompagnia.Dopola cerimoniaandaiall’Olimpicoavederela partita».Vi siete sposati una seconda volta anche in chiesa, però.«Sì, nel ’95. Anche qui, zero invitati.Non abbiamo neanche una foto: avemmo problemi con la macchinetta usa e getta».Torniamo al ménage quotidiano.La mattina chi porta il caffè a letto?Lei o sua moglie?«Ognuno se lo fa per sé. Siamo sempre stati indipendenti. Come nelle scelte di lavoro. Anche se poi ognuno ha condiviso e appoggiato le decisioni dell’altro».Il suo rapporto con Marco Pannella?«Non è sempre stato facile. Lui era il leader carismatico, difficilmente trattabile. Ma l’ho sempre difeso».Lei però è stato il suo pupillo.«Certo che mi ha dato fiducia. Anche se, nella mia elezione a sindaco di Roma, l’appoggio non venne da lui ma da Goffredo Bettini».E cosa le disse Pannella, quando si fidanzò con Barbara? Fu contento?«Diciamo che era sempre ironico sulle coppie: la sua famiglia è stata il partito. Era scettico. Del resto prima di Barbara avevo avuto un sacco di fidanzate, l’ultima una militante radicale…».Tipo quante?«Tantissime».E se le ricorda tutte?«Ma certo che no… Mi ricordo bene però la fidanzatina che mi mollò a Castiglione della Pescaia. Fu unabotta, stetti malissimo».Torniamo a Pannella: le dispiacque che non approvasse la sua storia con Barbara?«Ma figuriamoci! Lei ha avuto sempre un buon rapporto con lui, e io avevo trovato la donna della mia vita.Comunque, nonostante le asprezze di carattere, Marco è stato un uomo incredibile che ha aperto strade incredibili. A capo di una piccola minoranza capace di incidere sulla vita di grandi maggioranze. Il divorzio, l’aborto, sono state battaglieche gli italiani hanno appoggiato: il popolo era pronto per cambiamenti così importanti delle leggi e della società, ma ancora non lo sapeva».Le piace Elly Schlein?«Ma non dovevamo parlare d’amore?».E Giorgia Meloni?«È rispettabile perché è una politica pura. Vede, oggi c’è troppa gente che fa finta di fare politica, e asseconda la corrente. Credo che, a sinistra come a destra, dovrebbero soprattutto costruire squadre all’altezza. Da sindaco, ad esempio, chiamai a lavorare con noi Guido Bertolaso e Marcello Fiori perché erano bravi. I percorsi politici contavano, ma fino a un certo punto. Sono convinto, ancora di più in questi tempi molto difficili, che valorizzare persone capaci debba stare al primo posto. E devi ascoltare tutti. Pensi che, da sindaco, sono stato ad ascoltare anche Donald Trump».Come mai?«Ero a New York per un incontro tra le amministrazioni delle due città.Volevamo attirare investitori internazionali a Roma, e il sindaco Giuliani ci fece incontrare, nella sua Tower, Trump, che finì per chiedermi di organizzare Miss Universo nel Colosseo».E lei cosa le rispose?«Parliamone… ( ride)».Perché ha smesso di fare politica?«Intanto, dopo tanti anni in cui sono stato eletto nelle istituzioni, è sano poter fare altro. Poi, avevo capito dove si andava a parare: che lo spazio pubblico fatto di gente in carne e ossa sarebbe stato sostituito dalla somma di solitudini sul web, dai post a raffica, da personalismi esasperati».Quattro figli, di cui tre adottati.Come è andata?«Difficile. Ma rifaremmo tutto. Dopo Giorgio, Francisco arrivò fortemente voluto dalla lontanissima Quito, in Ecuador. Serena e Monica, invece, arrivarono inaspettate. Un amico di Barbara segnalò queste due sorelline già cresciute, che vivevano in una casa famiglia. Cercammo di dar loro una mano. La cosa singolare è che tempo prima avevamo incontrato madre Teresa di Calcutta, cui avevo dato la cittadinanza onoraria. Ci disse che avremmo avuto altri figli.“Impossibile”, risposi, “ormai siamo troppo grandi”. E invece avemmo le bambine in affido, e poi le abbiamo adottate. Domani la più piccola arriva a Roma, con il mio ultimo nipotino.Amo fare il nonno».Lei è geloso?«No. È un sentimento troppo misero davanti all’amore».In 44 anni mai una crisi?«Guardi, a leggere su Internet io e Barbara ci siamo lasciati un sacco di volte. Anche di recente. Abbiamo raccontato in una trasmissione tv che il derby a casa lo vediamo in stanze diverse. E un sito ha titolato “Rutelli e Palombelli separati in casa”».Cosa le piace di più di sua moglie?«L’intelligenza».E quella che le piace di meno?«Che è della Roma».Se potesse riavvolgere il nastro del tempo, quale momento vorrebbe rivivere?«Il giorno in cui mia madre se ne è andata. Avevo 19 anni. Erano dieci anni che combatteva contro il cancro. Dopo averle fatto l’ultima iniezione di antidolorifico mi prese la mano e me la strinse, guardandomi negli occhi finché non morì… Come a dire: “Mi raccomando, non mi deludere”. Vorrei stringere di nuovo quella mano e raccontarle come è andata la mia vita».E come è andata?«È andata come volevo: mai seguendo un copione già scritto».