La Stampa, 5 febbraio 2024
Il testamento di Piero Angela
Sai, ricordo un’intervista in Tv di Norberto Bobbio, che peraltro era stato nel Partito d’Azione ed era nella stessa lista di mio padre a Torino nel dopoguerra, era il 1946, per le prime elezioni. Pensa che la capolista era la vedova di Piero Gobetti, Alda Marchesini, che ho conosciuto, e dentro c’erano intellettuali come Bobbio, Aldo Garosci, Massimo Mila… ho ancora il volantino elettorale. Ebbene, Bobbio, che avevo incontrato in altre occasioni, lo vedo quella sera in Tv e l’intervistatore gli chiede: «Dopo questa vita così intensa, così piena di esperienze, battaglie, frequentazioni di grandi personaggi, che cosa rimane?».
Aveva l’età che ho io adesso, ci ha pensato un po’ e poi ha detto: «Gli affetti che si hanno intorno. Le persone che sono nei nostri cuori». Cioè la famiglia. Ecco, secondo me questa è la risposta giusta, perché ogni giorno noi corriamo, lottiamo, sgomitiamo, cerchiamo l’affermazione, il successo, rompiamo i legami familiari… Ma dimentichiamo spesso il grande valore rappresentato dalla famiglia. Anche perché è qui, poi, che avviene quel fenomeno importantissimo che è la trasmissione della vita.
L’innamoramento, l’amore, la sessualità, tutto l’armamentario delle cure parentali, sono strumenti della natura: servono per tutelare questo passaggio della vita, da una generazione all’altra. Darwin ha detto che il più adatto all’ambiente non è il più forte, il più scaltro, il più veloce, ma chi genera una prole fertile. Cioè fa in modo che i figli si riproducano. E diventa nonno. Quale cosa più bella di avere intorno a sé, a Natale, figli e nipoti?
Quando ho compiuto 90 anni, mi sono messo una cravatta a farfalla rosa, e ho una bellissima fotografia con i miei cinque nipoti. Avere figli e nipoti vuol dire avere contribuito allo scopo fondamentale della famiglia: trasmettere la vita. E, dunque, caro Massimo, se mi chiedi qual è la cosa che secondo me conta di più nella vita, ti rispondo che al di là di tante cose astratte, ciò che conta sono le emozioni giuste, quelle delle persone che ti vogliono bene.
Ciascuno di noi, al termine del viaggio, non può che mettere da parte la razionalità e riconoscere che in fondo è proprio così. Certo, bisogna avere una grande visione, fare del proprio meglio, ma l’unica cosa che poi conta davvero alla fine è una sola: l’amore.Piero Angela
la postfazione dei figli
Non era solo nostro padre, ma un uomo geniale
Un capitolo alla volta, via e-mail. Così abbiamo scoperto e letto l’ultimo libro di nostro padre. E ogni volta era un regalo, un’emozione indescrivibile. Non sapevamo che stesse impostando un nuovo libro nell’ultima fase della sua vita, parallelamente a tutti gli impegni che aveva (compreso il volume che è uscito l’anno scorso, dopo la sua scomparsa). Per noi è stata una sorpresa incredibile.
È il risultato del lavoro certosino di Massimo Polidoro, che ha ordinato il pensiero di nostro padre capitolo dopo capitolo. Fatti, aneddoti, ricordi, ragionamenti, concetti che, negli ultimi anni, aveva voluto raccontare. Sulla sua vita e sulla vita nel suo insieme, in tutte le sfaccettature. Ore di registrazioni audio, di testi dettati a Massimo all’impronta, improvvisati in ogni dove: in auto, in treno, in casa, in albergo. Mettere tutto nero su bianco non è stato facile. È stato come ricomporre un enorme puzzle, argomento per argomento, per farne un libro, l’ultimo, da condividere con noi familiari e con tutti voi. Un lavoro complesso e avvincente il cui risultato è una vera enciclopedia dei suoi pensieri.
In quanto figli abbiamo avuto la fortuna incredibile di poter vivere accanto a una persona che non era solo nostro padre, ma anche un uomo dotato di un pensiero raro, geniale, di una saggezza profonda, capace di prevedere il futuro per dare sempre la risposta giusta a ogni domanda. Una capacità innata, frutto di una conoscenza sterminata. Quando nostro padre parlava, raccontava un’infinita varietà di fatti. Con un’incredibile ricchezza di particolari. Perché ricordava ogni cosa, nei minimi dettagli. Nomi, interviste, incontri, avvenimenti. Ricordava tutto ciò che gli avevano raccontato, spiegato, rivelato. Decenni di storia personale e di storia professionale. Era stupefacente.
Questo libro-intervista è un viaggio, se possiamo dire, quasi “visuale”. Un viaggio fra i mille sentieri e le connessioni che collegano fra loro le sue idee, le sue esperienze e i suoi ragionamenti con la conoscenza scientifica. Ed è anche un percorso a puntate sull’uomo, e di come sia parte della vita su questo pianeta sperduto nel cosmo. Leggendo il pensiero di nostro padre si ritrova la meraviglia del tutto. E la sua meraviglia. Quel medesimo incanto che noi, come figli, abbiamo sempre provato quando parlavamo con lui.
Già dal primo capitolo abbiamo ritrovato quello che ci ha colpito enormemente, fin da bambini, e che abbiamo sempre ammirato in lui: la connessione, l’interconnessione, la visuale dall’alto della collina, l’apprendere non le nozioni ma la logica delle nozioni del nostro sapere. Da lì iniziare a pensare, usando la conoscenza scientifica come imbastitura per tessere e creare, come fili, correlazioni e concatenazioni. E capire. Un insegnamento che noi figli abbiamo ricevuto quotidianamente. Il pensiero di nostro padre, in questo libro, è ritornato come lo conoscevamo, vivo ed esaltante.
Io, Christine, ogni volta che leggevo mi sono emozionata. Era come averlo accanto e risentirlo parlare. A volte ho dovuto fare una pausa, anche di qualche giorno, nella lettura dei capitoli. E mai leggerli la sera. Sarebbe stato difficile poi prendere sonno...
Io, Alberto, sento che questo libro è come la chiusura di un cerchio. Al suo importante e appassionato percorso divulgativo, durante il quale ha esplorato, con una logica ben precisa e sempre molto avanti sui tempi (libro dopo libro, trasmissione dopo trasmissione), argomenti diventati adesso così importanti e attuali, voleva ancora aggiungere qualcosa. Fatti e pensieri inconsueti, particolari. I suoi. Un libro intimistico e “parlato”. Un libro di libertà. Di libertà espressiva ed emotiva. Di passione per la conoscenza e la sapienza.
Come figli, sentiamo fortemente che con questo libro nostro padre ci ha regalato, in fondo, se stesso. E non ci stupisce che l’ultima parola sia “amore”. L’amore nel senso più nobile; quell’emozione intensa dalle mille sfaccettature: amicizia, complicità, empatia, rispetto, stima. Quel sentimento che, sopra ogni valutazione razionale, come una piacevole fragranza, aleggiava sempre quando si stava insieme. Un’atmosfera difficile da dimenticare.
Io, Christine, conservo una foto, alla quale tengo molto, che racconta chi era mio padre per me. Il suo accenno di sorriso e il bagliore nei suoi occhi raccontano della sua simpatia (aveva anche un grande senso dell’umorismo che stemperava ogni cosa), della sua insaziabile curiosità, del suo senso di continua meraviglia. E della voglia di condividerla, riassunta in quella mia piccola mano che stringe la sua: gentile, protettiva e ferma. Noi siamo quello che siamo anche grazie a lui. E ci emoziona pensare che un pochino di Piero sia in tutti noi. —
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