Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  febbraio 05 Lunedì calendario

Stellantis, ipotesi di matrimonio. La Francia la vuole con Renault

PARIGI Due anni di tempo per fare un ultimo grande colpo, prima della pensione. Il mandato di Carlos Tavares alla guida di Stellantis scade nella primavera del 2026, e c’è spazio per un’ulteriore operazione di «consolidamento», secondo la sua definizione. Insomma un’altra fusione/acquisizione da parte di un gruppo che ha già nel portafoglio 14 marchi, ma potrebbe volerne ancora. Tavares non indica esplicitamente Renault (un matrimonio a cui starebbe pensando, secondo fonti finanziarie, il governo francese di Macron) né alcun altro costruttore, ma nell’intervista a Bloomberg di qualche giorno fa si è guardato bene dall’escludere qualsiasi ipotesi, da Parigi a Detroit. Il che è bastato per alimentare scenari che forse non sono imminenti, di sicuro non saranno di facile realizzazione, ma si poggiano su ragioni reali.
Intanto, la constatazione che il mercato dell’automobile è «un mondo darwiniano», secondo l’espressione più volte usata dallo stesso Tavares: solo i migliori sopravviveranno allo sconvolgimento provocato dalle auto cinesi che stanno invadendo l’Europa. «Se l’industria automobilistica non si muove, è destinata a sparire sotto l’offensiva cinese. I gruppi che non sono preparati affrontano momenti di difficoltà, il che significa che noi di Stellantis dobbiamo tenerci pronti. Chi non fa i compiti in materia di riduzione dei costi finirà in malora».
I manager
I ruoli dei due ceo Tavares e dell’italiano de Meo che guida la casa francese
Tavares non sembra preoccupato per il suo gruppo. Il 15 febbraio Stellantis pubblicherà i risultati finanziari relativi al 2023, l’anno che ha visto i marchi americani del gruppo (Dodge, Ram, Jeep e Chrysler) superare a Wall Street il valore di Ford e General Motors. E infatti, alla domanda se pensi a una fusione con una delle due, Tavares è possibilista: «Il solo prerequisito è che l’operazione vada a vantaggio di tutti, e che venga fatta in modo amichevole». Il piano «Dare Forward 2030» presentato da Stellantis nel marzo 2022 va rivisto alla luce dell’ondata cinese in Europa. E Tavares potrebbe approfittare della ricca tesoreria che accompagna le operazioni del gruppo dall’inizio dell’avventura nel 2021. «La montagna di cash del gruppo gli offre un certo confort e alcune opzioni», ha detto al quotidiano economico Les Echos Michael Tyndall, analista di HSBC, che valuta la tesoreria netta di Stellantis a 26,5 miliardi di euro a fine 2023. Anche per questo il ceo di Stellantis può dire «se vedete che le mie cifre sono a un livello adeguato, potete concludere che sono favorevole a qualsiasi tipo di consolidamento». Resterebbe da convincere l’antitrust di Bruxelles, che anni fa bocciò la fusione Alstom-Siemens ma – i tempi sono cambiati – potrebbe concedere il via libera in funzione anti-cinese. Il governo francese ripete «no comment» e anche un portavoce di Stellantis Italia dice «non commentiamo speculazioni infondate».
Ma è lo stesso Tavares a rivolgere lo sguardo su Renault, quando dice di seguire con curiosità le mosse della casa rivale francese, non nascondendo le perplessità sulla scelta del ceo italiano Luca de Meo di separare le attività nelle due divisioni Horse (motori termici) e Ampere (auto elettrica e software). Lunedì scorso Ampere avrebbe dovuto essere quotata in Borsa, ma all’ultimo momento Renault ha rinunciato. Tavares osserva, e per sua stessa ammissione si tiene pronto.