Estratti dell'articolo di Arianna Finos per "la Repubblica", 4 febbraio 2024
SPUTTANASCION “A SANGUE FREDDO” - È IN ARRIVO LA SERIE “FEUD: CAPOTE VS. THE SWANS” CHE RACCONTA GLI SCAZZI TRA TRUMAN CAPOTE E LE SCIURE MILIARDARIE NEWYORKESI (TRA CUI MARELLA AGNELLI), RIBATTEZZATE I "CIGNI" DOPO CHE LO SCRITTORE SPIATTELLO’ I LORO SEGRETI NEL RACCONTO "LA COTE BASQUE" - IL "TRADIMENTO" DI CAPOTE, CHE ERA RIUSCITO AD ENTRARE NELL'ALTA SOCIETÀ AMERICANA PROPRIO GRAZIE AI "CIGNI" GLI COSTÒ CARO… - VIDEO -
The Swans erano le signore dell’élite americana anni Sessanta, influencer ante litteram, icone di stile. A battezzarle i “ Cigni” era stato Truman Capote, al quale avevano aperto le porte dell’alta società. Lui pubblicò i loro segreti nel racconto La côte basque (il nome del ristorante dove il gruppo pranzava) su Esquire nel 1975. Un tradimento pagato 25mila dollari, che gli costò tutto: i Cigni lo fecero bandire dai salotti, innescando la spirale autodistruttiva da cui l’autore di Colazione da Tiffany e A sangue freddo non si sarebbe più ripreso.
Feud: Capote vs. The Swans è la seconda serie antologica di Ryan Murphy, otto episodi dal bestseller di Laurence Leamer, presto su Disney+. Gus Van Sant dirige un cast di stelle: nelle esistenze griffate e ingabbiate di signore come Babe Paley, Slim Keith, C.Z. Guest, Lee Radziwill ci sono Naomi Watts, Diane Lane, Demi Moore, Calista Flockhart. […]
[…]. Tra i Cigni di Capote, nella realtà, c’era anche Marella Agnelli che spiegò: «È stato uno dei miei più cari amici, aveva un dono speciale (…) mi ritrovai a raccontargli cose che non mi sarei mai sognata di dire a chicchessia. Sapeva come entrare nei pensieri e nell’intimità delle persone. In agguato, come un falco».
La serie racconta di come una schiera di donne brillanti sia vissuta in un tempo sbagliato, lo stesso può dirsi per l’omosessuale Capote. «È la tragedia di una generazione di donne, tra cui mia madre — spiega Murphy — intrappolate tra il Dick Van Dyke show e la pillola. Frustrate dalla misoginia di una società. Se fossero vissute dieci anni dopo avrebbero avuto marchi di successo, linee di bellezza, una carriera alla Kardashian vendendo uno stile di vita aspirazionale.
Quanto all’omofobia abbiamo scelto una parola dell’epoca — che non ci piace e non usiamo — fag, “frocio”, perché importante per Capote. Quando Ann Woodward gli chiede come mai la perseguita, lui rivela di aver saputo che lei lo chiamava così e che gli aveva spezzato l’anima. Da gay a cui lo hanno detto da quando aveva tre anni, capisco la ferita». […]