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 2024  febbraio 04 Domenica calendario

“NELLA VITA DI VITTORIO EMANUELE LE CONTROVERSIE SONO STATE MAGGIORI DELLE RESPONSABILITÀ” – IL RITRATTONE DEL PRINCIPE SENZA TRONO BY GIANNI OLIVA: “UNA PERSONALITÀ COMPLESSA, STRETTA TRA IL MODELLO ANTICONFORMISTA DELLA MADRE MARIA JOSÈ E IL RIGORE PROTOCOLLARE DEL PADRE UMBERTO II. DOPO IL REFERENDUM DEL 2 GIUGNO SI STABILISCE IN SVIZZERA DOVE SVILUPPA UNA FLORIDA ATTIVITÀ DI COMPRAVENDITA DI ELICOTTERI MILITARI TRA ITALIA, IRAN E ALTRI PAESI ARABI. QUESTA ATTIVITÀ LO PONE AL CENTRO DI UN'INDAGINE PER TRAFFICO INTERNAZIONALE DI ARMI CHE…” -

Figura insieme popolare e controversa, Vittorio Emanuele di Savoia, morto ieri a Ginevra alla vigilia degli 87 anni: erede di un casato troppo importante per immaginare una vita defilata da intermediario commerciale; una personalità complessa, cresciuta tra il senso della regalità e l'esuberanza caratteriale, stretta tra il modello anticonformista della madre Maria Josè e il rigore protocollare del padre Umberto II

un destino da prima pagina scritto sin dalla nascita, con episodi che riempiono i rotocalchi rosa (il battesimo nell'Italia dell'Impero, il matrimonio con una donna borghese), ma anche le pagine di cronaca giudiziaria (la sparatoria dell'isola di Cavallo), di cronaca internazionale (l'amicizia con lo Scià di Persia Reza Phalevi, il commercio di armi con paesi mediorientali), di cronaca politica (l'incontro in esilio con le massime autorità dello Stato).

Pur nelle contraddizioni, egli è stato una figura riconosciuta per ciò che era e per ciò che rappresentava. Posso portare una testimonianza diretta: nel marzo 2003, dopo l'abolizione della tredicesima norma transitoria della Costituzione che vietava l'ingresso in Italia dei discendenti maschi di casa Savoia, Vittorio Emanuele venne in visita a Torino con la moglie Marina Doria e con il figlio Emanuele Filiberto ed ebbe vari colloqui ufficiali, uno dei quali con l'allora presidente della provincia Mercedes Bresso, a cui ero presente.

Ricordo una chiacchierata generica ma amichevole, poi la sua uscita: sullo scalone aulico di Palazzo Cisterna, in via Maria Vittoria, si era riunita spontaneamente una folla di impiegati dell'Ente e di addetti alle pulizie di una ditta esterna. Ci fu un applauso sincero e inatteso, una curiosità che il primo batter di mani aveva trasformato in espressione di consenso (qualche giorno prima, a Napoli, vi era stata invece la contestazione di gruppi neoborbonici). Ad ispirare quell'episodio c'era sicuramente la suggestione della notorietà, ma anche qualcosa di più profondo: il radicamento dei Savoia nell'immaginario collettivo, in un territorio dove ancora oggi, ad ogni piè sospinto, si utilizza l'aggettivo "sabaudo" (sobrietà sabauda, stile sabaudo, tradizioni sabaude).

[…] dopo il referendum del 2 giugno: mentre Umberto II sceglie la via dell'esilio in Portogallo, Maria José si stabilisce in Svizzera. Vittorio Emanuele, erede di un trono che non c'è più, deve reinventarsi un percorso di vita e lo fa stabilendosi in Svizzera e operando come intermediario finanziario: sfruttando la rete di rapporti dinastici in cui è inserito e le relazioni che costruisce in ambito lavorativo, in particolare con la famiglia Agusta, negli anni Sessanta-Settanta egli sviluppa una florida attività di compravendita di elicotteri militari tra Italia, Iran e altri Paesi arabi.

Questa attività lo pone al centro di un'indagine per traffico internazionale di armi da parte delle procure di Venezia (giudice istruttore Carlo Mastelloni) e di Trento (giudice istruttore Carlo Palermo), che lo accusano di aver commerciato con Paesi sotto embargo: il caso fa clamore, ma viene trasferito alla procura di Roma e poco dopo archiviato. Nel frattempo, Vittorio Emanuele, giovane aitante, frequentatore dei centri di mondanità, è diventato protagonista della cronaca rosa.

Dopo un fidanzamento con Dominique Claudel, figlia dello scrittore Paul, egli conosce Marina Doria, campionessa svizzera di sci nautico, figlia di un industriale elvetico di origini italiane: i due si sposano con rito civile a Las Vegas nel 1970 e l'anno successivo con rito religioso a Teheran. Il matrimonio, celebrato dalla stampa di tutto il mondo, è destinato a creare fratture all'interno del mondo monarchico italiano.

Umberto II, infatti, non dà il proprio assenso perché la sposa non appartiene a famiglia reale. Poiché la legge dinastica sabauda prevede che l'erede al trono decada dai diritti di successione se il suo matrimonio avviene contro la volontà del regnante, il cugino Amedeo duca d'Aosta rivendica il diritto al titolo: ne nasce una querelle ricorrente tra i partigiani dell'uno e dell'altro, con il paradosso di una contrapposizione tanto accesa quanto virtuale perché si tratta disputarsi un trono che non c'è.

Le controversie accompagnano tutta la vita di Vittorio Emanuele di Savoia. Nell'agosto 1978 c'è l'episodio dell'isola di Cavallo […] Un altro clamoroso infortunio giudiziario risale al 2006, quando il pubblico ministero Henry John Woodcock, nell'ambito di un'indagine sul casinò di Campione d'Italia, ne ordina l'arresto con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Anche in questo caso, il processo si conclude dopo anni con l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».

Tra una polemica dinastica e un'indagine (nel 1981 compare la notizia della sua iscrizione alla Loggia P2), Vittorio Emanuele ha modo di compiere passi significativi sul piano simbolico che preparano il superamento dell'esilio: l'incontro a Bruxelles con il presidente Oscar Luigi Scalfaro, la condanna delle leggi razziali del 1938, il riconoscimento pubblico della fine della monarchia. Sino al rientro in Italia nel 2003 e a frequenti viaggi successivi, pur mantenendo la residenza consueta a Ginevra. Da qualche tempo, la malattia e ieri la morte: 87 anni di un'esistenza complessa e complicata, dove le controversie sono state probabilmente maggiori delle responsabilità.