la Repubblica, 4 febbraio 2024
La Turchia spaventa i mercati si dimette la governatrice Erkan
Nuovo cambio della guardia alla Banca centrale turca: Hafize Gaye Erkan, 44 anni, prima donna ad assumere quel ruolo nel paese, si è dimessa venerdì sera dopo appena otto mesi, chiedendo di «essere sollevata dalle funzioni svolte con onore fin dal primo giorno» direttamente al presidente Recep Tayyip Erdogan: che l’aveva chiamata lo scorso giugno, subito dopo aver rivinto le elezioni, per affiancarla al neoministro del Tesoro Mehmet Simek per portare avanti un importante piano di riforme.
La causa del repentino abbandono, ha spiegato la ormai ex governatrice, è mettere fine alla «grande campagna diffamatoria con cui si tenta di infangare il mio nome». E le cui conseguenze, ha aggiunto, stanno turbando la serenità della sua famiglia. Nelle ultime settimane, in effetti, via social ma anche su alcuni giornali dell’opposizione, si sono susseguite le accuse avanzate da alcuni impiegati, secondo cui avrebbe permesso a suo padre, un ingegnere, di prendere decisioni in merito al personale della Banca centrale, senza che questi avesse alcun ruolo ufficiale. In tal occasione, la donna non avrebbe trovato particolare sostegno nella presidenza: Erdogan è a quanto pare infastidito dall’intervista da lei rilasciata a dicembre al quotidiano Hürriyetdove denunciava gli esorbitanti costi degli affitti di Istanbul: «Più che a Manhattan, siamo costretti a vivere nella casa dei miei genitori» Per la reputazione finanziaria turca, le dimissioni di Erkan sono l’ennesimo terremoto. Dalla crisimonetaria del 2018, infatti – quando il valore della lira crollò e l’inflazione arrivò alle stelle, ben cinque governatori di sono susseguiti al timone della principale istituzione bancaria del Paese. Laureata in Economia a Princeton e con esperienze lavorative nelle americane Goldman Sachs e First Republic Bank, l’ex banchiera di Wall Street aveva invece ottenuto la fiducia degli investitori occidentali per aver attuato una rapida serie di rialzi dei tassi di interesse, passati dall’8,5 al 45 per cento: contribuendo a stabilizzare l’aleatoria lira turca e ad abbassare, almeno in parte, il costo della vita nel Paese. Intaccando però solo minimamente l’inflazione ancor oggi altissima.
L’annuncio di venerdì ha subito assestato un importante scossone alla lira turca: che ha perso lo 0,6 per cento, cambiata a 30,5 contro il dollaro, minimo storico in chiusura. E ha scatenato il panico fra gli investitori: timorosi che l’impegno a lungo termine di Erdogan verso certe politiche economiche considerate impopolari (e sulle quali, negli anni, ha più volte cambiato idea) stia esaurendosi. Al posto di Erkan è stato però nominato il suo vice Fathi Karahan, 42 anni, anche lui un lungo passato in America dove si è laureato all’Università della Pennsylvania e poi ha lavorato come economista alla Federal Reserve Bank e ad Amazon. La scelta del sesto governatore sembra insomma fatta per rassicurare, segnalando continuità ai mercati, lontano dall’ombra di scandali: «Continueremo a compiere passi decisi verso l’obiettivo della stabilità dei prezzi» ha affermato il ministro Simek. Almeno fino al prossimo cambio.