Corriere della Sera, 4 febbraio 2024
I 20 anni di Facebook
Certe rivoluzioni cambiano il mondo in un istante. Altre fanno un passo silenzioso. Il 4 febbraio 2004 in Italia sulle prime pagine dei giornali c’erano la guerra in Iraq, le tensioni nella maggioranza Berlusconi e il divieto di fumo sui treni veloci. Forse solo ad Harvard in quei giorni si parlava di un nuovo sito web chiamato “thefacebook”. Quel sito (dopo aver perso il “the”) e il suo giovanissimo fondatore, un nerd di nome Mark Zuckerberg, l’Italia li avrebbe scoperti solo nel 2008. A 20 anni dal debutto Facebook ha già fatto un giro completo: da promettente startup a fenomeno globale, dall’ascesa a social network più cliccato del pianeta alle accuse di essere nemico delle democrazie, dal flop del Metaverso al colpo di coda dell’Intelligenza artificiale.
Facebook è stato il primo social network globale e sotto il suo cappello oggi c’è ancora una gran fetta dell’umanità: 3,07 miliardi di persone attive ogni mese. Ha influenzato i destini di milioni di individui e di alcuni Paesi, come ha mostrato lo scandalo Cambridge Analytica. Facebook è stato in questi 20 anni Mark Zuckerberg. E Mark Zuckerberg è stato Facebook.
Gli utenti
Con oltre 3 miliardi di persone attive ogni mese è da tempo
un fenomeno globale
I primi compagni di avventura sono via via usciti di scena, chi in maniera amichevole (Dustin Moskovitz, Chris Hughes), chi meno (Eduardo Saverin), chi dopo aspre battaglie legali (i gemelli Tyler e Cameron Winklevoss). A tutti loro l’incontro-scontro con Zuck è valso patrimoni giganteschi, grazie a buonuscite o quote dell’azienda. Un ruolo di comparse hanno rivestito anche altri nomi coinvolti nel social, da Peter Thiel a Elon Musk (entrambi investitori della prima ora), fino a Sean Parker. A quest’ultimo, fondatore di Napster, mentore e primo grande alleato di Zuckerberg, si deve la profezia finita nel film The Social Network: «Abbiamo vissuto nelle fattorie, poi abbiamo vissuto nelle città e ora vivremo su Internet». Zuck è rimasto un uomo solo al comando, dopo l’uscita dall’azienda di altre figure riconoscibili come Sheryl Sandberg. Oggi è fissato con la palestra e il fisico scolpito. Alleva bovini che nutre «solo con noci di macadamia e birra». E sogna ancora di cambiare il mondo. «Facebook all’inizio non è stato creato per essere un’azienda. È stato costruito per compiere una missione sociale: rendere il mondo più aperto e connesso». Retorica da Silicon Valley? Forse sì, anche perché l’idea primigenia era figlia di uno smanettone con poco senso del contesto (l’austera università di Harvard) e del politicamente corretto. Facemash (il progenitore, creato nel 2003) fu messo in piedi hackerando gli studentati di Harvard ed estraendo nomi e foto delle compagne, per farle scontrare in sondaggi online in cui votare la più “hot”. Un’idea che gli valse 6 mesi di sospensione ma anche l’incontro con Priscilla Chan, sposata nel 2012 e che gli ha dato i tre figli Maxima, August e Aurelia. «Avevo appena lanciato Facemash e il Consiglio voleva vedermi. Tutti pensavano che sarei stato buttato fuori. Con Priscilla ci siamo incontrati in fila per il bagno. Mi sono girato e le ho detto: fra tre giorni mi cacciano, quindi dobbiamo uscire al più presto» raccontò Mark nel 2017 durante il suo discorso ad Harvard per la laurea honoris causa. Oggi l’impero di Zuckerberg, il quinto uomo più ricco del mondo, sembra reggersi sui ben più vitali Instagram e WhatsApp, piuttosto che su Facebook, snobbato dai giovani. E sull’intelligenza artificiale: l’approccio di Meta (nome dell’azienda dal 2022) ha conquistato i mercati. Due giorni fa a Wall Street ha compiuto un balzo di oltre il 20%, il più grosso della storia, 197 miliardi di dollari in una sola seduta. I tempi del disastro del Metaverso, faraonico progetto nascosto sotto il tappeto, sono già lontanissimi.