Corriere della Sera, 4 febbraio 2024
L’amore della giudice Willis Nuovi dettagli imbarazzanti. A rischio il processo Trump
NEW YORK I rapporti sentimentali sul posto di lavoro a volte creano problemi. Se sono tra un capo e un suo dipendente di più. Se coinvolgono persone che svolgono funzioni giudiziarie delicate è inevitabile che si accendano i riflettori. Se, poi, una coppia di amanti sta cercando di mandare in galera un personaggio spietato e noto per la sua capacità di demolire gli avversari come Donald Trump, il finale sembra già scritto: il processo per il tentativo dell’ex presidente di alterare il risultato delle elezioni del 2020 in Georgia probabilmente verrà tolto a Fani Willis e affidato a un altro procuratore o finità in stand-by. A un mese dalla prima denuncia dell’avvocato di Michael Roman, un ex assistente di Trump coimputato nel processo, che ha chiesto la rimozione della procuratrice per indegnità e conflitto d’interessi avendo beneficiato economicamente dalla sua nomina di Nathan Wade come investigatore speciale dei processi sul voto presidenziale, la Willis sembra aver firmato la sua condanna con la memoria consegnata l’altra sera al giudice Scott McAfee che ha convocato per il 15 febbraio un’udienza sul caso.
Nelle 176 pagine della sua difesa, in realtà, pur ammettendo la relazione con l’avvocato che ha assunto in procura e al quale ha dato compensi per 653 mila dollari, il capo della pubblica accusa della contea Fulton sostiene che il legame tra i due è nato dopo l’assunzione di Wade (novembre 2021) e non ha influenzato le indagini. La Willis respinge anche l’accusa di aver tratto benefici della relazione con un uomo stipendiato da lei coi soldi dei contribuenti (Wade ha pagato i biglietti aerei per i viaggi fatti dai due in California, Florida e ai Caraibi) e cita altri casi nei quali legami sentimentali tra giudici o avvocati impegnati nello stesso processo non hanno suscitato obiezioni.
Chi la difende volendo vedere condannato Trump, sicuro della sua colpevolezza (la telefonata, registrata, nella quale l’allora presidente chiede al Segretario di Stato di «trovare» i voti per capovolgere a suo favore l’esito delle urne) nega che il compenso di Wade sia stato eccessivo (ci sono altri procuratori pagati 250 dollari l’ora) e sottolinea che la Willis vive in stato d’assedio. Lei stessa, scegliendo il pulpito di una chiesa afroamericana metodista per difendersi, qualche settimana fa ha denunciato una condizione di vita che ha definito crudele: isolamento, solitudine, costretta ad andar via da casa. Difficile trovare un assistente disposto a subire le stesse vessazioni, a indagare rischiando la vita. E Wade era persona fidata.
Per un po’ la Willis è stata difesa anche dal governatore Kemp e dai politici repubblicani della Georgia. Non per fare dispetto a Trump ma per dare un’immagine di legalità e trasparenza alla Georgia, divenuta grande magnete di sviluppo economico. Ma ora anche secondo molti esperti progressisti sono emersi troppi elementi controversi: Wade non ha mai lavorato prima su reati penali gravi e, secondo alcune testimoni, i suoi rapporti affettuosi con Fani risalgono al 2019. Eletta nel 2020 con una campagna basata sullo slogan «l’integrità è essenziale» e sulle critiche al profilo etico del predecessore da lei defenestrato, è difficile che la Willis possa resistere a tutto questo.