Corriere della Sera, 4 febbraio 2024
Nuovi raid sugli Houthi
GERUSALEMME Le mura color ocra costruite nel IX secolo erano state catturate dallo Stato islamico, che ci girava i suoi filmini dell’orrore: ragazzini addestrati a un nascondino brutale davano la caccia ai prigionieri siriani per poi freddarli con un colpo di pistola. Adesso il ministero della Cultura a Damasco denuncia «il barbarico bombardamento americano» che avrebbe danneggiato la cittadella al confine con l’Iraq, ma per ora le «crepe» nella fortezza lungo il fiume Eufrate non sembrano allargarsi nel baratro minacciato dall’Iran.
Tre Paesi, una partita a quattro. L’aviazione statunitense ha dato il via alle operazioni ordinate da Joe Biden che potrebbero durare settimane, di sicuro non si fermano con gli attacchi nella notte tra venerdì e sabato e che ieri hanno colpito anche le postazioni degli HouthI nello yEMEN. : «È solo l’inizio», ha proclamato il presidente. Bersagliati sono i gruppi paramilitari filo-iraniani dispiegati tra Iraq e Siria per pungolare le truppe americane, una sfida ai nervi più che vera battaglia fino all’assalto con i droni che ha ucciso tre soldati alla fine di gennaio.
Nel Mar Rosso
Ieri gli americani hanno abbattuto sei missili antinave dei ribelli yemeniti filoiraniani
I bombardieri B-1B, decollati dagli Stati Uniti, hanno colpito 85 obiettivi con oltre 125 missili nel giro di mezz’ora: in Siria sarebbero stati ammazzati 18 estremisti, mentre le forze di Mobilitazione popolare in Iraq hanno ammesso la morte di 16 miliziani, i governi delle due nazioni accusano Washington di aver ucciso anche civili. «Queste aggressioni spingono la regione sull’orlo dell’abisso», protesta un portavoce da Bagdad, mentre da Teheran avvertono: «L’attacco è un’azione rischiosa e un altro errore strategico, non farà altro che aumentare le tensioni e l’instabilità».
I consiglieri alla Casa Bianca vogliono per ora schivare un confronto diretto con gli iraniani, che finanziano le organizzazioni e le usano come braccio armato pur ripetendo: «Operano in modo indipendente». Prima dei raid, i pasdaran hanno ritirato i consiglieri militari dai Paesi coinvolti per evitare che restassero coinvolti nel blitz. «Ogni azione causerà una reazione», minaccia un leader di Harakat Al Nujaba, tra le organizzazioni sciite più potenti in Iraq, in un’intervista all’agenzia Associated Press. Sceglie però di usare anche parole concilianti: «Non abbiamo intenzione di spingere per l’escalation o allargare il conflitto». Sostiene che le basi colpite erano vuote «di armamenti o personale» al momento delle esplosioni. Il Pentagono conferma di aver centrato tutti gli obiettivi, «più alcuni dinamici emersi durante la missione». Bersagli a terra e in movimento come i droni lanciati dagli Houthi, altra pedina militare mossa dall’Iran: sette velivoli pilotati a distanza sono stati abbattuti sul Mar Rosso, uno sul golfo di Aden, quattro prima del decollo. E ieri un altro colpo contro 6 missili anti nave dei ribelli yemeniti. In un altro attacco distrutti 36 obiettivi. Raid angloamericani anche sulla capitale Sana’a. «Risponderemo all’aggressione» ha detto il responsabile dell’ufficio politico degli Houthi Mohammed al-Bukhaiti.