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 2024  febbraio 04 Domenica calendario

L’Antitrust contro Sgarbi

milano «Il sottosegretario alla Cultura, prof. Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione legge 20 luglio 2004, n. 215». È drastica, seppur con qualche lieve attenuante, la «sentenza» con cui l’Antitrust conclude l’istruttoria di 60 pagine, in cui si contesta a Sgarbi di aver giocato su due tavoli contemporaneamente: quello dell’amministrazione pubblica e quello suo, privato. Un comportamento vietato dalla legge Frattini, che dal 2004 definisce come incompatibili una carica di governo con altre, di determinata natura privata e dietro compenso. Altrettanto dura è la reazione del critico d’arte: «Farò ricorso al Tar: ho già incaricato lo studio BonelliErede – dice Sgarbi al Corriere —. Con questo provvedimento, l’Antitrust va contro l’articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola”, cioè quello che ho sempre fatto».
La strategiaMa il conto alla rovescia, inesorabile, stava per finire. E Vittorio Sgarbi, prima di essere rimosso dalla premier Giorgia Meloni in persona, si è tirato fuori un attimo prima del gong. Il motivo? Evitare il bis del 2002, quando Berlusconi fu costretto a dimissionare «Vittorio» da sottosegretario, dopo clamorose intemperanze contro l’allora ministro della Cultura Giuliano Urbani. Lo stesso «Vittorio», per evitare che finisse come 22 anni fa, stavolta ha fatto da sé. Un attimo prima che la «sentenza» dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato diventasse pubblica ha preferito togliere il disturbo. E ora annuncia una dura battaglia legale. L’Autorità contesta a Sgarbi di aver tenuto contra legem anche lectio magistralis, spettacoli teatrali, ospitate in tv, «firmacopie» e disponibilità a farsi fotografare in pubblico. Tutte attività che, contemporaneamente alla sua attività nell’esecutivo, hanno fruttato a Sgarbi importanti guadagni economici: 300 mila euro solo nei primi 9 mesi al governo. «È una vita che parlo di arte. Proibirmelo sarebbe un atto fascista», fu la replica.
La lettera del «corvo»La segnalazione all’Antitrust (e a Palazzo Chigi) era partita lo scorso 25 ottobre dal ministro Sangiuliano, che aveva ricevuto via mail una lettera dettagliata con una lunga serie di presunti illeciti di Sgarbi e della compagna Sabrina Colle. La «radiografia» dell’Antitrust ha prima di tutto appurato l’infinita serie d’incarichi (16 in tutto quelli ufficiali, oltre a quello di sottosegretario) ricoperti da Sgarbi: assessore al Comune di Viterbo; sindaco di Sutri; prosindaco di Urbino; commissario generale alle Belle arti e ai musei di Codogno; responsabile nazionale per la valorizzazione dei Beni culturali di Anci; presidente del Mart di Trento e Rovereto; presidente della Fondazione Gypsoteca e Museo Canova di Possagno; presidente della Fondazione Ferrara Arte; presidente del consiglio di amministrazione del Museo dell’Alto Garda; presidente del Parco della antichissima città di Sutri; membro del Comitato scientifico della Galleria Nazionale di Urbino; idem per il Museo Galileo di Firenze e delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; direttore artistico della Fondazione Pallavicino di Genova e della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito; presidente di Rinascimento Associazione Culturale. A partire da questa base, l’Antitrust ha iniziato a verificare tutti gli elementi denunciati dal «corvo», che poi si è scoperto essere un ex collaboratore della segreteria ministeriale di Sgarbi. Quel Dario Di Caterino che ieri il critico ha definito «pregiudicato».
Al primo punto, l’Autorità contesta al sottosegretario l’attività privata esercitata attraverso il sito www.vittoriosgarbi.it, attraverso cui il critico offre al pubblico dediche personalizzate, previo pagamento. Un’attività poi stoppata, e questa è l’unica «attenuante» riconosciuta.
Le società e i soldiL’Antitrust contesta a Sgarbi di aver violato la legge Frattini, in quanto «Ars e Hestia (società gestite da Nino Ippolito, capo segreteria al ministero, e da Sabrina Colle, compagna dell’ex sottosegretario ndr) sono risultate provvedere alle necessità economiche del prof. Sgarbi. Ciò è particolarmente evidente per Hestia la quale provvede alle spese inerenti al domicilio romano di Sgarbi (canone di locazione, consumi, acquisti di alimentari, abbigliamento, ecc.)». E poi: «È emerso – si legge ancora nelle 60 pagine dell’Autorità – che Ars funge da trait d’union tra il critico d’arte e possibili committenti, sottoponendo una sorta di elenco di proposte, con relativa quantificazione dei corrispettivi, all’interno del quale l’organizzatore può scegliere la performance che preferisce (intervento, lectio magistralis, spettacolo teatrale, ecc.)». Ma Sgarbi contesta: «L’Autorità deve occuparsi di appurare se ho violato la legge Frattini, non di capire chi si occupa del mio sostentamento».