la Repubblica, 3 febbraio 2024
Intervista a Patrizzia Carrano
Patrizia Carrano, scrittrice, biografa di Anna Magnani, su Facebook ha pubblicato una sua foto strepitosa scattata da Gigi Riva nel 1970.
«Me la fece lui, nel pensionato dove vivevano gli scapoli del Cagliari. Ho un’aria annoiatissima. In realtà, Gigi voleva fotografare Enzo Jannacci, che sedeva accanto a me».
Perché?
«Erano entrambi originari di Leggiuno, ma fino a quel momento non si erano mai incontrati».
E lei cosa c’entra?
«Noi donne mi aveva spedito in Sardegna per un’inchiesta sul matriarcato barbaricino. Incontrai casualmente Jannacci, che tempo prima avevo ospitato a casa mia, e lui mi trascinò allo stadio».
Quanti anni aveva?
«Ventitré. Dopo la partita finimmo a mangiare le pastarelle e a bere vermut con i giocatori. Ricordo che rincorrevano ossessivamente un pallone in corridoio».
Nessuno le badò?
«No, pensavano solo a giocare anche lì. Poi passò a salutarci Manlio Scopigno, l’allenatore filosofo del Cagliari che quell’anno vinse quell’incredibile scudetto».
Com’era nata l’amicizia con Jannacci?
«L’avevo intervistato prima di uno spettacolo al Parioli di Roma,
Saltimbanchi si muore. Teo Teocoli divideva la stanza con Jannacci».
La stessa stanza?
«Sì, solo che era un tiratardi e invece Jannacci aveva bisogno di quiete perché doveva prepararsi per la specializzazione in cardiochirurgia.
Gli proposi di venire a studiare a casa mia, ai Parioli, tanto io di giorno ero sempre in giro».
Viveva ai Parioli?
«In un appartamento bohemien in via Giacinta Pezzana, da cui traslocai per un monolocale in vicolo delle Grotte alle spalle di Campo de’ Fiori.
Ma solo perché era vicino alla sede diNoi donne,che aveva la redazione in via delle Zoccolette».
Ecco.
«Eh, può immaginare le battute che ci piovvero addosso in quegli anni».
Da giornalista guadagnava bene?
«Pochissimo, 140mila lire al mese e ne spendevo 52mila soltanto per l’affitto di un appartamento senza riscaldamento».
È vero che si è sposata a 17 anni?
«Sì, con un ingegnere».
Non era una cosa da femminista, no?
«Nel 1963 il femminismo era ancora di là da venire».
Che matrimonio fu?
«Di una noia cosmica. Pensavo erroneamente che i suoi silenzi nascondessero molti universi. Però ci siamo voluti bene come fratelli per tutta la vita».
Poi ha conosciuto Nanni Loy.
«Ero a Porto Cervo, che tentava di lanciarsi ospitando convegni fuori stagione. C’era una rassegna di film ungheresi, di cui si occupava mia madre responsabile dell’Ungheriaper il Pci».
E lei perché l’aveva seguita?
«Dovevo intervistare Loy sul cinema finanziato con il fatidico articolo 28».
Cos’è l’articolo 28?
«Un finanziamento al cinema alternativo. Feci questa intervista mentre nella hall c’erano un po’ di stelline. Ne ricordo una con un bikini all’uncinetto molto stringato che faceva la civetta con Nanni».
Era già un regista cult?
«Scherza? Con Le quattro giornate di Napoli aveva concorso agli Oscar.
Dopo mi confessò che aveva pensato di andare a cena con questa tipa, ma alla fine aveva scelto me colpito dalla serietà degli argomenti affrontati durante la nostra chiacchierata».
Lei era anche bellissima.
«Ma avevo il carattere della racchia».
Insomma, siete andati a cena?
«Sì, e io gli feci subito capire che non si sarebbe andati oltre, anche perché dormivo nella stessa stanza con miamadre».
Nanni era molto più grande di lei?
«Di vent’anni. Viveva da separato in casa con Bianca Marchesano, una donna di grande, raffinata intelligenza: avevano quattro figli».
Cosa la fece innamorare di lui?
«Il suo animo femmineo. Sapeva ascoltare. Una cosa molto rara allora in un uomo. E anche adesso».
Com’erano gli uomini di allora?
«Particolarmente presi da sé stessi».
Invece Nanni era molto aperto?
«Se io dovevo lavorare fino a tardi non se la prendeva: “Che problema c’è? Stasera apriamo una scatoletta di trippa”».
Dove vivevate?
«Inizialmente venne a stare da me.
Pretendeva di darmi un contributo per l’affitto. Mi sono sempre rifiutata».
Non era giusto dividere le spese?
«Non volevo che un uomo mi mantenesse. A ripensarci oggi, una
stupida cocciutaggine».
Loy era molto ricco.
«No. Faceva un film ogni due anni. Ma certi suoi titoli erano andati molto bene.Detenuto in attesa di giudizioaveva incassato tre miliardi e mezzo di lire. Ed era un film ostico. Per festeggiare quel successo si offrì di comperami una pelliccia di scimmia che avevo notato in una vetrina. Non ne volli sapere».
Perché mai?
«Bionda con la pelliccia: un’idea insopportabile per una ragazza di sinistra».
Quanto tempo siete stati insieme?
«Dodici anni. Mai sposati. Ma ci siamo molto amati. Si disse disponibile a fare un figlio, gli risposi di no».
Per quale motivo?
«Avevo da crescere una bambina e quella bambina era io».
Chi è stato per lei Loy?
«Un maestro di vita, di amore, di cultura. E l’ha fatto così bene che a un certo punto è diventato mio padre».
Non lo vedeva più come compagno?
«Avevo superato i 30 anni, scalpitavo. Accadde che mi innamorai di Paolo Pietrangeli, conosciuto a Venezia mentre presentava I giorni cantati».
Come reagì Loy?
«Malissimo. L’abbandono è una grande ferita narcisistica per chiunque, e specialmente per un uomo di 55 anni».
È più difficile accettarlo?
«A quell’età si preferiscono le conferme ai rifiuti. Per un po’ ci siamo lasciati e ripresi. Ci siamo fatti un bel po’ di male».
Spesso aveva a cena Fellini.
«No, ero io che andavo a cena da Federico e Giulietta in via Margutta. Federico mi chiamava brioscina dorata».
Era seduttivo?
«Era uno sciamano, spiritoso e delizioso. Siccome non guidava talvolta gli ho fatto da autista con la mia 500. “Per favore, mi lasci dalla iridologa?”. “Mi lasci dalla cartomante?” Lo accontentavo senza indagare».
Rido.
«Mi sono fatta voler bene anche da Giulietta. Mi dedicò una sua foto: “Patrizia, amica cara e vera”».
È stata amicissima di Giorgio Manganelli.
«Una mente infinita».
Le lettere che “Manga” si scambiò con Viola Papetti sono bellissime.
«Certo, però non mi è piaciuto che le sue amanti si siano avventate come condor sul suo cadavere ancora caldo mettendo subito in piazza i loro amori».
Non ha un compagno ora?
«Oh, no!»
E perché mai?
«Non mi va più di condividere la casa con un uomo».
Ma a 77 anni va ancora a cavallo.
«Non voglio uomini più giovani, perché non mi va di fare da balia, ma nemmeno coetanei perché non ho nessuna intenzione di occuparmi della loro prostata».