Corriere della Sera, 3 febbraio 2024
Le morti per tumori sono in calo ma le sigarette uccidono sempre più donne
Il professor Carlo La Vecchia non è pessimista. Ma nemmeno troppo ottimista quando si parla di previsioni sulla diffusione dei tumori in Italia. Vediamo perché.
La Vecchia, docente di Statistica Medica e Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano, ha firmato uno studio appena pubblicato su Annals of Oncology e sostenuto da Fondazione Airc, che misura, secondo modelli statistici, l’impatto, in termini di mortalità, che avranno le neoplasie sulla popolazione in 27 Paesi europei e nel Regno Unito per l’anno 2024.
Ecco il dato più preoccupante: un aumento di mortalità per tumore al colon- retto tra i giovani adulti di 25-49 anni, in particolare nel Regno Unito. Il motivo? Si pensa a obesità ed eccessivo consumo di alcolici come importanti fattori di rischio.
«Ma da noi le cose stanno diversamente – commenta La Vecchia che ha coordinato la ricerca con i colleghi dell’Università di Bologna –. Fra gli italiani l’obesità non è così diffusa come nel Regno Unito e noi abbiamo abitudini alimentari differenti. Anche il consumo di alcol si è ridotto nel nostro Paese rispetto al passato: quello che più conta, come fattore di rischio, è il consumo cronico».
Dallo studio, però, emergono anche dati positivi: in generale la mortalità per cancro è in diminuzione un po’ ovunque.
«Si stima una riduzione della mortalità del 9 per cento per gli uomini e del 4 per cento per le donne – commenta La Vecchia. – In numero assoluto, però, i decessi non diminuiranno (e non sta succedendo dal 2019), a causa dell’invecchiamento della popolazione. Con l’età, infatti, aumenta il rischio di tumore».
Si muore, dunque, meno grazie alla diagnosi precoce e ai formidabili progressi delle terapie: «Basti pensare che la mortalità per tumore alla mammella si è ridotta di un terzo. L’importante è farsi curare in centri specializzati e non nell’ospedale sotto casa», raccomanda La Vecchia
L’ incidenza dei tumori, però, non accenna a ridursi, anzi, è in aumento. «In Italia il grande colpevole è il fumo, soprattutto come fattore di rischio per il tumore al polmone – continua La Vecchia – Stiamo vedendo ora un aumento dell’incidenza di questa neoplasia nelle donne che hanno cominciato a fumare negli Anni Cinquanta. Gli uomini stanno meglio: hanno smesso e oggi si ammalano meno».
Sul fumo La Vecchia è tranchant: «Dopo la legge Sirchia (del 2003, che ha vietato il fumo nei locali chiusi) non si è fatto quasi più niente per la lotta al fumo. In Italia le sigarette costano poco rispetto ad altri Paesi europei. La Francia, per dire, intende aumentare il prezzo fino a 13 euro al pacchetto. E l’alto costo, è dimostrato, è un deterrente».
Il fumo non è solo un fattore di rischio per il tumore al polmone, ma lo è per almeno altri 15 (compreso quello del pancreas, ancora oggi uno dei più aggressivi). La prevenzione è un aspetto cruciale nella lotta al cancro sia intesa come prevenzione primaria, che punta alla riduzione dei fattori di rischio che predispongono alla malattia, sia secondaria, meglio detta diagnosi precoce, che intercetta la malattia ai primissimi stadi. E il World Cancer Day, che si celebra domani, domenica 4 febbraio, ed è promosso dalla Uicc (Union for International Cancer Control), ha proprio l’obiettivo richiamare l’attenzione su che cosa istituzioni e individui possono fare insieme per combattere il cancro.
Sulla prevenzione primaria c’è ancora molto da fare. Lotta al fumo a parte, sono l’alimentazione e l’esercizio fisico due aspetti su cui non si deve smettere di fare informazione. Si sa quanto i cibi «tossici» come quelli industriali ultra-processati, possano contribuire all’obesità, importante fattore di rischio per molti tipi di cancro, e che la cosiddetta «dieta mediterranea», ricca di frutta e verdura, unita all’esercizio fisico, ha effetti protettivi. Ma a questo punto ci chiediamo se non ci siano anche fattori economici (i cibi spazzatura costano meno di frutta, verdura e pesce) e condizioni ambientali (come il vivere nelle grandi città) per cui diventa difficile adottare comportamenti virtuosi.
Risponde La Vecchia: «La dieta mediterranea è povera, l’olio non costa più del burro. I legumi sono a prezzi accessibili. E poi si può consumare il pesce azzurro o quello congelato. E l’esercizio fisico non costa niente, si può fare anche a Milano, camminando. L’importante è non ingrassare. La regola è: non aumentare più di cinque chili rispetto al peso che si aveva a 18 anni».
La diagnosi precoce è il secondo aspetto e, durante il Covid, si segnalava un rallentamento dei programmi di screening (per esempio quelli mammografici). «I ritardi nella diagnostica, nel periodo Covid, non hanno avuto, finora, un impatto importante in oncologia», conclude La Vecchia.