il Fatto Quotidiano, 2 febbraio 2024
Euro-Parlamento: il 23% dei politici ha guai con la legge
Gli scandali politici? Come ricorda Antonio Di Pietro l’Italia vanta una lunga expertise, ma sono assai diffusi anche all’estero: tra gli attuali 705 eurodeputati, 163 (il 23%) hanno avuto problemi con la giustizia a livello nazionale oppure comunitario. C’è molto di più, dunque, rispetto allo scandalo del Qatar, lo scandalo che dal 9 dicembre 2022 ha scosso dalle fondamenta il Parlamento Europeo quando la polizia belga arrestò la vicepresidente socialdemocratica Eva Kaili e altri quattro sospettati di essere stati corrotti dall’Emirato arabo e dal Marocco, sequestrando quasi 900 mila euro in contanti. Quelle indagini sono ancora in alto mare, ma ora un’inchiesta giornalistica condotta in 22 Paesi Ue e guidata dalla testata olandese Follow The Money rivela che nel palazzo di Strasburgo quasi un quarto dei politici eletti da 450 milioni di cittadini europei hanno a loro carico 253 violazioni del codice, anche se non tutte penali. L’elenco è variegato: corruzione (16 casi), clientelismo e nepotismo (29 casi), truffa e appropriazione indebita (44 vicende), abuso d’ufficio, conflitto d’interesse, manipolazione dei media, molestie sessuali.
Una delle pratiche più diffuse sono le truffe. Secondo Ftm, tra il 2019 e il 2022 108 eurodeputati hanno dovuto restituire in totale oltre 2 milioni. Il record appartiene al polacco Ryszard Czarnecki del PiS, partito nazionalista alleato di Fratelli d’Italia, che ha gonfiato per 100 mila i rimborsi sulle spese di viaggio. Le molestie, sessuali ma non solo, sono state 46 e hanno coinvolto 37 eurodeputati. Come spiega Ftm, sono “appena” 23 gli europarlamentari che hanno subito condanne penali, dalle multe alla detenzione. I dati mostrano che gli eurodeputati di destra e conservatori sono coinvolti più spesso negli scandali rispetto a politici di centrosinistra, liberali e verdi. Tra i casi limite c’è quello di Lara Comi (Forza Italia) che il 2 ottobre 2023 è stata condannata in primo grado a 4 anni e 2 mesi a Milano nell’inchiesta “Mensa dei poveri”: era finita ai domiciliari nel 2019 con le accuse di corruzione, false fatturazioni e truffa con “gestione illecita dei fondi dell’Europarlamento”, ma è ancora in carica. Altra vicenda eclatante è quella di Ioannis Lagos, eletto a Strasburgo dai neonazisti greci di Alba Dorata, che sta scontando una pena cumulata di 14 anni di reclusione per associazione a delinquere, complicità in omicidio, assalti e violenze contro oppositori politici. Tra i 27 sospettati di corruzione, cinque sono eurodeputati del Rassemblement National, il partito di estrema destra francese guidato da Marine Le Pen che è coinvolto in diversi scandali: sono sospettati di aver accettato sin dal 2021 viaggi di lusso in cambio di rapporti favorevoli sulle elezioni nella Crimea, penisola ucraina annessa alla Russia, e in Kazakistan. Sempre all’estrema destra, Harald Vilimsky del Partito della Libertà austriaco è eurodeputato da quasi un decennio nonostante numerose vicende poco edificanti come le sue alte note spese per beni di lusso che hanno coinvolto l’ex leader del suo partito, Heinz-Christian Strache. Ma Vilimsky sarà comunque confermato capolista alle prossime elezioni di giugno. Anche l’eurodeputato Maximilian Krah, nonostante sia stato accusato di numerosi casi di frode (accuse che lui respinge), sarà molto probabilmente il capolista del partito di estrema destra tedesca Alternative für Deutschland alle prossime elezioni.
Il problema sta nella scarsa efficacia delle indagini, che portano a incriminazioni per frode solo in un terzo dei casi. “Se violi le regole, non sarai penalizzato. C’è una malsana propensione a considerare questi casi solo come irregolarità amministrative finanziarie. Quando i deputati spendono male i soldi, il Parlamento li chiede indietro ma nessuno si chiede se ci sono state frodi intenzionali”, afferma Nick Aiossa, direttore della Ong Transparency International Eu. E la giostra, così, può continuare.